S. MARIA C.V. Solo per amor di verità. I soldi che stanno ridando dignità dopo decenni a Campo Sorbo sono solo merito di Biagio Di Muro

7 Marzo 2024 - 19:36

Avendo letto alcune veline trionfalistiche e celebrative nei confronti del sindaco Antonio Mirra, in puro stile Istituto Luce, siamo costretti a raccontare per l’ennesima volta tutta la storia di questa vicenda lunga più di venti anni, soprattutto relativamente ai fatti capitati dal 2015 in poi.

SANTA MARIA CAPUA VETERE (g.g.) Che ci mettiamo a scrivere, di nuovo la nostra storia antica delle battaglie da noi condotte per il riscatto di Campo Sorbo, per il sottoscritto luogo emblematico dell’insensibilità, del cinismo della politica locale, nel caso specifico, della politica di Santa Maria Capua Vetere? No, stavolta non lo facciamo, perché chi deve sapere, cioè i residenti di quell’area negletta, punita da una gestione matrigna della cosa pubblica, sa quanto abbiamo lottato, dal 2000 in poi, cioè da quasi 24 anni, in tutti i giornali che abbiamo diretto o in cui abbiamo scritto.

Ci limitiamo a tornare oggi solo su una delle diverse sezioni che connotano questa vicenda e, precisamente torniamo sulla esplicazione del suo profilo storico.

Ci torniamo dopo aver letto qualche velina trionfalistica che ripropone una bugia storica e storicamente provata su Campo Sorbo. Una esposizione che si trasforma in mistificazione menzognera, perché il sindaco Antonio Mirra ha perso un’altra occasione per dimostrare di essere un vero leader politico e per dimostrare di essersi affrancato dai suoi limiti caratteriali, che ne diminuiscono la sua identità, riducendola al rango di politico di periferia.

Abbiamo letto che, dopo la realizzazione dei sottoservizi, sono iniziati i lavori per quella dei marciapiedi. Dunque, viene detto da chi cura le veline del primo cittadino che, come questo ha avuto modo di dichiarare direttamente qualche mese or sono, Campo Sorbo si avvia a diventare un parco residenziale. Insomma, aggiungiamo noi, una sorta di Milano 2 o Milano 3 post litteram.

L’amministrazione comunale di Antonio Mirra non ha alcun merito per questi lavori, essendosi limitata solo a collegarsi alla dinamica amministrativa attraverso un aggiornamento dei prezzi, un aggiornamento dei costi, che ha modificato alla luce dell’impatto inflattivo.

Domanda meramente retorica: per caso, è stato questo giornale, negli anni, amico del politico e dell’amministratore Biagio Di Muro? Gli ha risparmiato qualcosa quando le inchieste giudiziarie, poi risoltesi con una serie di assoluzioni, lo hanno attinto? I lettori attenti e fedeli di CasertaCe sanno che nulla è stato risparmiato a Biagio Di Muro, nonostante il fatto che il sottoscritto nutra da decenni umana simpatia per lui. Nulla, proprio nulla. Anzi, siccome c’era questa simpatia, l’abbiamo attaccato ancora più a fondo.

Di quegli affondi e, diciamolo pure, di certe operazioni della magistratura, arrivate, per carità, solo per pura coincidenza, fino a prova contraria, pochi mesi prima delle elezioni del 2016, ha beneficato, aggiungiamo ancora una volta, solo involontariamente, sempre fino a prova contraria, proprio Antonio Mirra che su Di Muro, quando questi era sindaco e quando questi è stato toccato dalle prime inchieste giudiziarie, non ha mai pronunciato parola, a differenza di quello che abbiamo fatto noi di CasertaCe.

Per cui, proprio nel rispetto del nostro lavoro, che ci portava al tempo ad essere anche troppo severi con Di Muro, seguendo magari la vulgata di chi poi ha finito per sbagliare di grosso, proprio alla luce delle sentenze successive, diciamo oggi che si tratta di una esposizione di disonestà intellettuale quella di non riconoscergli il merito che ha nella vicenda di Campo Sorbo.

Ecco perché oggi, siccome noi non siamo abituati ad affermare una cosa e a validarla solo perché l’abbiamo detta noi, ci troviamo nella condizione di dover raccontare e ribadire, come abbia scritto prima, i principali momenti della struttura storica della vicenda di Campo Sorbo. Prima di iniziare, però, dobbiamo aggiungere che un’altra persona, anche lui molto spesso maltrattato da questo giornale, merita di essere menzionata, dato che il primo progetto, quello che ottenne il finanziamento, fu redatto dal defunto ingegnere Tonino Napoletano, a costo zero.

