IL MATTATORE Settanta firme date da Zannini salvano la candidatura a presidente di Stefano Giaquinto, fondamentale per le sorti di Magliocca

2 Dicembre 2021 - 18:13

Se il sindaco di Caiazzo vuole smentire, gli anticipiamo la richiesta per effetto della quale siamo disponibili a cospargerci la testa di cenere. Ci invii l’elenco delle sue 230 firme, noi le esamineremo e se non coglieremo il soccorso strutturale del consigliere regionale di Mondragone, gli chiederemo anche scusa

 

 

CASERTA (gianluigi guarino) Quattro calcoli veloci. Fratelli d’Italia, l’unico attore insieme al Pd, che in queste elezioni provinciali si sta muovendo come partito, ha raccolto 84 firme di consiglieri comunali allo scopo di rendere formalmente regolare la presentazione della sua lista di candidati al consiglio provinciale. In effetti, di firme, ne sarebbero servite molte di meno, se non ricordiamo male 67 o 68. Questo sforzo ulteriore è stato compiuto, perché la Petrenga, Piscitelli e Cerreto si stanno impegnando per riqualificare il ruolo di un partito politico così come questo viene sancito dalla Costituzione. Per cui, se c’è un candidato alla presidenza della Provincia, scelto dal centrodestra, su proposta di Giampiero Zinzi, questo va sostenuto a prescindere. E’ il crisma dell’intesa su quel nome a rendere necessario una piena collaborazione e una piena intesa tra la lista di Fratelli d’Italia e Stefano Giaquinto, sindaco di Caiazzo e candidato a presidente della Provincia per il centrodestra. Ecco perché Fratelli d’Italia ha svolto uno sforzo suppletivo raccogliendo addirittura una ventina di firme in più di quelle occorrenti. Lo ha fatto in quanto, per le candidature alla presidenza, occorre un numero di griffes

dai consiglieri comunali della provincia di Caserta molto superiore a quello occorrente per la presentazione della lista dei candidati al Consiglio. Occorrono, infatti, più di 200 firme, ci pare 220 o qualcosa del genere.

Gianpiero Zinzi ne ha date una trentina. Forza Italia 24 o 25. Calcolatrice alla mano circa 140 firme. Una ventina, precisamente 23, sono state raccolte dallo stesso Giaquinto insieme al suo amicone di sempre Angelo Di Costanzo. E siamo arrivati a 160. Le altre 70, un numero utile a stabilire un margine di sicurezza sul limite minimo previsto, chi gliele ha date a Giaquinto?

Brevissima premessa concettuale: se uno accetta di candidarsi a presidente della Provincia, soprattutto in questi tempi perigliosi, in cui il ruolo dei partiti ha toccato i minimi termini, ritiene evidentemente che da amministratore comunale, da consigliere comunale uscente abbia acquisto delle benemerenze che gli consentono di chiedere a un numero congruo dei  consiglieri comunali dei 104 comuni della provincia, la cortesia di porre una firma sotto la sua candidatura. Proprio di cortesia si tratta, perché quella firma non implica che il tal consigliere, magari del Pd, che l’ha apposta voterà Giaquinto, ma vuol dire che quest’ultimo è persona stimata, considerata positivamente o molto positivamente, al di là della diversa collocazione di schieramento. Per cui, caro Giaquinto, io consigliere comunale di Pratella, per fare un esempio, non ti voterò alle Provinciali ma ritengo che tu possa rappresentare una risorsa di democrazia per arricchire e pluralizzare il confronto di questa campagna elettorale. Per tale motivo, queste 23 firme rappresentano un contributo piuttosto deludente, perché Giaquinto e Di Costanzo le hanno raccolte, evidentemente, solo tra Caiazzo e qualche altro comune del circondario.

Il gran maestro della intelligenza strategica, Giovanni Zannini, già da qualche tempo girava, come si sul dire, “torno torno” avendo capito quanto fosse pericoloso uno scontro diretto “a due” tra Giorgio Magliocca, da lui appoggiato, e Antonio Mirra. Ha avuto gioco facile nel creare un contatto con Giaquinto e anche con Di Costanzo, al quale ha fatto balenare anche l’ipotesi, perché esattamente era questo che Di Costanzo voleva sentirsi dire, di una decisione di non appoggiare in extremis Giorgio Magliocca, assecondando il desiderio che rende da tempo insonni le notti dell’ex presidente della Provincia ed ex sindaco di Alvignano: accoppare politicamente il suo successore.

