CASERTA. Domenica ripartono le visite culturali di Italia Nostra – sezione Antonella Franzese. Ecco l’itinerario

20 Novembre 2021 - 12:00

CASERTA – La Sezione casertana Antonella Franzese di Italia Nostra, presieduta dalla solerte e puntuale Maria Rosaria Iacono, ha varato il calendario delle sue iniziative culturali per i prossimi mesi. Come si fa sapere dal meritorio sodalizio: “A causa dell’emergenza nazionale Covid-19, la sezione di Caserta di Italia Nostra non ha potuto tenere le abituali attività “in presenza”, visite culturali, convegni, ecc. Ora forse ci sono le condizioni per riprendere a incontrarci, usando tutte le cautele previste dalle norme sanitarie in vigore. Abbiamo pensato, perciò, di utilizzare questi ultimi mesi del 2021 per ricominciare ad incontrarci e fare dei percorsi culturali “di prossimità”, per approfondire la conoscenza dei luoghi in cui viviamo e in cui maggiormente ci riconosciamo”.

Il programma riparte domenica 21 novembre, con appuntamento in piazza Correra alle ore 9,30, con la manifestazione Ricominciamo da… Caserta La Caserta “in piano” Dalla Cappella della Ratta a Piazza Vanvitelli (già piazza Mercato), passando per la “Biblioteca Tescione”.

Diamo qui una breve illustrazione del percorso della visita, corredandola delle note storiche approntate dalla stessa Italia Nostra.

Nell’immagine,

la cappella di San Donato ovvero di San Francesco, in vicolo della Ratta.

L’itinerario della escursione cittadina inizierà dalla Cappella San Donato, nota anche come cappella della Ratta o di San Francesco. La Cappella, di proprietà privata, è un raro esempio di architettura del XVIII sec. nella Caserta “in piano”. Ubicata in una stradina definita Vico che caratterizzava l’impianto urbanistico della città antecedente alla costruzione della Reggia vanvitelliana, il cui toponimo deriva dalla dominazione della città da parte dei conti della Ratta, in specifico del conte Francesco della Ratta, conte di Caserta nel 1382. La cappella gentilizia sorgeva nel villaggio detto Torre, il primo nucleo della città moderna. Lo storico Esperti (1775) riporta il toponimo della strada, detto appunto vicolo della Ratta e la casa della famiglia che sorgeva, accanto alla cappella: “Nella detta Torre abita il signor D. Pasquale della Ratta discendente da secondogeniti della Ratta conti di Caserta, quale D. Pasquale tiene una ben tenuta cappella accosto alla sua casa, sotto il titolo di S. Donato”. Il portale d’accesso è stato tompagnato, probabilmente per sostenere l’architrave scollato. L’ingresso è incorniciato da lesene in piperno con capitelli. Al centro dell’architrave il volto di un putto con le ali spiegate e ai lati due fiori. All’interno del timpano spezzato una croce raggiata sostenuta dal teschio affiancata da due angeli. L’ interno ad unica navata presentava ancora alcuni decenni fa pregevoli stucchi nella volta su fondo azzurro, il pavimento presenta forse lo stemma della famiglia della Ratta e l’altare appare ancora intatto. Alcune fonti fanno riferimento all’esistenza di una cripta. Nella parte libera laterale destra e sul lastrico solare piante di alto fusto stanno continuando l’ opera di degrado. La chiesetta, sottoposta a vincolo monumentale con DM del 3 gennaio 1994, è attualmente murata e non visitabile e versa in condizioni di grave abbandono. Le già precarie condizioni di degrado, accentuatesi dopo il sisma del 1980, denotano che da moltissimi anni non è oggetto di alcun intervento da parte della proprietà e delle autorità competenti. Fino agli anni cinquanta veniva ancora adibita a funzioni religiose; pertanto un intervento di restauro urgente potrebbe di nuovo riabilitarla a tali funzioni o comunque potrebbe essere destinata ad iniziative culturali pubbliche.

La seconda tappa va da piazza Mercato a piazza Vanvitelli. Allorché Carlo di Borbone acquistò lo Stato di Caserta (1750), il villaggio Torre, e soprattutto la piazza del Mercato, costituivano ormai il fulcro delle attività economiche, politiche ed amministrative di Caserta “in piano”.

