L’EDITORIALE. La cafonata dello stadio Pinto, la tecnica dell’Orazio che frega i tre Curiazi, la nuova linea lessicale di CasertaCe e l’applauso al nostro lettore

19 Agosto 2020 - 13:52

La bella lettera-segnalazione con la quale abbiamo potuto prendere atto dando la possibilità a tutti prenderne visione, rappresenta uno spunto per presentare la nuova linea editoriale di questo giornale, significativamente modificata con un obiettivo ben preciso

 

di Gianluigi Guarino

Beh, la persona che ci ha inviato le foto di questa sorta di mega party, svoltosi all’interno dello stadio Pinto, nell’area spogliatoi ma anche in altre stanze, è stata proprio brava. Perchè ha raccontato, con un registro retorico lieve ed apprezzabilissimo, ciò per cui non vale più la pena di arrabbiarsi e di indignarsi.

Come noi, infatti, questo lettore sarà rimasto completamente a secco di quel carburante, di quel propellente emotivo che gli ha permesso probabilmente, come ha permesso sicuramente a noi, fino ad un certo punto della vita, di incazzarsi in maniera pesantissima ed eventualmente, se la tua attitudine e la tua cultura lo consentono, di confezionare delle dure invettive che poi, fatalmente, il borghesume provincialissimo di Caserta che, nella propria vita non ha letto neppure Topolino, considera trasgressivo, aggressivo, addirittura violento, nascondendosi dietro le formule del più vieto conformismo, per tenere nascosto il proprio malanimo e la propria cronica pigrizia nei confronti del dovere di informarsi, di capire, di guardare un attimo al di la del proprio naso, delle necessità del proprio particulare,

sostanzialmente per non fare i conti con la propria coscienza incosciente che l’ha portato a disertare da sempre dal ruolo di quota parte di un corpo di cittadinanza.

Vedete, chi scrive ha sopportato le pene dell’inferno in quanto ha deciso, essendo un pò pazzarello di testa, di vivere in maniera antica, picaresca, come un don Chisciotte che, pur sapendo di lottare da solo e che ciò lo avrebbe meccanicamente isolato da un senso comune, puntellato, purtroppo, anche da poteri istituzionali che in certi casi da noi si comportano malissimo e in maniera non degna della carica e della funzione che esercitano. Per anni, non c’è stato nulla da fare contro un inespugnabile muro di gomma.

Ma siccome sono pazzarello e soprattutto ho maturato una enorme autostima per le mie idee, ho fatto spallucce di fronte a ogni attacco ricevuto e ho insistito nell’affermare, in maniera forte e chiara, che gli articoli di questo giornale, per essere valutati ed eventualmente anche giudicati, dovevano essere letti dall’inizio alla fine. Pur dimostrando che le accuse che ci venivano rivolte erano formulate da persone non in grado di confutare tesi con altre tesi, ma solo di porre le proprie reazioni tanto ignoranti, quanto superficiali, epidermiche, il corpaccione del borghesume casertano, veramente roba di quint’ordine da cui deriva tutta l’arretratezza e l’assenza di una prospettiva concreta di sviluppo di questa terra, si è mosso compatto contro di me e contro questo giornale.

Una compattezza, un’unanimità unanimistica che è servita ad azzerare letteralmente la ragione liberale da noi espressa e non costituita dalla ragione di voler aver sempre ragione, ma semplicemente dalla richiesta di un confronto, realizzato intorno ai contenuti.

Ma don Chisciotte aveva la testa dura e non è che stava lì a pensare e a dolersi più di tanto di fronte a quei mulini a vento che dissipavano ogni suo sforzo e la sua impresa. Don Chisciotte bastava a se stesso nel senso che si riteneva appagato dalla possibilità biologica di combattere contro l’ingiustizia che quei mulini a vento materializzavano davanti ai suoi occhi. Meglio questo, che una vita da struzzi con la testa perennemente sepolta sotto la sabbia.

Ma alla fine, dopo anni, qualcosa è successo, perchè oggi CasertaCe è molto più rispettato, diremmo meglio, temuto dal borghesume, perchè ha capito che quella parte buona delle istituzioni, al di la dell’indifferenza della parte non buona, ci ha legittimati con la sua attenzione e con il suo apprezzamento. E magari può anche succedere che qualcuna di queste “parti buone” possa una mattina all’alba bussare alla sua porta, dicendo “e mò basta rubare, fatti un pò di galera che non sarà mai tanta rispetto alle gare d’appalto che hai truccato e alle mazzette che hai preso“.

Il nuovo don Chisciotte, sulla scia dell’intelligente lettera del nostro lettore, ha la necessità di preservare le energie, di non dissiparle, prendendo magari esempio dalla leggendaria guerra decisa da un tre contro tre, combattuta tra Albalonga e Roma, quando, con due Orazi, cioè con due romani accoppati immediatamente dai rivali Curiazi, il terzo Orazio, avendo capito che l’ingaggio frontale, peraltro a quel punto in larga inferiorità numerica, gli avrebbe fatto fare la fine dei suoi compagni, cambiò totalmente strategia: si nascose, si spostò e si mosse in modo tale che i tre curiazi si dividessero, a loro volta, per cercarlo meglio e a quel punto, li fregò, incrociando il ferro con loro, uno alla volta e annientandoli completamente e determinando la prima grande affermazione della tecnica della guerriglia su quella della guerra aperta che avrebbe offerto tanti altri esempi nella storia dell’umanità.

Bè, la tecnica utilizzata dall’orazio per fregare i curiazi è l’unico modo per cercare di ottenere qualche obiettivo nobile. Quindi non vi stupite se qualche volta ci vedrete attestati su posizioni strane, anomale, estranee alla storia, al racconto di cappa e spada di questo giornale. In quel momento, saremo l’orazio che sta cercando di isolare il target, il malfattore, l’impostore, il politico magnaccione, per poterlo finalmente colpire.

In questa chiave, il registro retorico utilizzato dal nostro lettore per evidenziare la pacchianata del Pinto, allo stesso tempo buffa, ma allo stesso tempo gravissima, somiglia significativamente a quello che noi di CasertaCe, da almeno un annetto a questa parte, stiamo utilizzando, dopo aver capito che continuando nella pur nobile espressione dell’invettiva, si ricompatta il fronte del borghesume merdoso di questa terra, il quale potrà trovare sempre sponda in qualche termine volutamente vivace, forte, provocatorio che abbiamo utilizzato nei nostri articoli e nei nostri titoli, per additarci al ludibrio di un senso comune, ripetiamo, tristemente puntellato anche da alti rappresentanti delle istituzioni.

No, questo vantaggio cioè il vantaggio della sincerità, della realtà di una battaglia dura, cruenta, ma consumata nella lealtà del faccia a faccia, non lo daremo più a chi non conosce, nemmeno lontanamente, quale sia il valore di un codice di guerra.

Applausi al nostro lettore.