S.FELICE A CANCELLO. Un pò Achille il funesto, un pò Gesù nel Tempio, un pò tormentone estivo, il simpatico Ciccozzi sradica urlando la macchina del caffè usata dagli impiegati dell’ufficio-commercio e la spacca in mille pezzi

25 Luglio 2022 - 12:20

Il fatto è accaduto qualche giorno fa, davanti agli sguardi esterrefatti di una quindicina di cittadini-utenti, in fila, aspettando il proprio turno allo sportello dell’ufficio tributi

 

SAN FELICE A CANCELLO(g.g.) Uno dei tanti fenomeni musicali estivi puntualmente poi entrato nel limbo delle meteore – si chiamavano Dual Gang – così cantavano: “Sarà il caldo che fa, sarà l’età, ma….”.

A noi di CasertaCe, questo Ciccozzi ci sta simpatico. Ma sul serio. Perchè andrebbe utilizzato nelle università, quale prototipo di dirigente fai da te, quale esempio diretto, semplicemente comprensibile di come, uno con un diploma, riesce, attraverso vari movimenti arditi e utilizzando un sistema chiuso a tripla, a quadrupla mandata, com’è stata quello del comune di San Felice, ne diviene punto di riferimento, elemento di spicco, fulcro della burocrazia interna e dunque motore del potere reale e materialmente espresso.

Da quando poi abbiamo visto la sua fotografia, il suo faccione simpatico, la sua postura da estroverso uomo di campagna, Ciccozzi ci garba ancora di più. Dunque, veramente vorremmo scrivere qualcosa di positivo su di lui, nel momento in cui affermiamo che se fino ad oggi non è stato possibile e se lui è diventato oggetto di diversi articoli di CasertaCe, è dovuto esclusivamente al fatto che se vuoi seriamente parlare e trattare delle cose, della vita, delle vicende, delle vicissitudini di San Felice a Cancello, ti troverai ad incrociare necessariamente i passi di Bernardino

Ciccozzi, dal cui ufficio passa almeno l’80% della cosiddeta amministrazione attiva della cittadina suessolana.

Per cui, noi rimaniamo a disposizione sua se riterrà di esporre il proprio pensiero sugli articoli che legge, proprio nel momento in cui gli ribadiamo che lui è presente spessissimo negli articoli di San Felice, dato che questi riproducono la realtà dei fatti che accadono nel palazzo municipale e in quantità direttamente proporzionale alla quantitá delle cose di cui si occupa e che, giocoforza, ripetiamo, ci vengono quasi addosso.

Sarà il caldo che fa, sarà l’età” e, aggiungiamo noi, parafrasando e non più riportando letteralmente le parole di quella canzone, ma il Ciccozzi di questi tempi rischia seriamente di far perdere i sensi a qualche impiegato del Comune, il quale dovrà star ben attento a che le arrabbiature e la furia distruttrice (scherziamo) con cui Ciccozzi si accanisce su certi complementi d’arredo,  non gli piombi sulla testa, rendendo necessario l’arrivo del 118 che di questi tempi a Caserta non garantisce certo un’evoluzione sicuramente fausta di un pronto soccorso.

Nei giorni scorsi un Ciccozzi adiratissimo, che al confronto “l’ira funesta del pelide Achille, lutti agli achei (infisso)” era un figlio dei fiori, avrebbe letteralmente scaraventato a terra la macchina del caffè dopo aver staccato con gesto perentorio il filo elettrico dalla presa. La macchinetta del caffè pare che non versi a questo punto, in buone condizioni di salute.

Il gesto di Ciccozzi non sarebbe stato causato da un raptus, da un colpo di sole che è qualcosa di diverso “dal caldo che fa“. Al contrario, sarebbe la evoluzione, la conseguenza di una fase altamente conflittuale tra lui e i dipendenti dell’ufficio-commercio, uno di quelli che lui dirige. Attenzione, però: stando alle testimonianze e a qualche elemento da noi raccolto, Ciccozzi avrebbe lamentato l’eccessivo tempo trascorso dai suddetti dipendenti nello stazionare, nel chiacchierare davanti alla macchina del affè.

Possiamo mai noi di CasertaCe biasimare questo tipo di rimprovero che di solito si fa per difendere la conservazione di uno straccio di produttività negli uffici pubblici? No, se il motivo di questa scenata fosse legato ad una lotta del Ciccozzi contro i fannulloni, i pelandroni, noi saremmo pronti a comprare uno di quei troni su cui vengono assisi i santi protettori, i patroni, in modo da portare in processione, nelle varie contrade, comesì come merita la fiducia che in loro viene riposta dai fedeli.

Insomma, Ciccozzi diventerebbe la nostra Madonna pellegrina. Ovviamente, noi non possiamo affermare con certezza che il motivo sia quello appena ipotizzato. Non possiamo soprattutto perchè la storia, il modo con cui il Ciccozzi ha fatto carriera, non è che rappresentino proprio una testimonianza dei valori della meritocrazia, della indiscutibile linearità di un percorso professionale.

Ma i fatti sono fatti e quindi non possiamo neppure escludere che, magari fulminato e convertito da qualche lettura sul welfare svedese o sul welfare tedesco che sono tali in quanto esiste una pubblica amministrazione seria, efficiente e innamorata dello stato nazionale per cui opera, abbia potuto intervenire a gamba tesa con una sorta di riproposizione della nota scena evangelica del Tempio e individuando, come strumento del peccato la povera macchina del caffè che tutto sommato non aveva alcuna colpa, visto che non è dotata dell’optional di una musica ammaliante o della musica di un flauto in grado di incantare il cobra.

Alla scena pare abbiano assistito una quindicina di cittadini-utenti che attendevano il loro turno, davanti allo sportello dell’ufficio tributi e che ovviamente hanno subito fatto conoscere l’accaduto in tutto il paese.

Ripetiamo, scherzi a parte, al di là dell’abuso di macchinetta del caffè e di un gesto che un dirigente non dovrebbe mai fare, noi di CaertaCe riteniamo per quello che è il dna di questo giornale, che sia ancora più importante cercare di capire i motivi di questo gesto, in modo da poterlo valutare e commentare con tranquillità ed avendo a disposizione tutti gli elementi per farlo.