Falsi diplomi, in 33 verso il processo. Ci sono dentro anche casertani

9 Luglio 2025 - 19:29

La Procura della Repubblica ha chiuso le indagini preliminari

CASERTA – È un’indagine di cui ci siamo occupati, pur essendo incardinata presso la Procura della Repubblica di Benevento.

Questo perché si è concretizzata con l’emissione di alcuni ordini di custodia cautelare ai domiciliari, tuttora in vigore per alcuni degli indagati. La vicenda riguarda il rilascio di falsi diplomi professionali di “Operatore dei Servizi di Ristorazione del settore Ristorazione Cucina e Sala Bar”, riferiti all’anno scolastico 2012/2013, da parte del Centro Studi di Durazzano.

L’indagine è giunta ora alla sua chiusura formale, con la notifica degli avvisi di conclusione delle indagini preliminari a 33 persone, tra cui tre residenti in provincia di Caserta: due a Marcianise e una a Casapulla.

Secondo l’accusa, i diplomi venivano rilasciati senza che gli esami venissero realmente svolti, attraverso la falsificazione di atti pubblici. Su molti degli indagati, tra cui Giuseppe Sica di Marcianise, pende anche l’accusa di associazione a delinquere.

Il sistema illecito sarebbe stato ideato da tre persone: Salvatore Ammaturo, Salvatore D’Avanzo e Francesco Visone, che si trovano attualmente agli arresti domiciliari a diversi mesi dall’esecuzione delle misure cautelari. Un’accusa, la loro, che ha superato anche il vaglio, solitamente rigoroso, del Tribunale del Riesame.

Tra gli indagati figura anche il direttore del Centro Studi, Renato Serpico.

Per quanto riguarda il ruolo di Giuseppe Sica, egli sarebbe stato incaricato di reclutare persone interessate a ottenere il falso titolo, necessario per partecipare ai bandi di aggiornamento della Terza Fascia del personale ATA. Il “prezzo” per ciascun diploma era di 1.000 euro.

Le altre due persone casertane coinvolte nell’inchiesta sono Teresa Ianniello e Angela Tierno, che non risultano indagate per associazione a delinquere, ma devono rispondere di diversi reati legati alla falsificazione di atti: falso in atto pubblico in concorso (art. 476 c.p.), falso in certificati (art. 477 c.p.) e falsità materiale commessa dal privato (art. 482 c.p.).

Tutti gli indagati avranno ora 20 giorni di tempo per chiedere di essere interrogati dal pubblico ministero titolare dell’inchiesta o da un suo delegato della polizia giudiziaria, oppure per presentare memorie difensive o documentazione utile a dimostrare la propria estraneità ai fatti.

Terminata questa fase, si procederà con gli interrogatori. A conclusione di questa attività, il pubblico ministero deciderà se avanzare – come appare probabile, considerando l’esito favorevole del Riesame – la richiesta di rinvio a giudizio per tutti gli indagati, oppure il loro proscioglimento. Ma per questo bisognerà attendere ancora qualche mese.