CONSORZIO IDRICO. Il presidente Pasquale Di Biasio chiede alla Regione la cancellazione di 102 milioni di euro di debiti con una lettera che, se fosse stata scritta da un antico pizzicagnolo, sarebbe stata più seria e rigorosa

24 Marzo 2022 - 10:45

Nell’articolo tutte le cifre.
Solo dal recupero, a detta del Consorzio Idrico già effettuato da Acqua Campania sui Comuni debitori del Consorzio Idrico, sarebbero stati ricavati circa 68 milioni di euro, di cui 42 frutto delle transazioni chiuse con gli Organi di Liquidazione in opera nei tantissimi Comuni dissestati

 

CASERTA – Finalmente potremo ragionare su dati economici espressi con gli strumenti dell’aritmetica.
Perché fino ad oggi, in quell’autentico porto delle nebbie rappresentate dal Consorzio Idrico Terra di Lavoro, recuperare, attraverso processi di pubblicità trasparente di un’azione di diritto pubblico, è stato praticamente impossibile.
Nonostante ciò, abbiamo sempre scritto di una esposizione debitoria mostruosa che il Consorzio Idrico aveva maturato verso la Regione Campania per i servizi da questa erogati attraverso la concessionaria Acqua Campania e, materialmente, attraverso gli impianti dell’acquedotto campano.
Siamo stati bravi e fortunati perché finalmente, avendo noi qualche entratura, siamo riusciti ad entrare in possesso di una lettera che il 17 marzo il presidente Pasquale Di Biasio ha inviato proprio alla Regione, in risposta ad una formale comunicazione, ricevuta da Acqua Campania il 24 febbraio scorso, esattamente un mese fa, nella quale veniva comunicato che allo stato il debito che grava sul Consorzio Idrico nei confronti della Regione Campania è esattamente pari a 137 milioni 173mila 649 euro e 71 centesimi.
Una quantificazione su cui il Consorzio Idrico, diciamo cos’, non concilia, anzi al di là della forma della missiva inviata asd Acqua Campania Spa, contesta sostanzialmente e sostanziosamente.
Brevissima premessa: noi non conosciamo, non avendone preso visione, il contenuto della nota appena citata. Per cui non possiamo stabilire se questi 137 milioni di crediti vantati siano frutto di una cifra buttata lì un po’ alla carlona o se, invece, questa è stata correttamente scomposta, ricostruita in tutte le varie sezioni così come sono maturate negli anni.

Per cui, ci dovremmo fidare dei contenuti della risposta del Consorzio Idrico che individua la natura e la struttura di questi debiti attraverso una ricostruzione precisa.
Siccome il presidente Pasquale Di Biasio, con rispetto parlando della sua persona, non ha dato negli anni prova di essere titolare e promotore di una gestione trasparente, ma al contrario piena di ombre, soprattutto da quando ne ha consegnato una buona parte, di fatto, al consigliere regionale Giovanni Zannini, quello che andremo ad illustrare va prudentemente assunto con il beneficio dell’inventario.
Il Consorzio Idrico chiede una ricomposizione del debito.
Non posiamo parlare di ristrutturazione del debito in rigoroso significato economico perché qui siamo di fronte ad un conto della spesa e delle entrate attraverso uci il Consorzio replica ad uno speculare atto inviato dalla regione attraverso Acqua Campania.
Dunque, si dice ricomposizione per dire elegantemente che la stessa Regione sta dando i numeri.
Di Biasio parte dalla notte dei tempi, cioè dal 1963, allorquando il governo nazionale, attraverso la mitica e disastrosissima Cassa per il Mezzogiorno, trasmette, devolve, la competenza sulle acqua ella Provincia di Caserta al neo costituito Consorzio Idrico Terra di Lavoro, che ne diventa concessionaria che, beninteso, non significa proprietaria.
Da quel momento e fino al 2014 il Consorzio ha realizzato infrastrutture e strutture meccaniche, elettriche, di conduttura, impianti di sollevamento e altro ancora, per garantire l’erogazione dell’acqua potabile ai Comuni che al Consorzio hanno partecipato nel tempo sempre, tra le altre cose, in numero decrescente, dopo che tanti di essi hanno deciso di uscirne a causa dei costi considerati troppo alti, ma soprattutto a causa dei disservizi.
Secondo Di Biasio, tutti questi interventi avrebbero comportato un esborso complessivo di 82 milioni 634mila 834 euro e 9 centesimi.
E come si suol dire, cara Regione, “ti ho trattato” perché, scrive il presidente del Consorzio Idrico, si tratta di un calcolo per difetto.
Ora, aggiungiamo noi, dal 1963 al 2014 trascorrono 51 anni.
Noi non volgiamo fare sempre i cattivi nei confronti di Dia Biasio e del Consorzio Idrico Terra di Lavoro, ma si può, secondo voi lettori tirare fuori una cifra di 82 milioni e passa di euro relativa ad interventi compiuti in un lasso di tempo di 51 anni, di cui 39 anni contrassegnati dal corso dell’antica e per molti versi rimpianta lira o liretta, e altri 12, dal 1 marzo 2002, giorno in cui finì anche la coabitazione tra le due monete durata due mesi, dall’euro.
Si può mai buttare un numero di questo genere in maniera totalmente assertiva (“Una quantificazione per difetto – scrive Di Biasio – conduce (sic!) a un importo…) non considerando che dall’altra parte non è che ci siano degli scemi.
Ora, noi non sappiamo che scuole superiori abbia fatto Di Biasio, e neppure quelle frequentate da chi lo coadiuvato in questa lettera.
Ma il corso che si estende in 51 anni di eventi edificatori, costruttivi, di investimento, è connotato dall’intervento e dall’incidenza di molteplici fattori economici. **Prima di tutto, macroeconomici, a partire dallo “sporco lavoro” compiuto dall’inflazione, per altro tornata prepotentemente a colpire l’Italia e l’Europa in questo periodo bellico, di erodere il potere d’acquisto e dunque il valore di stipendi, compensi, emolumenti ma soprattutto a rideterminare il rapporto tra i prezzi dei beni materiali e dei servizi e le grandezze economiche rappresentative dei costi di un’azienda o anche di un ente pubblico. Come abbia fatto questo conto Pasquale Di Biasio, manco si trattasse dell’inventario della dispensa alimentare di una casa familiare, lo domanderemo, semmai, a lui sperando, però, che ci favorisca dati correttamente strutturati con tutti quei contrappesi fondamentali nella determinazione di valori monetari, dipanatisi nell’arco di 51 anni.

Dunque, il Consorzio Idrico da quando è nato avrebbe investito 83milioni di euro, tirandoli fuori dalle proprie tasche e non compensati, perchè questo è scritto testualmente nella lettera, da uno speculare afflusso di ricavi derivanti ad esempio, dal pagamento dei canoni idrici e delle quote a carico dei comuni consorziati.

E qui parte un altro elenco di cifre, messe anche nero su bianco in una tabellina, che la Regione Campania avrebbe recuperato nelle procedure di pignoramento presso terzi, cioè presso i Comuni debitori del Consorzio Idrico.

Secondo dati che lo stesso Consorzio definisce certificati e garantiti, quest’azione di recupero, operata da Acqua Campania, avrebbe consentito alla Regione di recuperare la cifra di 25 milioni 126mila 598 euro e 68 centesimi.

Le azioni di recupero, compiute sempre da Acqua Campania in ragione dei crediti vantati nei confronti del Consorzio Idrico e che hanno riguardato i Comuni in stato di dissesto finanziario, avrebbero prodotto, secondo la ricostruzione del CITL, un incasso di 42 milioni 565 mila 324 euro e 57 centesimi.
Finita qui?
mo’ va a finire che è la Regione che deve dare i soldi al Consorzio Idrico.
Siccome, però, abbiamo deciso di presentare, in questo articolo, solo le cifre rivendicate dal Consorzio Idrico senza svolgere, per il momento (perché lo faremo nei prossimi giorni) l’analisi approfondita della validità dei titoli vantati e rivendicato dallo stesso Consorzio Idrico, andiamo avanti con questa ricostruzione casareccia firmata dal presidente Di Biasio.
La legge regionale del 2012, modificata dalla legge 60 del 2018, consentirebbe – così scrive Di Biasio “una regolazione del debito ricorrendone i presupposti” tale da abbattere del 25% il debito. Su 137 milioni di euro, andrebbero decurtati 34 milioni e qualcosa.

In conclusione, stando alla richiesta formulata da Di Biasio, il debito attuale sarebbe di 35 milioni 188mila 313 euro 90 centesimi.
Ciò significa che circa 102 milioni di euro, cioè 200 miliardi delle vecchie lire, vanno decurtati alla fine di una procedura in cui Acqua Campania, dunque la Regione andrebbe a dare il proprio assenso alla ricomposizione del debito.
Fin qui la nota di Pasquale Di Biasio.
Naturalmente, da oggi in poi, studieremo l’impianto normativo e andremo a verificare, prima di tutto, se esistono i requisiti per applicare il bonus del 25%, il taglio a fondo perduto, anzi il taglio assorbito dai costi di bilancio della Regione Campania e dunque dai contribuenti di questa Regione, i quali pagano ad esempio il bollo auto, il cui intero importo viene prelevato proprio dalla Regione al pari dell’Irap, al pari di una delle famigerate accise di carburante.
Ci rileggiamo alla prossima.