1989-2017. Maurizio Capoluongo batte il record: chiede la continuazione su 28 anni di presunta attività camorristica

17 Luglio 2020 - 16:44

SAN CIPRIANO D’AVERSA – Negli ultimi anni il nome di Maurizio Capoluongo è stato legato soprattutto a quello di Michele Zagaria, poiché proprio a casa dei fratelli Capoluongo (l’altro, Giacomo, da poco è stato scarcerato per motivi di salute legati al covid

) che il boss aveva piena libertà di organizzare meeting e riunioni d’affari, come raccontato dal collaboratore di giustizia Massimiliano O’Mastrone Caterino, che parla anche dei viaggi compiuti da Capoluongo e da Zagaria in America, a Parigi, in Australia, in Romania e in altre località”.

Ma la storia criminale di Maurizio Capoluongo ha delle radici più antiche. Infatti, la prima condanna per associazione a delinquere di stampo mafioso che il 59enne sanciprianese ha subito è datata 1989, ritenuto membro del gruppo di fuoco e responsabile di un vasto territorio controllato dal clan allora guidato da Antonio Bardellino e Mario Iovine. Dopo l’uccisione di Bardellino in Brasile per mano di Mario Iovine (e il cadavere mai ritrovato) con la paura di rischiare la propria vita poiché uomo molto vicino al defunto boss, Capuolongo si trasferisce a Caserta, dopo aver ricevuto il placet ricevuto da Francesco Sandokan Schiavone. Solo qualche anno dopo, visto il rapporto con economico costituitosi con Zagaria, torna nel clan, con compiti completamente diversi rispetto al passato e con un nuovo reggente, Capastorta.

Ed è questa la versione per cui, la corte di Cassazione, il 26 giugno scorso, ha rigettato il ricorso della continuazione della pena, istituto giuridico che comporta uno sconto sugli anni di condanna, tra le sentenze del 1989 e quella più recente, sempre per associazione a delinquere di stampo mafioso, del 2017, questa volta per il suo legame con il gruppo di Michele Zagaria, con il quale sempre lo stesso giorno, il 10 ottobre 2017, è stato assolto in Appello per l’omicidio avvenuto nel 1984 di Ciro Nuvoletta.

Il ricorso in Cassazione di Capoluongo si basava sul fatto che, spostatosi di qualche chilometro, da Casal Di Principe a Caserta, Capoluongo continuava ad essere a disposizione del gruppo di appartenenza, proseguendo i rapporti con gli altri associati e principalmente con Michele Zagaria, con il quale ha continuato a condividere interessi economici e imprenditoriali senza soluzione di continuità. Una tesi sicuramente non campata per aria quella prodotta dai legali di Capoluongo, ma che né la corte di Assise di appello di Napoli, né i giudici della prima sezione penale del tribunale romano hanno ritenuto ammissibile, lasciando così le due sentenze, e quindi le due pene, separate.

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