Utilizzando la documentazione iconografica ed archivistica è stata realizzata una ricostruzione grafica di piazza Mercato, con gli edifici pubblici e privati, che sorgevano lungo il perimetro della piazza ed i percorsi viari che l’attraversavano: Strada di S. Antonio (attuale via Giannone), strada del Carmine (attuale via Pollio), strada delle Carceri (attuale via Leonetti) secondo un disegno conservatosi fino ai nostri giorni, nonostante i numerosi interventi demolitivi. La ricostruzione della piazza e delle consistenze edilizie risalenti al 1750, momento di transizione tra il passato (l’epoca baronale) ed il futuro, che vedrà la città comunque rapportata alla presenza del complesso vanvitelliano, vuole costituire un punto fermo sull’identità storica di una città che spesso è stata identificata solo con la “Reggia”. Dal 1407 il Mercato settimanale si svolgeva nella grande piazza con fontana, davanti al palazzo degli Acquaviva, in uno spazio appositamente attrezzato con botteghe e depositi. In un documento del 1636 così era descritto: “Davanti al Palazzo sorge il mercato che consiste in un quadro piano, la cui capacità può ascendere a moia quattro in circa, et essendo in forma quadrata, viene da tutte le quattro faccia da diverse habitazioni habitata, la maggior parte de quali sono palatiate. Quivi in giorno di sabato si vede un concorso grandissimo di gente di ogni qualità e sesso, che da luoghi convicini, altri a vendere et altri a comprare si reducono a luoghi terminati per ogni sorte di Mercantie e merci, tanto di animali grossi, e minuti, come di robbe commestibili e d’ogni sorte, come sono salami, formaggi, casicavalli, latticini, grani, orzi et altri legumi, lini, canapi, tele, verdure, frutti, pollami, capretti, ove, et in somma in esso detto dì non manca cosa veruna necessaria all’human vitto, anzi che d’avantaggio avanza nel fine del tempo, che dura il mercato, a ben può dirsi emulo al Mercato napoletano, havendo così divisi li luoghi, ove de merci si vendono. Il Mercato nostro have anco in prospettiva una fontana di marmo con conca grande e piccola, con molti giochi d’acqua, … E’ in esso un Hosteria grande con commodità di forestieri”. I principali edifici “pubblici” intorno ai quali si sviluppa il tessuto edilizio della piazza nel 1750 sono il Palazzo Vecchio, già Acquaviva; la Locanda della Posta; il Regio Granile. Dopo l’Unità d’Italia al posto del Regio Granile, viene costruito l’edifico che ospita la Banca Nazionale, la Prefettura è ospitata nel Palazzo Castropignano, già appartenente alla famiglia Trotta, che alla fine degli anni sessanta del secolo scorso fu abbattuto ed al suo posto fu costruito l’edificio che ospita oggi gli uffici del Comune. Intervengono anche altri cambiamenti di tipo decorativo e commemorativo: secondo il modello ottocentesco nell’area centrale della piazza rettangolare si realizza un giardino recintato, organizzato attorno ad un monumento centrale: il monumento a L. Vanvitelli, il doppio filare di alberi. Tale composizione si è conservata fino ai nostri giorni: sono cambiate invece le destinazioni d’uso di molti edifici, cambiamenti che hanno comportato spesso interventi demolitivi (cfr. Palazzo Castropignano) o trasformazioni edilizie (cfr. l’edificio della Locanda della posta) che hanno contribuito a stravolgere l’originaria unitarietà urbanistica, così come si era consolidata tra settecento e ottocento.

Un accenno, infine, alla Biblioteca Comunale “Giuseppe Tescione”. La biblioteca si trova nell’ex Convento di Sant’Agostino con accesso da via Mazzini. E’ costituita dal fondo librario e documentario donato al Comune di Caserta dal dottore Giuseppe Tescione (1914-2002) di illustre famiglia, pediatra e studioso della storia casertana. La biblioteca è composta da specifiche sezioni: quella speciale, costituita dalle opere di famiglia , tra le quali quelle di Giovanni Tescione, padre del donatore, uomo di grande impegno culturale, autore di importanti pubblicazioni, quali L’ arte della seta a Napoli e la colonia di San Leucio (pubblicato a Napoli 1932). Al dottor Giuseppe Tescione si deve l’importante pubblicazione Caserta Medievale e i suoi conti e signori (Caserta, 1990). La biblioteca possiede raccolte di libri rari e antichi, di testi fondamentali per la storia del Mezzogiorno e di Terra di lavoro, manoscritti, corrispondenza con personaggi illustri, immagini e cartoline d’epoca. La Biblioteca è stata inaugurata e aperta al pubblico il 16 dicembre 2002.

Chi volesse aggregarsi all’iniziativa ricordi che il Decreto Lgs 23/7/2021, n.105 (Misure urgenti per fronteggiare l’emergenza sanitaria e per l’esercizio in sicurezza di attività sociali ed economiche) fa obbligo di esibire il Green pass per accedere ai musei, agli altri luoghi della cultura, nonché alle attività economiche e di indossare la mascherina all’aperto, in ogni luogo non isolato, nei centri urbani, nelle piazze, e in genere in ogni situazione di affollamento.  Per prenotarsi e per maggiori informazioni telefonare al numero telefonico 377 313 7142