ZAGARIA, I NIPOTINI e la Parmalat di famiglia. Indagati a piede libero un super manager e due prestanomi di CASAGIOVE e di CASERTA

19 Gennaio 2020 - 12:34

CASAPESENNA – Al di la dell’esito delle singole richieste di applicazione di misura cautelare, avanzate dai magistrati della dda di Napoli Giuseppe Cimmarotta e Maurizio Giordano al gip del tribunale di Napoli Leda Rossetti, possiamo dare un elemento di sintesi al provvedimento che mette in evidenza un fatto importante: il marchio Parmalat, già attraversato da infiniti scandali, dalle bufere infinite di inizio millennio, dagli arresti storici del patron Callisto Tanzi e dei suoi manager, continua ad essere nell’occhio del ciclone, perchè il clan dei casalesi, impermeabile ad ogni cambio di società, ha fatto di quel marchio uno strumento di business per anni e anni.

Parmalat uguale Michele Zagaria. Ieri ed anche oggi. Perchè se Michele Zagaria è in carcere dal 2011, la sua famiglia, soprattutto i nipoti Filippo e Nicola Capaldo, figli di Beatrice Zagaria, sorella del boss, sono stati attivi anche nel 2019. E quando la Euromilk, per anni e anni titolare incontrastata della distribuzione dei prodotti Parmalat nei comuni di Casapesenna, Casal di Principe, San Marcellino, Santa Maria La Fossa, San Cipriano, Grazzanise, Cancello Arnone, Parete, Trentola, Castel Volturno, Villa di Briano, Lusciano, Mondragone, Baia Domizia, Villa Literno, cioè una porzione sostanziosissima della provincia di Caserta, è diventato un ferro vecchio perchè sottoposto a confisca nell’anno 2013, da parte della sezione Misure di Prevenzione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, ecco saltare fuori le due Santa Maria.

Prima la cooperativa, successivamente la srl. Società di famiglia, controllate totalmente da Filippo e Nicola Capaldo. Ai tempi delle Santa Maria, però, viene attuato un sistema tipico: quello dei prestanomi. Con la cooperativa viene utilizzato Giovanni Massaro, 45enne di Casapesenna, che della Santa Maria diventa legale rappresentante il 30 luglio 2013. Poi arriva la srl e il 25 settembre 2013 è il nome di Gianfranco Costanzo, 35 anni, nato a Caserta, ad entrare formalmente, ma in realtà fittiziamente nella propietà della società controllata dai Capaldo.

Trascorre un anno e mezzo e ad aprile 2015 è Teresa Zazzaro, 42 anni, nata a Napoli, a vedersi intestate quote della Santa Maria srl. Infine, Giuseppe Petito, 61enne nato a Marcianise, ad entrare a sua volta nella società.

Dunque, rispetto alle informazioni date nel giorno degli arresti, c’è qualche aggiunta da fare.

Ricapitoliamo: ordinanza di custodia cautelare in carcere per l’ormai noto Adolfo Greco, un nome pensantissimo nei meccanismi imprenditoriali legati a Parmalat. Con la Mia Latte vende latte “grezzo”, mentre con la Cil srl distribuisce il marchio Parmalat in tutta la regione Campania. Greco è, in tutta evidenza, l’interlocutore diretto della famiglia Zagaria-Capaldo.

E’ lui ad avere il controllo di tutte le linee di distribuzione ed è lui che si occupa del problema di mantenere il clan dei casalesi nel pieno controllo della distribuzione Parmalat nei comuni appena elencati all’indomani della confisca della Euromilk.

Greco aggancia i manager della nota azienda lattiero casearia emiliana e fa in modo che la distribuzione venga attribuita alla cooperativa Santa Maria e poi alla Santa Maria srl. I suoi interlocutori sono Pasquale Russo, il 49enne napoletano, direttore delle vendite di tutto il centrosud di Parmalat, Lorenzo Vanore, 48enne, nato a Caserta,  manager normal trade Campania, e Antonio Santoro, 44 anni nato a Casagiove, territory manager. Attraverso queste persone, gli organismi amministrativi della Parmalat scelgono le due società dei Capaldo, cioè le Santa Maria.

Nicola Capaldo, fratello minore di Filippo Capaldo (ha 38 anni, mentre il fratello ne ha 41) incontra direttamente Adolfo Greco, diventando in pratica il messaggero di suo fratello. Non solo: l’ordinanza spiega che Nicola Capaldo, oltre ad avere incontrato stabilmente Adolfo Greco, l’abbia fatto qualche volta anche con i tre manager di Parmalat.

Ordinanza in carcere, dunque anche per i citati Filippo e Nicola Capaldo. Ai domiciliari finiscono i prestanome di Santa Maria srl Teresa Zazzaro e Giuseppe Petito, due dei tre manager di Parmalat, cioè Lorenzo Vanore e Antonio Santoro.

Gli ultimi tre rimangono a piede libero, ma indagati. Per loro c’era stata la richiesta di misura da parte della dda, non assegnata dal gip: si tratta del direttore delle vendite per il centrosud per Parmalat Pasquale Russo e dei due prestanomi Gianfranco Costanzo, uno dei tre, insieme alla Zazzaro e a Petito, a cui i Capaldo hanno intestato le quote della Santa Maria srl e Giovanni Massaro, che i Capaldo associano alla cooperativa Santa Maria.

Adesso, abbiamo dato ordine al disordine. Abbiamo catalogato i protagonisti di questa vicenda giudiziaria per quanto riguarda i loro ruoli e gli effetti degli stessi in termini di applicazione e di non applicazione di misure cautelari.

I capi di imputazione provvisori sono due. I reati, concorso esterno in associazione a delinquere di stampo camorristivo, ai sensi dell’articolo 416 bis, per Adolfo Greco, Pasquale Russo, Lorenzo Vanore e Antonio Santoro e stesso reato, associato però a quello di intestazione fittizia per Filippo e Nicola Capaldo, Giovanni Massaro, Gianfranco Costanzo, Teresa Zazzaro e Giuseppe Petito.

Come si può ben capire, la dda ha attribuito un ruolo importante, quasi apicale, nei meccanismi di definizione dell’accordo a Pasquale Russo, indagato per concorso esterno in associazione per delinquere di stampo camorristico. Una posizione che evidentemente, come vedremo nei prossimi giorni, non deve aver convinto più di tanto il gip Leda Rossetti, che non ha applicato per lui alcuna misura cautelare.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA

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