VOTO DI SCAMBIO E CAMORRA A MADDALONI. L’intervista di Casertace a De Filippo nell’indagine Dda. Quello che pensiamo del sindaco e quello che abbiamo sbagliato a non contestargli

15 Dicembre 2018 - 12:38

 

MADDALONI (gianluigi guarino) – Come capita sempre quando Casertace è citata all’interno di un’ordinanza, il tempo che intercorre tra l’istante in cui lo scopriamo e ne prendiamo atto attraverso la lettura e quello in cui poi pubblichiamo integralmente uno stralcio che ci coinvolge, è brevissimo.

Anche stavolta è così. La magistratura inquirente, il pubblico ministero Luigi Landolfi, al quale non abbiamo certo bisogno di lisciare il pelo dato che da anni raccontiamo la polpa, la carne viva, la nobile evidenza oggettiva delle sue indagini dure, infaticabili, ha utilizzato come strumento di analisi e riflessione, all’interno della richiesta di applicazione di misure cautelari  nell’ambito dell’indagine sul presunto voto di scambio durante la campagna elettorale delle ultime amministrative di Maddaloni, un pezzo di una intervista, fatta dal sottoscritto all’allora candidato sindaco Andrea De Filippo il giorno 5 giugno scorso, cioè poco prima dell’apertura delle urne.

Fa piacere perché questo rinverdisce la tradizione, che mi onora e ci onora, e che si manifesta attraverso l’attenzione stabile della magistratura inquirente della Dda rispetto ai contenuti di Casertace frutto di un lavoro pesantissimo e, diciamocela tutta, anche “matto e disperatissimo”. Dal 2012, da quel famoso articolo che innescò l’indagine dello stesso sostituto procuratore Luigi Landolfi sulle tangenti camorristiche all’Asl di Caserta, sono trascorsi 6 anni.

Oggi ci ritroviamo qui nell’esercizio di una doverosa autocitazione che, come sempre mette a confronto un contenuto di un’ordinanza ispirata da un’indagine della Dda e il nostro punto di vista.

Guardando la video-intervista, vi accorgerete che il tono del sottoscritto è molto confidenziale, al limite dell’amichevole. Ciò in ragione di una stima personale che ho sempre nutrito e nutro sempre perché un’inchiesta giudiziaria (credo, nonostante tutto che De Filippo sia in buona fede rispetto a questa situazione) non sostituisce l’elemento sufficiente per cambiare un’opinione formatasi su considerazioni morali e su valutazioni di tipo culturale, maturate in anni e anni di conoscenza dell’uomo e del politico con il quale ho litigato in maniera pesantissima una mezza dozzina di volte e con il quale mi sono sempre riappacificato proprio perché in grado di sostenere la cifra di una dialettica e di un confronto mai banale e sempre basato sul reciproco rispetto delle nostre opinioni.

Però, effettivamente, quel giorno mi feci un po’ trascinare da questo animo disponibile e fiducioso. Questo accadde anche perché  De Filippo l’avevo “cazziato” di brutto a telecamera spenta, proprio nel giorno in cui la signora Teresa Esposito, di cui avevo letto seppur un po’ distrattamente, di qualche cointeressenza non solo emotiva con le sorti del fratello criminale, aveva emesso un comunicato a seguito dell’ennesimo articolo da me scritto sulla totale inopportunità della sua candidatura ovviamente guardandosi bene da spedirlo a Casertace e ovviamente pubblicato da tutti gli altri giornali (giornali, si fa per dire) che mai avevano avuto il coraggio di assumere una posizione chiara e netta, a partire dal signor Mattino che si è mosso solo, con il suo proverbiale cuor di leone, quando è stata ufficializzata l’esistenza dell’inchiesta del voto di scambio.

Però, pur avendo posto il problema nella domanda che gli ho posto, questo non bastava dato che un concetto, una confutazione a De Filippo avevo il dovere di farli.

Quando lui ha detto che Teresa Esposito aveva preso le distanze dal fratello, riferendosi magari ad un semplice e soffice passaggio del comunicato di quel giorno, avrei dovuto ribadirgli quello che avevo scritto in tanti articoli e cioè che prendere le distanze significava agire e impegnarsi sul piano politico in un’azione testimoniale contro la criminalità organizzata, contro il traffico di stupefacenti che ha infestato Maddaloni da 20 anni a questa parte e che ha visto Antonio Esposito detto o’ saponaro, fratello di Teresa Esposito, recitare la parte del sanguinario.

Avrei dovuto ribadire in quell’intervista un altro concetto che avevo espresso più volte. Avrei dovuto magari affermarlo quando il discorso è scivolato sulle idee liberali che accomunano me e De Filippo: liberale, infatti, è chi non chiede di mortificare i legami di sangue, chi auspica una persona stia vicino umanamente ad un congiunto detenuto spiegandogli con garbo ogni giorno che ha compiuto degli errori, delle scelte sbagliate e che anche in carcere si possono porre le condizioni per un riscatto umano. 

Un liberale è colui che pretende, però, da una persona che con un fratello quasi ergastolano, si presenta al popolo sovrano per rappresentare i valori della democrazia, prese di posizione nette, chiare e frequenti, attraverso l’utilizzo, quale parametro, dell’esperienza di vita sbagliata di un suo congiunto per dire ai giovani che è buono e giusto, nonostante tutto, nonostante il lavoro che manca, non scegliersi un’esistenza da delinquente.

Quello avrei dovuto dire, confutando il passaggio di De Filippo, su una presa di distanza che dall’ordinanza non si evince assolutamente al punto di essere sottolineato dal gip che l’ha firmata, il quale fa suo, quale elemento di valutazione, che le parole pronunciate da De Filippo sulla presunta presa di distanza di Teresa Esposito dal fratello e dal suo mondo. Parole che possono trasformarsi, ora, in un vero e proprio boomerang quanto meno politico.

QUI SOTTO LO STRALCIO INTEGRALE  DELL’ORDINANZA

Non si evince dagli atti che Esposito Teresa ed i suoi familiari abbiano preso le distanze dal fratello, come invece afferma il candidato sindaco in una video-intervista pubblicata il 5 giugno 2018 sul quotidiano on line CasertaCE, segnalata nella richiesta del PM nel corso della quale il candidato sindaco DE FILIPPO Andrea difendeva la candidatura di ESPOSITO Teresa, evidenziandone la sua conoscenza personale e la netta presa di distanza della Esposito dalle scelte di vita dei suoi familiari. Aggiungeva che si trattava di una ragazza che lavora e non che è mai stata sfiorata da nessuna indagine, già eletta nel 2013, alla quale non aveva ritenuto di dover chiedere alcun passo indietro in ordine alla sua candidatura.
Emerge, invece, la totale condivisione da parte della Esposito e dei suoi congiunti, la madre ed i fratelli, delle “logiche familiari”, anche in merito alle vicende giudiziarie del fratello Antonio, come si evince dalla conversazione di seguito richiamata intercorsa tra Esposito Teresa e la madre Di Caprio Carmela.