Valentina Trotta si laurea con il massimo dei voti. Ha presentato una brillante tesi sulla figura paterna nell’anoressia

11 Marzo 2021 - 10:40

Caserta – Nei mesi iniziali della pandemia di coranavirus, CasertaCe.net ha ospitato vari interventi dello psicologo Giuseppe Di Rienzo, il quale, oltre ad aver attivato un servizio gratuito di consulenza telefonica, ha fornito ai lettori una serie di consigli terapeutici utili a superare le possibili manifestazioni di ansietà e di preoccupazione legate all’emergenza sanitaria.

Oggi torniamo all’ambito psichico con riferimento ad una rilevante patologia della sfera del comportamento alimentare, ovvero l’anoressia. Essa è un vero e proprio disturbo psichiatrico, caratterizzato, com’è noto, da un timore angosciante di ingrassare, dalla riduzione del cibo giornaliero con conseguente dimagramento e da un alterato modo di percepire il proprio corpo.

Il grave tema, che coinvolge soprattutto giovani adolescenti, per le sue implicazioni sociali e familiari – basti dire che il tasso di mortalità della patologia è del 10% – è uscito da tempo dal campo ristretto dei soli specialisti, per approdare all’attenzione del grande pubblico anche grazie ad alcune trasmissioni televisive divulgative sui disturbi alimentari giovanili. Alcune di esse, molto crude ma anche molto vere, hanno persino seguito le vicende di alcuni ragazzi affetti da anoressia nel periodo di degenza presso il centro dove si trovavano ricoverati, con gli alti e bassi della malattia.

Proprio alla disfunzione anoressica ha dedicato la propria tesi di laurea Valentina

Trotta, studentessa casertana del corso di laurea magistrale di Psicologia Clinica dell’ateneo campano Luigi Vanvitelli, la quale ha affrontato specificamente il tema de “La figura paterna nell’insorgenza dell’anoressia mentale”, relatrice la professoressa Stefania Cella, il cui prestigioso curriculum scientifico la segnala come docente di punta nel campo.

Una moderna scultura dedicata al grave fenomeno sociale dell’anoressia

Il lavoro di tesi è valso alla Trotta la votazione massima di 110 su 110 e la lode accademica, in riconoscimento della qualità della  trattazione e della sua brillante carriera universitaria.

Lo studio, in una prospettiva innovativa, ha considerato l’anoressia “…più che una coorte di sintomi… come un’organizzazione dello psichismo che prevede la costituzione di un argine, la ricerca di un limite tra la realtà psichica e quella fattuale”.

E quanto alla figura paterna, ne emerge la particolarità del ruolo nella sua complementarietà con quello della madre: la presenza del padre è, difatti, fondamentale per consentire al bambino di separarsi dal rapporto simbiotico che vive con la madre nel corso dei primi anni di vita.

Sul punto, Trotta osserva che nella famiglia di una ragazza anoressica sono presenti dinamiche relazionali e comunicative poco funzionali ad un sano sviluppo psicologico, emotivo e sociale e, spesso, si manifestano relazioni di tipo diadico ed alleanze collusive tra due membri della famiglia, con l’altro membro rimasto escluso, le quali non consentono la strutturazione di una sana relazione familiare triadica. Nel concreto, il padre emerge sovente come poco presente, non tanto a livello fisico, quanto a livello psichico ed i figli, soprattutto se femmine, possono sentirsi abbandonati e vivere una forte condizione di vuoto. Per questa via una figlia può giungere a credersi poco degna di essere amata   ed indursi all’anoressia.

Sono le intelligenze come quella di questa studentessa casertana, che per il suo impegno e per l’amore allo studio si è brillantemente laureata, che servono per il necessario rinnovamento del Paese e del nostro territorio.