TEVEROLA. Nuovo duello tra il dirigente Lello De Rosa e l’impresa di Roberto Vitale. Stavolta gli hanno spedito una pec di sabato alle dieci di sera per poi potergli contestare…

17 Maggio 2022 - 20:26

Un altro capitolo di questa lunga e penosa vicenda che si trascina da anni, da quando cioè l’allora sindaco Biagio Lusini mise nel suo mirino questa impresa che, tra le altre cose, ha subito due gravissimi attentati

TEVEROLA (g.g.) – Auspicando sempre ciò che fino ad oggi non è mai avvenuto, e cioè che il dirigente dell’Ufficio tecnico del Comune di Teverola, Raffaele De Rosa, Lello per gli amici, ex vicesindaco di Casapesenna ai tempi di Fortunato Zagaria e fratello dell’attuale sindaco Marcello De Rosa esponga la propria tesi in uno scritto che non avremmo difficoltà a pubblicare integralmente per giusto diritto di replica, dobbiamo tornare ancora una volta sul duello rusticano, avvilente, pesantissimo che il Comune di cui Lello De Rosa è dirigente ingaggia, ormai da anni, con l’imprenditore Roberto Vitale, titolare del servizio di pubblica illuminazione, pesantemente preso di mira  da Biagio Lusini, quando questi era ancora sindaco, quando poi è diventato consigliere di minoranza, ma di una minoranza assolutamente in grado di controllare ogni mossa dell’attuale primo cittadino Tommaso Barbato e, tutto sommato, anche oggi cioè nel tempo in cui Lusini è stato costretto a dimettersi per tutta una serie di motivi che hanno pure a che fare con indagini della magistratura, ma che ora non rappresentano la base costitutiva di questo articolo.

Qualcuno può seriamente dubitare che Lello De Rosa non sia un dirigente arrivato a Teverola grazie alla benedizione di Lusini e di quella sorta di board di tecnici operativi e di imprenditori che hanno agito e in parte agiscono ancora sotto l’ala protettiva del grande professore di ogni procedura tecnico-amministrativa Gennaro Pitocchi?

Ora, può darsi anche che l’attività intensissima, svolta da De Rosa contro l’impresa di Roberto Vitale sia frutto di personalissime convinzioni. Detto questo, però, non può essere considerata totalmente campata in aria l’idea che più o meno volontariamente queste azioni risentano di tutto ciò che Lusini ha detto e ha fatto con l’obiettivo di demolire il titolo che Vitale si è aggiudicato vincendo una gara d’appalto. Un’attività amministrativa che nulla c’entra, fino a prova contraria, con i due gravissimi attentati subiti da Vitale, il quale si è visto prima demolire letteralmente la cappella di famiglia che ospita la memoria dei propri congiunti più cari, in un blitz sacrilego senza precedenti e poi con l’incendio doloso, appiccato alla sua sede aziendale.

E’ chiaro che da allora ci siamo avvicinati alla sua causa e ne parliamo spesso. Ultimamente c’è stato un grande traffico di documenti, un botta e risposta costante tra l’Ufficio tecnico che contesta presunti comportamenti dell’azienda in contrasto con il contratto firmato a suo tempo con il Comune e l’azienda dei Vitale che risponde in rima, non mancando un solo colpo al ritmo delle repliche. Di materiale ne abbiamo  letto molto.

Magari nei prossimi tempi cercheremo di capire meglio e fino in fondo se, come sostiene Vitale, alcune contestazioni e alcune richieste esplicitate da De Rosa, quasi sempre relative a documenti e ad azioni già compiuti con tanto di formale significazione inviata al Comune, siano o meno frutto di un piano finalizzato a mettere costantemente i bastoni tra le ruote al privato, rimandando pagamenti dovuti o addirittura creando le condizioni per poter formalizzare contestazioni ad un livello ancora più alto, magari coltivando l’obiettivo (ambizioso ma per noi velleitario) di rescindere il contratto.

Da tutti i documenti letti negli ultimi giorni, uno in particolare ci ha colpiti. Si tratta di una lettera che Vitale scrive al sindaco di Teverola, al segretario comunale, all’Assessore ai Lavori Pubblici, al Dirigente del Settore Tributi, al già citato comandante De Rosa e al Comando Stazione dei Carabinieri di Teverola.

In questa lettera viene raccontata una storia.

Sabato 9 aprile, vigilia della Domenica delle Palme che evidentemente a Teverola si festeggia glorificando le mazzate e non la pace, alle ore 21:36 dal Comune di Teverola viene spedita una pec all’impresa dei Vitale nella quale viene comunicata la necessità di immediata messa in sicurezza di un palo della pubblica illuminazione localizzato, secondo l’ufficio Tecnico, in via Roma, e piegato pericolosamente, sempre secondo De Rosa, da un lato.
A questa pec spedita quando mancavano pochi minuti alle dieci di sera, non viene affiancata da una telefonata diretta, che avrebbe costituito il minimo sindacale per una struttura comunale che ritiene di dover fronteggiare immediatamente un’emergenza e che non può seriamente credere che una pec possa essere sicuramente visionata di sabato sera tardi.

D’altronde, il numero di telefono degli addetti dell’impresa di Vitale sono ben conosciuti da De Rosa e da altri impiegati del Comune in quanto l’imprenditore lo ha comunicato proprio per garantire la sua reperibilità.
Ora, se uno fa una pec a quell’ora del sabato e non contatta direttamente l’impresa, come potrebbe fare, gatta ci cova, come si suol dire.
Al riguardo, secondo la ricostruzione che Vitale compie nella sua lettera, il palo del quale si chiedeva la messa in sicurezza era già stato oggetto di una segnalazione Whatsapp fatta da De Rosa tre mesi prima, a gennaio.
Già in quell’occasione Vitale chiarì a De Rosa che quell’intervento non era di sua competenza e, a quanto dice l’imprenditore, lo dimostrò pure.

In poche parole, questa urgenza, manifestata attraverso una pec spedita di sabato sera e non accompagnata da una telefonata diretta, offre il destro ad un’espressione di motivata perplessità sui motivi reali che hanno ispirato l’iniziativa irrituale assunta dall’Ufficio Tecnico del Comune.
Ecco perché prima abbiamo scritto che magari nella testa di De Rosa c’è anche l’idea di creare una condizione tale da giustificare formali contestazioni di inadempienza. L’abbiamo definito un proposito ambizioso, anzi a dire il vero lo abbiamo definito velleitario.
E non perché necessariamente vogliamo perorare la causa del Vitale, ma perché il De Rosa non ha neppure ricordato quale fosse la motivazione per la quale l’impresa aveva replicato a quel WhatsApp affermando che il problema di quel palo esulasse dalle sue competenze.

Incredibile ma vero: si tratta di una struttura che, secondo i Vitale, non insiste su via Roma, come erroneamente scritto nel WhatsApp di tre mesi fa e nella pec un po’ filibustiera del 9 aprile, ma sulla SS 7bis.
Per cui la sua cura, la sua manutenzione e gli interventi straordinari non competono al Comune di Teverola e dunque esula dal contratto con questo stipulato con la concessionaria, bensì all’Anas.

Della serie: se volete fregare Vitale, quantomeno ricordatevi di cosa state parlando e scrivendo quando organizzate operazioni tutto sommato banali e facilmente contestabili come quella della Pec buttata lì di soppiatto in un sabato sera di un mese fa.