MANETTE A CASERTA. L’imprenditore Pasquale Campanile perde le staffe e se la prende con Sant’Anna e la Madonna per il super compenso a Gennaro Rondinone e…
27 Giugno 2024 - 13:39
L’impossibilità di recuperare le somme impiegate, l’acquisto di materiale presso la Edil Marzo e il rapporto lavorativo con Gennaro Rondinone fanno perdere la pazienza al proprietario della Ciemmedil. Con Gioacchino Rivetti che ascolta e supporta il collega. Per Campanile la procura chiedeva l’arresto ai domiciliari per corruzione, ma la gip Vecchiarelli ha ritenuto che mancassero gravi indizi di colpevolezza
CASERTA – Continuiamo il nostro lavoro di analisi sull’ordinanza di custodia cautelare che ha portato agli arresti domiciliari l’assessore del comune di Caserta Massimiliano Marzo, i dirigenti Franco Biondi e Giovanni Natale, l’imprenditore Gioacchino Rivetti e il dipendente del comune Giuseppe Porfidia.
La procura di Santa Maria Capua Vetere aveva chiesto l’arresto ai domiciliari anche per l’imprenditore Michele Campanile, accusato di corruzione, assieme a Marzo e in concorso con il collaboratore di quest’ultimo, Magdi Khachermi, relativamente ad un affidamento da 43 mila euro, poi aumentato del 37% con le varianti, per la manutenzione ordinaria nelle scuole di Falciano e Centurano di pertinenza comunale.
Ma la gip Daniela Vecchiarelli, come per altri capi d’imputazione, non ha ritenuto gravi gli indizi di colpevolezza rispetto al presunto accordo corruttivo tra Campanile e Marzo.
I lavori affidati all’imprenditore proprietario della CIEMMEDIL, infatti, per i pm sarebbero legati all’acquisto di materiale dalla società di Paolo e Massimiliano Marzo, Edil
Per la procura sammaritana contesta infatti una specie di suddivisione dei voti tra Casale e Marzo tra le due famiglie casertane con esponenti storicamente legati al clan Belforte: i Rondinone votarono alle elezioni 2021 per il vicesindaco, i Capone furono grandi elettori di Marzo. Caso volle, poi, che i due candidati finirono in parità nelle preferenze, con oltre 800 voti a testa.
Un rapporto tra i Capone e i Rondinone che nei giorni della campagna elettorale ebbe il momento più grave, ovvero nei giorni del tentato omicidio di Gennaro e Gianfranco Rondinone del 22 settembre 2021, per il quale è stato condannato in via definitiva Raffaele Capone, figlio del ras del Belforte Giovanni Capone.
Probabilmente, questo fu il culmine di una situazione elettrica tra le due famiglie, con le frizioni che si sono pian piano dipanate. Rapporti, quindi, di pace, arrivati dopo il tentato omicidio e proprio le elezioni comunali di Caserta.
Tornando alle accuse su Campanile e Marzo, tra i due sembrava non scorrere buon sangue, almeno quando parlavano con altri.
Massimiliano Marzo, intercettato in una conversazione con Magdi Khachermi, il quale si lamentava che a lui Campanile non piaceva, definiva come “non buono” l’imprenditore e di aver mandato un suo uomo al cantiere di una delle scuole. Per la procura il “suo uomo” è Gennaro Rondinone che, effettivamente, compì dei lavori per la Ciemmedil, anche se la gip ritiene che manchi una prova chiara dell’accordo corruttivo basato sul lavoro di Rondinone.
E’ “dubbio”, scrive la giudice per le indagini preliminari, che la chiamata in cantiere di Gennaro Rondinone sia da ricondurre alle presunte promesse elettorali di Emiliano Casale.
E se per la procura Marzo era l’uomo dei voti di Capone e Casale quello dei Rondinone, forse davvero una pace c’è stata dopo il caso dell’accoltellamento, se poi sarà Marzo ad indicare come suo uomo, così come sostengono i pm, Gennaro Rondinone.
Campanile, dall’altra parte, si lamenta con Gioacchino Rivetti. Le doglianze sono davvero tante: il costo dei lavori di Rondinone, “mandato” da Marzo, che lui avrebbe pagato molto di meno in altre occasioni; il prezzo del materiale pagato alla Edil Marzo come, ad esempio, un fusto di pittura lavabile pagato, secondo Campanile, una cifra blu: ovvero 70 euro.
E sui controlli ai galleggianti dei bagni della scuola di San Clemente, infine, sembra quasi esonerarsi dalle responsabilità sui materiali, dicendo a telefono con Rivetti che se il materiale non era ignifugo potevano andare dall’assessore Marzo, visto che l’aveva acquistato dalla società di famiglia.
Campanile, secondo la procura, si aspettava per queste spese qualcosa in cambio, ovvero dei lavori nella scuola primaria che, però, non gli saranno affidati dal comune di Caserta. E l’imprenditore si sfoga, ancora una volta, con Rivetti, che diventa una specie di psicologo delle sofferenze di Campanile.
Il proprietario di Ciemmedil scopre di essere stato fatto fuori da alcuni cantieri scolastici e perde proprio la pazienza. Quando scopre che, dice Campanile, “me l’hanno messo in c**o“, l’imprenditore si allontana dagli uffici e poco dopo a telefono con Rivetti si libera dalla rabbia, bestemmiando la Madonna e sant’Anna – santa patrona di Caserta, probabilmente non a caso – dinanzi alla sua certezza di non recuperare le somme di denaro impiegate.