LO SCOOP. VIDEO. Il “reuccio” della sanità Michele Schiavone confessa di aver compiuto i reato di voto di scambio. I rapporti con Oliviero e…
16 Giugno 2018 - 13:01
SESSA AURUNCA (g.g.) – L’art. 86 della legge n. 579/1960: “Chiunque, per ottenere, a proprio od altrui vantaggio, la firma per una dichiarazione di presentazione di candidatura, il voto elettorale o l’astensione, dà, offre o promette qualunque utilità ad uno o più elettori, o, per accordo con essi, ad altre persone, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da lire 3.000 a lire 20.000″.
Era il 1960. Le multe, quali pene accessorie a quelle della reclusione si calcolavano in vecchie lirette, poi, col tempo, questo reato, cioè il voto di scambio, evidentemente avvertito già nel dopoguerra italiano come costume biologico più che patologico di questo paese ha avuto un’evoluzione. La mafia che, oltre a sparare bene, sa anche pensare in chiave criminale, ha capito subito che orientando il voto si potevano eleggere persone utilizzabili per gli obiettivi delle cosche. E così, con un po’ di ritardo, è nato il 416ter: voto di scambio con influenze mafiose e camorristiche punibile dai sei a dodici anni.
Di fronte a questo quadro normativo difficilmente contestabile non si può fare un applauso alla collega Matilde Crolla proprietaria del sito MacroNews. Ci piace farlo perché in questi casi lo merita una professionista con cui abbiamo avuto la fortuna di lavorare in passato in altri contesti giornalistici ben più opachi.
Matilde ha fatto lo scoop perché ha colto un elemento caratteriale del nuovo “reuccio” della sanità sessana e cellolese, Michele Schiavone che in un’intervista rilasciata a MacroNews ha ammesso candidamente, probabilmente non avendo precisa contezza delle norme vigenti sul voto di scambio, che lui quando una certa Tiziana, probabilmente candidata nella lista vincitrice alle ultime elezioni comunali di Cellole gli ha detto, in una cena, che avrebbe avuto intenzione di candidarsi, lui seraficamente l’ha esortata a farlo, mettendosi a disposizione: “…le prossime assunzioni invece di farle a Sessa, le assumiamo a Cellole. Così sicuramente ci vorranno bene.”
Successivamente Schiavone dichiara cose interessanti, quando sviluppa un ragionamento su quelle che ritiene ingiuste considerazioni riguardanti la podestà che un datore di lavoro, un’imprenditore della sanità privata come lui, ha il diritto di avere sulle persone che assume e a cui da il pane, quando si tratta di inspirare una scelta elettorale.
Si coglie dal tono dell’imprenditore che in lui non c’è malizia ma solo una sorta di mistura tra non precisa conoscenza della normativa e un certo super-ego che si esprime anche attraverso quella che per lui dev’essere l’ineluttabile carriera politica del figlio Massimo, oggi diventato presidente del consiglio comunale di Sessa Aurunca, dopo che il sindaco Silvio Sasso è stato ad un passo dalla caduta.
Lo dice senza mezzi termini: “Peccato che Oliviero non sia stato eletto alla camera perché quel posto promesso a mio figlio è già stato occupato”. Ergo, Michele Schiavone, un predestinato alla carriera politica era già pronto alla campagna delle prossime regionali, con tanto di appoggio di Gennaro Oliviero, cioè di colui che ha svolto sempre una funzione di mediazione tra l’esuberate Michele Schiavone e il sempre timoroso e preoccupato sindaco Sasso.
Abbiamo dovuto guardare questa intervista, dopo aver ricevuto decine di telefonate, ci sono gli estremi per aprire un fascicolo penale, questo senza voler minimamente mettere in croce Michele Schiavone a cui però vogliamo ricordare solo una cosa: la sua azienda non è privata. O meglio, è privata per modo di dire. Già sarebbe stato spiacevole e poco accettabile se il coltivatore diretto, Michele Schiavone, il quale è riuscito ad assumere nella sua azienda agricola 50 dipendenti, avesse chiesto ai 50 di votare suo figlio o un altro candidato, dopo che le sue mele e le sue albicocche hanno trionfato ai mercatini rionali (mercato vero, privato vero).
Nel caso specifico, invece, le aziende di Schiavone assumono, grazie anzi soprattutto, alle convenzioni stipulate con la Regione Campania, con il settore pubblico, il quale rimborso buona parte delle prestazioni erogate dai suoi centri. Le rimborsa con i soldi pubblici, che creano valore aggiunto e che contribuiscono alle nuove assunzioni. In poche parole, assumere in un centro convenzionato un dipendente e chiedergli in cambio un voto (“Così sicuramente ci vorranno bene”) significa incorrere in un’ancor più grave forma di voto di scambio.
Questo, second noi, emerge dal vero e prorpio scoop realizzato da Matilde Crolla per Macro News.
Ecco l’intervista integrale condotta da Matilde Crolla per Macro News al noto imprenditore Michele Schiavone: