S.CIPRIANO. Troppi parenti di camorristi in giunta e in consiglio comunale. E anche nell’Utc c’è il nipote del boss Nobis “Scintilla”. Ma ora ad Agrorinasce è arrivata finalmente la Troncone

19 Giugno 2025 - 13:52

Lucia Diana, cugina diretta di Orlando Diana, accusato dalla DDA di Napoli e connesso all’imprenditore di camorra Pino Fontana, è la nuova assessora del sindaco Vincenzo Caterino, presidente della società provinciale Gisec. E l’ingegnere comunale Quintino è nipote del braccio destro di Michele Zagaria. I rapporti familiari e la questione Agrorinasce

SAN CIPRIANO D’AVERSA – Era il marzo del 2022 quando Giuseppina Barbato, cugina diretta, cioè di primo grado di Francesco Barbato detto O’Sbirro, uno degli uomini più vicini a Nicola Schiavone, figlio e successore di Francesco Sandokan Schiavone, poi divenuto collaboratore di giustizia, con un post al vetriolo aveva deciso di lasciare il suo ruolo da presidente del consiglio comunale nell’amministrazione guidata dal sindaco Vincenzo Caterino.

Si sentiva abbandonata dal sindaco e probabilmente era la stessa emozione che provava suo marito, ovvero Orlando Diana, indagato a piede libero dalla DDA di Napoli nell’ambito dell’indagine che mette insieme il sistema attraverso cui il clan dei Casalesi si era insinuato in tantissimi Comuni della provincia di Caserta e Napoli, anche quello capoluogo, per controllare gli appalti dei servizi sociali, ma anche diversi meccanismi di gestione dei servizi sanitari partendo dalle incredibili modalità con cui ottenne, a soli 20 giorni di distanza dalla dichiarazione del lockdown per il Covid, un super appalto per processare i tamponi dalla Asl Napoli 3 che lui sfrutta organizzando l’attività di verifica dei campioni prelevati ad opera di diversi laboratori, anche dell’agro aversano e dell’Asl Napoli 2, ossia al di fuori del perimetro di Napoli Sud, e dunque dell’Asl NA3.

ORLANDO DIANA MAI CONDANNATO. MA PER I PENTITI ERA LA FACCIA PULITA DEL BOSS ZAGARIA

Orlando Diana è stato ed è un personaggio di spicco della politica in quel di San Cipriano d’Aversa.

Nel 2010 si candidò e fu eletto nella lista che sostenne Enrico Martinelli, risultato vincitore salvo poi essere travolto dalle inchieste giudiziarie che ne determinarono anche l’arresto e la successiva condanna per concorso esterno in associazione per delinquere di stampo mafioso (IL LUNGO FOCUS SU DIANA).

Orlando Diana è stato più volte definito un uomo vicino al clan dei Casalesi da importanti collaboratori di giustizia quali Massimiliano Caterino, che lo collega ad un vincolo con la fazione di Michele Zagaria, tramite la parentela con l’imprenditore di camorra Pino Fontana. Invece, Nicola Schiavone lo segnala come “la faccia pulita di Michele Zagaria al comune di San Cipriano“. Attenzione, non ci sono condanne in capo a Orlando Diana, ma importanti dichiarazioni di pentiti di spicco dei clan, oltre all’inchiesta della DDA sui Servizi Sociali. Poco più di un anno fa, infine, il fratello, Francesco Diana, è stato condannato ad un anno e due mesi di reclusione in rito abbreviato, accusato di detenzione di arma clandestina, detenzione illegale di armi comuni da sparo, ricettazione e detenzione abusiva di munizioni (CLICCA E LEGGI).

L’ABBRACCIO CON IL SINDACO E LA QUESTIONE DELLA PEN DRIVE DI CAPASTORTA

La delusione di Giuseppina Barbato, sembrava allontanare il sindaco e presidente Gisec Vincenzo Caterino dalla famiglia Diana. Poi arrivò una foto, pubblicata dalla collega Marilena Natale, in cui Caterino e Orlando Diana si abbracciano felicemente (CLICCA E GUARDA).

“Secondo la Dda – spiega nella sua narrazione Marilena Natale, in precedenza ai fatti appena narrati – Orlando Diana avrebbe custodito armi e partecipato all’organizzazione di un agguato e, per ultimo, sarebbe lo stesso “Orlando” che avrebbe comprato la pendrive dal poliziotto Oscar Vesevo – svela la Natale – Tutto questo sta negli atti processuali e nella sentenza Medea”.

E ovviamente, Marilena Natale – e anche noi – ci chiedevamo quale fosse la posizione di Vincenzo Caterino rispetto a tutta la carriera di Orlando Diana, i suoi risultati e anche certi rapporti che sembrano oscuri. Stessa cosa facevamo per la segretaria comunale, Anna Lisa Simone, già segretaria comunale al Comune di Pignataro Maggiore, quello in cui è sindaco Giorgio Magliocca, ratificatore formale, per ordine di Giovanni Zannini, della nomina di Vincenzo Caterino sindaco di San Cipriano, a presidente della Gisec. E sarebbe stata importante la posizione di Simone, visto che lei è un giudice, ricoprendo il ruolo di Got, Giudice onorario di tribunale che valuta casi e controversie di natura sia civile sia penale, per un periodo complessivo di circa tre anni.

LA PACE SANCITA DA UNA NOMINA?

L’abbraccio tra Caterino e Diana ha quindi sancito una pax tra i due, dopo la delusione e le dimissioni della moglie, forse dettate anche dalla paura di una possibile commissione d’accesso per possibili infiltrazioni antimafia? Se non c’è mai stata guerra, sicuramente quella foto prova una corrispondenza di amorosi sensi, politicamente parlando. E pare che la cosa possa essere sancita da una nomina di pochi giorni fa. Infatti, Vincenzo Caterino ha nominato quale assessora la cugina diretta di Orlando Diana, ovvero Lucia Diana, con delega allo Sport e alla Cultura.

Non esattamente un ramo nevralgico della città, ma comunque si dimostra un ritorno della famiglia Diana all’interno dell’amministrazione di Vincenzo Caterino. E non è l’unica parentela tribolante al municipio di San Cipriano d’Aversa.

IL CASO DELL’INGEGNERE QUINTINO

Parliamo del funzionario tecnico Moreno Quintino, l’ingegnere del comune di San Cipriano d’Aversa, entrato con il concorso PNRR a tempo determinato, poi stabilizzato a tempo indeterminato a seguito di un decreto portato avanti dall’ex ministro Renato Brunetta.

Di Quintino su CasertaCe abbiamo già scritto rispetto alla gestione delle gare d’appalto, sempre particolari, in quel di San Cipriano. Ora dobbiamo aggiungere un dettaglio parentale importante. Attenzione, Moreno Quintino non è mai stato condannato, mai stato imputato e neanche indagato a quanto ne sappiamo. E quindi potremmo anche pensare, seppur non l’abbiamo mai sentita una dichiarazione simile, che abbia preso pubblicamente le distanze da suo zio – non sappiamo se diretto o acquisito – Salvatore Nobis Scintilla, storico camorrista del clan dei Casalesi, collaboratore del boss Michele Zagaria.

Se le colpe dei padri non devono ricadere sui figli, ancor di più quelle degli zii non devono ricadere sui nipoti. Però esiste il problema delle parentele pericolose all’interno delle amministrazioni comunali dell’agro Aversano. E se vogliamo – e lo vogliamo – credere alla totale buonafede di Quintino, non possiamo non dimenticare la storia politica e giudiziaria di questi comuni, in cui i rapporti familiari, sfortunatamente, hanno inciso nel modo peggiore possibile sull’uso del denaro pubblico.

IL BENE CONFISCATO ALLO ZIO E IL SUO RAPPORTO CON AGRORINASCE

Moreno Quintino gestisce gli appalti pubblici ed è nipote del boss Nobis Scintilla. Due frasi corrette, veritiere ma che possono portare ad una dietrologia, anche pensando alla capacità economica e imprenditoriale del capo della fazione, Michele Zagaria. In che modo si può evitare il retropensiero? Quintino deve esprimersi, essere chiaro e confermare quello che pensiamo anche noi, ovvero che lui da quella parte della famiglia è distinto e distante. Un modo per unire la necessità di distanziarsi dalle scelte criminali di parenti, circostanza non rara in agro Aversano per dipendenti e amministratori pubblici, e la volontà di non precludere nulla anche a chi è unito familiarmente a soggetti pericolosi.

Lo farebbe per lui, per il comune in cui lavora, ma anche per il consorzio intercomunale Agrorinasce, in cui Quintino ha partecipato in diverse procedure. E il consorzio guidato da Giovanni Allucci, che ha avuto i suoi problemi con i tentativi di infiltrazione di ditte di camorra (clicca e leggi) e proprio di soggetti vicini a Michele Zagaria, gestisce bandi relativi proprio a beni confiscati a Scintilla Nobis, di cui Quintino è nipote.

Concludendo, aggiungiamo che siamo certi che l’ingresso come presidente Agrorinasce di Maria Antonietta Troncone, ex procuratrice capo di Aversa e Santa Maria Capua Vetere, voluta lì da Vincenzo De Luca, da Giovanni Zannini, che tanto si è adoperato per la sua cittadinanza onoraria a Mondragone, e soprattutto dalla guida dell’Agenzia ai beni confiscati, Mario Morcone, possa dare una svolta, una guida solida e saggia, lontana da questi inciampi su aggiudicazioni discutibili.