HA INVESTITO E UCCISO una donna, ma per la Cassazione non deve andare in carcere

10 Ottobre 2021 - 17:29

 

CASERTA – La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso presentato dal procuratore della repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere nel procedimento a carico di Vincenzo Martone, 40enne casertano, contro l’ordinanza del 25 agosto 2020 con la quale il giudice per le indagini preliminari non ne aveva convalidato l’arresto in relazione ai reati di omicidio stradale, fuga ed omissione di soccorso.

L’uomo aveva investito, nella piazzetta di Cancello, a San Felice, una donna di Acerra, Filomena Manna, mentre attraversava sulle strisce pedonali per poi darsi alla fuga (LEGGI QUI IL NOSTRO ARTICOLO)

. La malcapitata morì.

Il giudice aveva ritenuto non sussistenti gli estremi della flagranza di reato, si è fatto qui la mancata convalida dell’arresto: Martone infatti era stato fermato solo dopo l’attività investigativa della polizia giudiziaria che lo aveva individuato in seguito ad una ricerca basata non solo su notizie utili apprese da persone a conoscenza dei fatti, ma anche sull’acquisizione di immagini tratte da sistemi di videosorveglianza, ed aveva altresì condotto al rinvenimento della vettura con la quale era stato commesso il sinistro, che presentava danni alla carrozzeria compatibili con l’impatto.

Inoltre il 40enne aveva riferito agli agenti di aver provocato l’incidente e di avere occultato la vettura in un luogo di campagna, che, aveva poi indicato; sulla base di queste dichiarazioni, valutate unitamente alle condizioni dell’automezzo, la polizia giudiziaria aveva proceduto all’arresto.

Per i giudici della Cassazione: “la nozione di quasi flagranza non può estendersi ai casi in cui si pervenga all’arresto solo in seguito allo svolgimento, da parte della polizia giudiziaria, di attività d’indagine (costituite da elementi dichiarativi da chiunque forniti, o da elementi oggettivi o fattuali diversi da quelli indicati nell’art. 382 cod.proc.pen.) e delle conseguenti elaborazioni valutative che conducano all’individuazione del responsabile del reato.

E sulle ammissioni del 40enne, gli ermellini mettono nero su bianco che “La flagranza che consente l’arresto non é configurabile neppure quando essa risulti dalla confessione dell’indagato“.

Il ricorso, come scritto all’inizio, è stato dunque respinto.