FIUMI DI DANARO. I soldi delle estorsioni di TRENTOLA a CASAL e SAN CIPRIANO. I 20 nuovi NOMI degli affiliati stipendiati
22 Novembre 2019 - 18:20
TRENTOLA DUCENTA – (g.g.) E’ notorio che Trentola Ducenta abbia rappresentato un target fondamentale per il clan dei casalesi. Questo perchè Trentola è un comune ricco, pieno di attività imprenditoriali e dunque ad alto fatturato criminale per quel che riguarda le estorsioni. Nella carrellata dei pentiti che raccontano gli ultimissimi anni di gestione criminale targata clan dei casalesi, oggi è la volta di Umberto Venosa che appartiene ad una famiglia storica di San Cipriano che in un certo periodo ha anche tenuto le redini complessive del clan, Raffaele, gestendo la cassa comune.
Le estorsioni di Trentola negli anni 2012, 2013 cioè quando Zagaria era in carcere da un anno, sono state convogliate in larga parte verso Casal di Principe e San Cipriano. Umberto Venosa racconta che Alberto Ogaristi aveva un elenco di persone da stipendiare. Nel “monte estorsioni” erano comprese anche le macchinette, cioè le slot i cui ricavi erano gestiti da altri esponenti del gruppo Zagaria, dobbiamo ritenere i Capaldo, ma che diventavano anche fonte di guadagni aggiuntivi per i bar e i locali che li ospitavano e quindi di ulteriori riscossioni.
I nomi di 20 beneficiari di questi incassi sono contenuti nello stralcio dell’ordinanza che pubblichiamo interamente in calce. Qualche personaggio è inedito ma tutto sommato si tratta di seconde file. C’è ad esempio Giuseppe Verrone, detto Peppe a merda che in quel periodo era legato strettamente alla famgilia Venosa essendo il compagno-fidanzato di Mary Venosa, figlia del boss appena citato Raffaele Venosa.
La famiglia Cantone, che come abbiamo visto ha continuato ad essere attiva attraverso l’opera di Maria Rotonda Di Sarno, moglie di Raffaele Cantone o malapelle e successivamente attraverso la partecipazione ai fatti criminali di Pino Cantone, figlio di entrambi, non ha tollerato la situazione che si era creata. Umberto Venosa racconta che ad un certo punto Alberto Ogaristi non gli riconobbe più lo stipendio frutto delle estorsioni di Trentola, perchè dovette far transitare molti di quei soldi, proprio a Pino Cantone, in quanto erede dell’ex boss e dell’antico capozona Raffaele Cantone.
QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA