SOLDI DELLA CAMORRA riciclati, prestanomi e super ville all’Argentario. Intera famiglia dell’agro aversano a un passo dal processo

22 Aprile 2024 - 16:30

FRIGNANO (g.g.) Lo schema è sempre lo stesso e rappresenta l’ennesimo caso in cui soggetti, specializzati più o meno in nome   e per conto di persone legate al clan dei casalesi, hanno costituito società, distratto beni emesso fatture per operazioni inesistenti allo scopo di ripulire danaro proveniente da attività illecite.

Questa attività si è sviluppata molto nei nostri territori, ma anche al di fuori della nostra regione in luoghi, dove soggetti e famiglie intere provenienti il più delle volte dai comuni dell’agro aversano, si sono stabilite.

Luoghi tutt’altro che inospitali, ma veri e proprie terre delle bellezze paesaggistica com’è ad esempio il parco dell’Argentario o, allargando un po’ la perimetrazione, la costa maremmana, ossia quella di Marina di Grosseto e dintorni.

In questi giorni la direzione distrettuale antimafia di Firenze ha chiuso le indagini nei confronti di 19 indagati per i reati tipici di quell’attività descritta all’inizio dell’articolo. Ordunque intestazione fittizia di beni, ai sensi dell’articolo 512 del codice penale riciclaggio nel caso specifico della sua espressione del 648 ter che comunque riguarda sempre il riciclaggio di beni provenienti da delitto. Il tutto condito dai reati di carattere tributario, previsti in leggi dello Stato come la già citata emissione di fatture per operazioni inesistenti.

In due capi d’imputazione provvisori ritroviamo il nome di una vecchia conoscenza della cronaca giudiziaria casertana. Trattasi di Vincenzo Ferri, difeso dall’avvocato Nando Letizia. Ferri è uno specialista e non ci si può sorprendere nel momento in cui lo troviamo connesso alle attività di Francesco Fabozzo, nato a Casaluce 65 anni fa e oggi residente a Grosseto, motore di un vero e proprio tourbillon di operazioni societarie, attive nel nostro territorio e in toscana quasi sempre attraverso l’utilizzazione di teste di legno.

La prima accusa colpisce lui, ma anche suoi diretti familiari ovvero la il figlio Luigi Fabozzo, 38 anni nato a Capua e residente al Monte Argentario in case di un certo lusso che poi andremo a esplicitare meglio la figlia Teresa Fabozzo nata ad Aversa 42 anni fa oggi residente a Marina di Grosseto. Infine, sempre riguardo alla prima contestazione, il quarto indagato, nel caso specifico si tratta di un’indagata, è Monica Del Giacco. Si tratta di 21 movimentazioni bancarie, assegni ma probabilmente anche bonifici, avvenute tra il 29 dicembre 2016 e il 21 marzo 2018. La movimentazione più lucrosa ammonta a 37,210,00 euro. Soldi movimentati dalla filiale del Monte dei Paschi di Siena di Grazzanise per un importo finale delle 21 operazioni pari a 282,232, 81 euro.

Nel dettaglio, un assegno della G. Group s.r.l. di 12.200, 00 euro viene emesso dalla filiale della Cariparma Credit Agricole di Trentola Ducenta a firma di Gennaro di Foggia mentre un altro assegno, sempre della G. Group s.r.l. di 15, 250, 00 viene emesso dalla Ubi Banca Popolare di Ancona filiale di Aversa, dalla filiale Monte Paschi di Siena di Marcianise parte un bonifico di 5mila euro operazione dal conto del Centro Edile srls.

La già citata operazione di maggior valore monetario, quello da 31,210,00 euro, è un assegno emesso dal Monte dei Paschi di Siena, filiale di Grazzanise, per conto di COSTRUZIONI LUIGI DE ANGELIS srl, a firma dello stesso di Luigi De Angelis. Dalla filiale del Banco di Napoli di Cancello ed Arnone viene emesso assegno di 11, 163,00 euro da quella che appare come una ditta individuale impresa Edile di Valletta Stefania, a firma della stessa. Si torna alla filiale di Cariparma- Credit Agricole di Trentola Ducenta per un assegno da 20mila euro euro intestato ancora alla G. Group s.r..l. Altre 14 operazion tute consistenti in emissione di assegni con qualche bonifico interessano filiali di banche ubicate nella città di Napoli, a Grosseto, a Roma, e a Taranto.

Entrano in ballo altre società intestatarie di assegni e sono: C.S.G. COSTRUZIONI E PONTEGGI Soc. Coop, la GENIUS COSTRUZIONI Soc. Coop, la CO.IM. Srl; la ORLANDO Dl COSTANZO GROUP srl.

Tutte quante questi trasferimenti sono finiti sui conti della Delfa o di altre società comunque riconducibili a Francesco Fabozzo.

Nella formulazione dell’accusa non risulta ben chiaro in che modo questo passaggio di danaro da più società alla Delfa di Fabozzo o anche ad altre riconducili a Fabozzo abbia favorito gli interessi criminali di Vincenzo Ferri. Ciò non costituisce un fatto poco rilevante perché Vincenzo Ferri e le sue relazioni con il clan dei casalesi rappresentano l’unico motivo per cui questa indagine è stata affidata alla Distrettuale di Firenze ossia alla Dda che costituisce un ramo della Procura del capoluogo della Toscana e non è stata affidata, invece, per competenza territoriale, alla Procura della Repubblica di Grosseto

Il resto delle contestazioni è collegato, più o meno intimamente, alla prima.  Sono reati, infatti, l’intestazione fittizia di quote societarie, in pratica l’individuazione di teste di legno, dietro le quali c’è quasi sempre Francesco Fabozzo; è reato l’emissione di fatture per operazioni inesistenti e cercano di giustificare l’emissione di assegni o l’invio di bonifici da società a società. Per l’emissione delle fatture il reato è contestato in concorso a Fabozzo padre, ai due Fabozzo figli a Monica Del Giacco, prestanome con il 100% delle quote della Del Giacco, e a Vincenzo Ferri.  Chiaramente Francesco Fabozzo si muoveva con i prestanomi intanto per evitare le attività di prevenzione volte a individuare capitali di origine malavitosa e poi per facilitare il riciclaggio di danaro sporco. Il vivaio delle società di Fabozzo non si limitava solamente alla Monica del Giacco ma riguardava anche altre società ad esempio Eco Costruzioni s.r.l.

Altro giro, altra corsa stavolta la prestanome non era Monica Del Giacco ma diventava Francesco Ferrigno.  In questo caso oltre alla questione del tentativo di eludere i controlli sui patrimoni mafiosi, il Ferrigno tornava utile anche per operazioni immobiliari consistenti nell’acquisto di case di proprietà della società Riviera.

Tutto aversano è il capo E con il solito Francesco Fabozzo protagonista stavolta insieme all’aversano Antonio Sglavo. Anche in questo caso operazioni immobiliari e altro prestanome utilizzato per la società S.A. Costruzioni Srls.

Al capo F, in realtà scritto già al capo E, capiamo per quale motivo Francesco Fabozzo ha la necessità di eludere i controlli patrimoniali antimafia. Lui, la figlia Teresa e Monica Del Giacco sono  ancora indagati per intestazione fittizia EFFE 2 Costruzioni s.r.l. “del delitto di cui agli altt. 81, 1 10 c.p., 512 bis codice penale, art. 2 d.lgs 74/2000, art. 416 bis. I cod pen., perché, in attuazione del medesimo disegno criminoso in titolare formale del 50% delle quote del capitale, DEL GIACCO Monica quale titolare formale del 50% (dal 17.12.2010) delle quote del capitale della “EFFE2 COSTRUZIONI Srl” ed il FABOZZO Francesco quale amministratore di fatto nonché reale titolare delle quote sociali, consentendo il Fabozzo Francesco a Fabozzo Teresa e Del Giacco Monica di acquisire le quote sociali nonché la rappresentanza legale della citata società, di fatto riconducibile allo stesso Fabozzo, attribuiva loro fittiziamente la titolarità delle quote sociali al fine di eludere la normativa in materia di misure di prevenzione patrimoniale antimafia (avendo il Fabozzo precedenti specifici in materia di criminalità organizzata di tipo mafioso e avendo utilizzato tale società per spoliare e svuotare il patrimonio della società Delfa una volta entrata in crisi trasferendolo a tale società) nonché di agevolare la commissione del delitto di cui all’art. 648 bis c.p. anche mediante utilizzazione delle fatture fittizie nelle dichiarazioni annuali, in quanto con tale società si prestavano a pagare fatture emesse dalle società cartiere del Ferri, quali Edilizia Srl, la Edilcommercio srl e la Edilferri srl,”

Di qui scopriamo che Francesco Fabozzo ha precedenti che gli impediscono l’intestazione. Dal capo F si capisce pure che il giro operazioni immobiliari è molto importante, lucroso e tutto ciò si comprende ancora meglio dall’ultima contestazione quella del capo I dove emerge anche la figura di un curatore fallimentare della società Riviera francamente un po’ ingenuo visto che Franceso Fabozzo e i suoi presunti accoliti compiono attraverso delle avventurosissime scritture private una serie di passaggi di proprietà di case, probabilmente ville, roba non da  poco ossia da più di mille euro al metro quadrato. Per questo presunto reato oltre a Fabozzo sono indagati Giuseppe D’Urso, Giampaolo Ruzza, Roberto Ghizzardi, i due liternesi Angelo e Mario Russo, Giorgio Manuzzato e Cristina De Santi.  Residuano da questo avviso di conclusione delle indagini il nome della moglie di Fabozzo ossia Santina Abategiovanni, di San Marcellino, anch’essa protagonista di intestazione fittizia ossia della FERTILYA IMMOBILIARE Srl” di cui è amministratore Luigi Fabozzo, suo figlio e anche i nomi di Patrizio Amore e Andrea Assini. Il primo rappresentante ma in pratica testa di legno di Andrea Assini titolare di diritto ossia prestanome della società Terra Rossa s.r.l. di fatto controllata da Patrizio Amore titolari di un patrimonio immobiliare del valore di 2,160,000,00. Operazione segreta quella del trasferimento di questi immobili alla Delfa di Francesco Fabozzo in cambio di lavori eseguiti da Delfa per conto di TerraRossa s.r.l. Segreta perché l’operazione non è mai stata formalizzata con il trasferimento dei beni ma questi sono stati nella piena disponibilità di Fabozzo dato che suo figlio Luigi abitava un appartamento di questi e lui stesso i restanti tre li fittava a terzi.