La storia di Campo Sorbo, per amor di verità

Un fatto concreto, reale per la vita e la vivibilità delle famiglie di Campo Sorbo accade solo nel 2015. Fino a quell’anno, solo una montagna di chiacchere, di promesse, per quel gruppo di famiglie che aveva avuto la pessima idea di costruirsi una casa in un’area appartenente ad un Comune, che queste famiglie ritenevano, a torto, un’istituzione civile. Un nucleo di persone che si era ritrovato in un luogo inospitale, addirittura inagibile, perché capitava che con buche di mezzo metro, senza fognature, senza alcun servizio primario, senza alcun sottoservizio, quelle case si erano ridotte al rango di caverne. Roba da preistoria.

Nel 2015, nel corso dell’amministrazione comunale guidata da Biagio Di Muro, che i diritti dei residenti di Campo Sorbo aveva già difeso nelle vesti di consigliere comunale d’opposizione, sembrò buono e giusto infilarsi immediatamente nella possibilità, fornitagli dalla Legge di Bilancio 2015 (Governo Renzi) che istituì il Fondo per la riqualificazione delle aree urbane degradate, con una dotazione iniziale di 200 milioni di euro.

Soldi da utilizzare allo scopo di evitare fenomeni di violenza e devianza sociale. Qualche mese dopo, i 200 milioni di euro diventarono 194.138.500 euro. Ma il peggio doveva ancora arrivare. Questo fondo, evidentemente, secondo quel Governo, non più cruciale, fu stornato ulteriormente, al punto che, rispetto ai 200 milioni di euro iniziali, solo 78 ne sopravvissero e furono messi a disposizione dei Comuni, i quali, entusiasticamente, avevano inviato 870 progetti di riqualificazione.

Ovviamente la coperta diventò molto più corta e quando rimasero vivi e validi 451 progetti, tutti finanziabili, la graduatoria diventò fondamentale. Quello di S. Maria Capua Vetere, firmato dall’ingegnere Antonio Napoletano, fu collocato al 174esimo posto. Una posizione che non permetteva di accedere al finanziamento ampiamente decurtato e del quale sopravvivevano, come detto, solo 78 milioni di euro.

Se non che, questo lo ricordiamo soprattutto al sindaco Antonio Mirra, nel giugno del 2017, quando lui era già primo cittadino di S. Maria C.V. e di questa vicenda conosceva zero, sempre Matteo Renzi, quando le elezioni politiche si avvicinavano, rastrellò altri 90 milioni di euro. Dunque, ai 46 progetti finanziati con i 78 milioni, se ne aggiunsero altri scorrendo la graduatoria già definita. Da giugno si arrivò a dicembre, quando una legge di bilancio all’italiana, quindi tipicamente pre-elettorale, aggiunse ad un fondo quasi del tutto ricostituito, grazie ai 90 milioni di euro aggiunti qualche mese prima, ulteriori 5 milioni e 400mila euro per l’annualità 2018 e 97 milioni e rotti per l’annualità 2019, appioppati ad un governo che Matteo Renzi, già spacciato a causa dell’esito per lui infausto del famoso referendum costituzionale, sapeva bene che non sarebbe stato più il suo. Quei fondi, però, non furono toccati dall’esecutivo gialloverde guidato dal premier Giuseppe Conte. Per cui quel fondo iniziale, datato 2015, di 200 milioni di euro diventò, nel 2019, concludendo questa vertiginosa fisarmonica, di 270 milioni di euro. Una cifra che garantiva pienamente anche il finanziamento del progetto presentato dal Comune di Santa Maria Capua Vetere, posizionato al 174esimo posto.

La coscienza di quei soldi del sindaco Mirra. Primo atto, l’avvento di Sebastiano Nardiello.

Ed è proprio allora che Antonio Mirra, solo per effetto di una comunicazione che arriva da Roma, viene a sapere del lieto evento. Prende la palla al balzo, fa un paio di comunicati e, soprattutto, inserisce il suo fedelissimo imprenditore – fedelissimo suo, come è stato fedelissimo di tanti altri – Sebastiano Nardiello, architetto e oggi direttore dei lavori e responsabile della sicurezza del cantiere di Campo Sorbo. Nardiello ha fatto la parte del leone negli affidamenti esterni, costati ben 160mila euro, poco meno del 10% dell’intero finanziamento. Di questi, il Nardiello ha, infatti, intascato 90mila euro, manco dovesse dirigere il cantiere per la costruzione del Colosseo. Dell’aggiornamento dei prezzi e quindi dei costi, abbiamo già scritto all’inizio, ma in questo frangente, è opportuno precisare che l’incremento è stato di 600mila euro ,finanziati con residui di mutui accesi con la Cassa Depositi e Prestiti. E’ stato questo l’unico atto di autentica interrelazione formale tra l’amministrazione comunale di Mirra e le dinamiche amministrative dell’erogazione del finanziamento di un milione, 900mila e passa euro.

La chiusa è una ripetizione, mai come in quest’occasione, però, tutt’altro che ridondante: ciò solo per amor di verità.