Di Costanzo, per qualche settimana, ha cullato davvero l’illusione di poter dividere Zannini da Magliocca. In realtà, come un moscone, il consigliere regionale di Mondragone gli volava intorno perché seriamente preoccupato del pericolo che Giaquinto non riuscisse a raccogliere le firme necessarie per candidarsi, creando una condizione che, per effetto di questo assurdo sistema elettorale, uscito dalle teste valentissime, si fa per dire, dell’allora premier Matteo Renzi e del suo ministro Del Rio, il centrodestra, da un lato avrebbe presentato due liste, una di Fratelli d’Italia e l’altra civica, di ispirazione Lega-Forza Italia, dall’altro lato non avrebbe avuto alcun candidato presidente da votare. Ovviamente, in una condizione del genere, Magliocca e Zannini, i quali hanno dalla loro parte solo il consenso clientelare, avrebbero rischiato di competere contro una sorta di fronte di salute pubblica, che sarebbe andato da Fratelli d’Italia fino al Pd e addirittura ad Articolo Uno. Un fronte che avrebbe trovato nell’avversione nei confronti di  Zannini, oppure in quella nei confronti di Magliocca, oppure ancora nei confronti di Zannini e Magliocca contemporaneamente, un cemento in grado di tradursi in un automatismo elettorale, in un voto non concordato dal Pd e da Fratelli d’Italia, dalla Lega e da Articolo Uno, ma prodotto da un concorso autonomo di opinioni tutti convergenti nella stessa direzione e che avrebbe reso il verdetto delle provinciali del 18 dicembre, pressoché scontato a favore di Antonio Mirra.

Il moscone girava intorno a Giaquinto e a Di Costanzo solo per questo. Alla fine, proprio per la sua debolezza Giaquinto grazie soprattutto alle 84 firme di Fratelli d’Italia, era riuscito ad arrivare al massimo a 160. Davanti alla prospettiva di dover ritirare la sua candidatura a presidente e messo alle strette dai termini di scadenza ormai stringenti, Giaquinto ha considerato ben accette le firme offertegli da Zannini, il quale, senza nulla concedere, diversamente da quanto aveva fatto balenare davanti agli occhi di Di Costanzo sul terreno della propria scelta pro-Magliocca, ha messo a disposizione una settantina di firme, raccolte in quell’autentico baraccone di acrobati, nani e ballerine, soprattutto ballerine, che ha messo in piedi grazie a ciò che gli è stato messo a disposizione da Piero De Luca un tipo che, evidentemente, deve tenere la stessa testa dello Zannini per assecondarlo in questa maniera. Magari il consigliere regionale ha garantito qualcosa, qualche mollichella, a Giaquinto e a Di Costanzo. Per esempio, qualche incarico di sottogoverno non dimenticando, nel contempo, che Di Costanzo, siccome di professione fa l’ingegnere, accoglie sempre come una benedizione una direzione dei lavori, un incarico di progettazione e, perché no, magari anche un collaudo, così come a quanto pare gli è concesso per i lavori da 5 milioni di euro e passa dell’oramai famigerata strada Caserta-Monti del Matese al centro dell’indagine della procura di Benevento che ha portato all’arresto, tra gli altri, dell’imprenditore di Casal di Principe, Raffaele Pezzella, un habitué delle stanze dell’Ufficio tecnico della Provincia di Caserta, oggi così come ieri. Ecco come ha fatto le firme Giaquinto. Ora, di fronte ad una sua prevedibile smentita, noi gli promettiamo un atteggiamento sereno, pacato e costruttivo. A una condizione, però: siamo pronti a riconoscere di aver scritto una boiata sulle 70 firme regalategli da Zannini, se, trattandosi di documenti pubblici firmati da consiglieri comunali nell’esercizio della propria funzione, Giaquinto deciderà di trasformare in atto pratico ciò che è serenamente nei propri poteri fare, cioè inviarci l’elenco delle sue 220-230 firme.

Il sottoscritto, che si occupa di cose casertane da una ventina d’anni, ha tutte le competenze per poter valutare il significato di ognuna di queste firme. Per cui, quelle che saranno frutto di un atto di adesione allo sforzo politico-elettorale di Fratelli d’Italia le riconosceremo senz’altro. Stesso discorso per quelle di origine zinziana e forzista, ugualmente per le 23 raccolte da Giaquinto e Di Costanzo. Ognuna delle residue, quanto decisive 70, sarà passata sotto la lente di ingrandimento della nostra non comune cognizione storica su fatti, persone e “ricotte” della politica della provincia di Caserta e, dunque, per ognuna di queste firme potremo dire se si  sia trattato di un atto di cortesia democratica, liberale, istituzionale fatto da un consigliere comunale che pur essendo di altro schieramento ha concesso la sua firma a Giaquinto, o se, al contrario, si sia trattato, invece, di un pronto soccorso organizzato da Zannini.

Senza fare casino, sindaco Giaquinto. Ci mandi l’elenco delle sue firme e sa da questo risulterà che non c’è stato alcun intervento strutturale e strutturato del consigliere regionale di Mondragone e delle sue truppe cammellate, noi di Casertace, parola d’onore, che da queste parti, a differenza di quelle che succede dalle vostre parti, cioè dalle parti delle politica pornografica di Terra di Lavoro, glielo riconosceremo.