SOLDI E CEMENTO. A CASERTA altre case in una zona vietata grazie al voto dei consiglieri comunali. La barzelletta di Carlo Marino sull’edilizia residenziale

25 Febbraio 2025 - 12:47

Sconcertante soprattutto il voto dei consiglieri di minoranza che hanno dato il loro okay, ma anche l’uscita dall’aula e dunque l’astensione di alcuni consiglieri di opposizione, che si sono bevuti la frottola dell’interesse pubblico. L’opposizione avrebbe dovuto votare contro, studiando con attenzione cosa sia una ZONA F6, come ha invece spiegato Stefania Caiazzo, ex assessora, che di professione fa la docente universitaria di Urbanistica. Durissimo l’attacco della professionista che parla di colata di cemento

CASERTA – Il post Facebook di Stefania Caiazzo, importantissima architetta ed ex assessore del comune di Caserta, fuggita dopo poche settimane, è utile a capire cosa stia succedendo nella frazione di Puccianiello

più che per noi, che conosciamo la materia PUC e derivati, certamente non come la citata professionista, ma per chi non è esattamente edotto dell’Urbanistica.

Stefania Caiazzo, infatti, semplifica il concetto: il consiglio comunale di Caserta sta dando il via libera ad una colata di cemento.

E succederà da un progetto sviluppato dal compianto imprenditore Gianfranco Tedesco, ingegnere deceduto nel 2022 e un tempo a capo dell’impresa Urbania, che dal 2010 ha portato avanti il progetto della costruzione di 300 appartamenti a Puccianiello, legati ad un piano regionale di edilizia residenziale, prima bocciato per il parere negativo del comune di Caserta, decisione poi ribaltata dal Tar Campania e dal Consiglio di Stato.

Qui si scontrano due tesi. La prima: per il dirigente del comune di Caserta, Luigi Vitelli, chiaramente imbeccato da chi decide il destino di storie così importanti, ovvero il suo subordinato (sic!) Franco Biondi, e il sindaco Carlo Marino, la zona F6, ovvero quella dove la Urbania è pronta a costruire 60 appartamenti sui 300 appena citati, può essere stravolta nella sua funzione originale se si tratta di edilizia residenziale.

E’ ammessa la realizzazione soltanto di attrezzatura pubblica di interesse comune (scolastiche, religiose,culturali,sociali, assistenziali, amministrative, annonarie, per pubblici servizi quali uffici postali, sicurezza civile, ecc.) ed impianti tecnologici (per il trattamento dei rifiuti solidi e delle acque reflue)

Così c’è scritto chiaramente rispetto alla ZONA F6 nelle norme attuative del Piano regolatore generale del comune di Caserta, al momento l’unico documento urbanistico della città, visto che da quattro anni deliberatamente il sindaco Carlo Marino e il dirigente Franco Biondi tengono chiusi nei cassetti i documenti per l’approvazione del PUC, ovvero lo strumento di pianificazione territoriale che darebbe un maggiore controllo sulle costruzioni edificabili in città, limitando, ad esempio, operazioni come questa concessione in deroga al piano regolatore del permesso di costruire.

Quindi, la zona F6 è dedicata alla realizzazione di strutture e servizi per la collettività, ovvero l’interesse comune, collettivo.

Per il dirigente Vitelli e l’assessore Massimiliano Rendina, che firma anche lui la proposta di delibera, votata ieri, lunedì, ma che non siamo esattamente certi abbia letto, i 60 appartamenti privati, che saranno venduti a prezzi calmierati, ma pur sempre privati, vedono un “interesse pubblico alla realizzazione“.

E grazie Vitelli, e grazie Rendina. È ovvio che l’edilizia residenziale, le case da vendere o da fittare a chi ha meno capacità hanno un interesse pubblico, ma è interesse comune, come prevede la zona F6? A nostro avviso, no. Tesi evidentemente sposata dall’architetta Caiazzo che parla di case, 24 mila metri cubi al posto di attrezzature pubbliche.

Ma il voto del consiglio comunale di ieri favorevole alla deroga del permesso a costruire chiesto dalla famiglia Tedesco, non fa altro che creare un lotto residenziale di 60 appartamenti dove, in realtà, doveva essere costruito un qualsiasi altro progetto, un parco, un giardino. Perché c’è una differenza tra interesse pubblico e interesse comune, utilizzo comune. Un qualcosa che Carlo Marino, Franco Biondi, Luigi Vitelli, Massimiliano Rendina e tutti i consiglieri comunali che hanno votato la delibera non conoscono o fanno finta di non conoscere.

Roberto Desiderio, Donato Aspromonte, Pasquale Napoletano, Elio Schiavo e Alessio Dello Stritto, che in linea teorica sono membri dell’opposizione, hanno opposto ben poco, votando anche loro favorevolmente alla proposta dell’amministrazione. Non si tratta di votare contro a priori, ma lasciarsi convincere da questa lettura del concetto di attrezzatura pubblica di interesse comune, che con le case in vendita non pare avere molto a che vedere, dimostra poco studio della materia o comunque l’attenzione a qualcosa che non è la normativa vigente.

Male, in realtà, anche chi non ha votato – Donisi, Del Rosso – che sono usciti dall’aula e quindi non hanno avuto la forza di votare contro, ma solo di allontanarsi, un po’ pavidamente, al momento dell’alzata di mano, dopo aver fatto anche dichiarazioni in contrasto, come nel caso di Donisi, unico consigliere di maggioranza capace di porsi in maniera distante da quella che sulla carta dovrebbe essere la sua posizione, ovvero quella dell’amministrazione Marino. Ma si sa, Donisi da qualche anno a questa parte sembra essere un po’ slegato da chi guida il Partito Democratico nell’assemblea comunale del capoluogo.

Su Giovine un discorso a parte va fatto, perché si è allontanato dall’aula dopo aver parlato in maniera fortemente negativa su questo permesso in deroga. Il consigliere ha poi spiegato che l’assenza era dovuta a motivi di salute, dovendo seguire specifiche cure sulle quali non ci pare il caso di tornare.

Chiaramente questa storia non finisce qui. Torneremo nei prossimi giorni sulla vicenda, su sentenze del Tar citate forse in maniera un po’ ardita e non solo.

IL POST DI STEFANIA CAIAZZO:

Anche i giornali danno confusamente questa notizia. Nello stile più in voga ultimamente delle notizie nascoste sotto altri titoli, dentro altri articoli. Il Consiglio Comunale di Caserta approva in deroga una lottizzazione residenziale per 60 nuovi alloggi di housing sociale, per circa 24000 metri cubi di cemento.

Senza Piano urbanistico. Senza Valutazione ambientale strategica. Senza dimensionamento abitativo. Senza partecipazione pubblica.

Alla faccia della pianificazione, del piano territoriale di coordinamento provinciale, del consumo di suolo zero, dei cambiamenti climatici, del riuso e della rigenerazione urbana.

Con un permesso di costruire in deroga su una zona del Prg vigente che destina tale area a ZONA OMOGENEA F6 nella quale è ammessa la realizzazione soltanto di attrezzature pubbliche. La notizia chiara che dovrebbe essere data dai giornali è questa: A Caserta altre case per 24000 metri cubi di cemento e altre strade al posto delle attrezzature pubbliche.

Abbastanza semplice fare un titolo.