AVERSA. La storia di Alessia prima sposa transgender nel Docufilm Nata Femmena di Rai3

21 Luglio 2018 - 19:56

AVERSA (Lidia de Angelis) – Alessia Cinquegrana, la prima trans ad essersi sposata in Municipio, ad Aversa, lo scorso aprile, è una delle protagoniste del Docfilm, andato in onda nella notte del 19 luglio alle 23.45 su Rai3 a “Doc3”, il programma di Fabio Mancini. Il documentario si intitola “Nata Femmena” titolo simbolico, che racconta delle storie di due giovani nati femmine in corpo maschile, che nonostante le avversità e le zona difficili, riescono a diventare se stessi, cioè donne. Il termine femmenèlla o femminiello, ci si riferisce ad un maschio omosessuale con espressività marcatamente femminili. Nata Femmena, il documentario di Pasquale Formicola ed Elisabetta Rasicci, indaga la trasformazione del “femminiello” napoletano, sdoppiatosi attualmente nella figura globalizzata della transgender e della drag queen. Questa storia è raccontata attraverso 2 personaggi: la prima storia è quella di Alessia Cinquegrana, nata come Giovanni, 29 anni, prima sposa trans in Italia. La seconda è la storia di Alessandro Saggiomo, 25 anni, attore e drag queen, noto con il nome di Mamy O’Hara, attivista del mondo LGBT napoletano ed aspirante nuova RuPaul.

Davanti al Santuario della Madonna dell’Arco, Alessia prega per ottenere un’ultima grazia: il suo ultimo desiderio è quello di poter diventare madre, adottando una bambina. Alessandro Saggiomo è un giovane piastrellista di Scampia, ma di notte si trasforma in Mamy O’Hara, una drag queen difficile da non notare. L’intero documentario, prodotto da VeridisQuo, viaggia su due linee di narrazione: ad Aversa c’è Alessia Cinquegrana, nata Giovanni Cinquegrana, che per lo Stato Italiano è una donna a tutti gli effetti, eppure non si è ancora sottoposta all’operazione chirurgica finale. Nel luglio del 2017 ha sposato Michele con un rito religioso scontrandosi ferocemente con i dogmi della Chiesa Cattolica. La voglia di riscatto sociale di Alessia passa dal mega matrimonio all’inizio di un’attività imprenditoriale. Con la possibilità, offerta dallo stato italiano, di usufruire di fondi di sviluppo per le imprese giovanili, Alessia ha aperto un negozio di abbigliamento femminile. Eppure manca ancora qualcosa. Davanti al Santuario della Madonna dell’Arco, Alessia prega per ottenere un’ultima grazia: il suo ultimo desiderio è quello di poter diventare madre, adottando una bambina.

Una realtà che nasconde origini storiche antichissime e che, non a caso si è sviluppata a Napoli, una città da sempre capace di essere laboratorio di tolleranza e accoglienza se, come certifica il rapporto dell’Osservatorio Nazionale sull’Identità di Genere, ancora oggi ospita la più grande comunità transgender del Mediterraneo. Nelle generazioni più giovani però si assiste oggi al doppio fenomeno dell’inculturamento, per il quale alcuni di coloro che in passato si sarebbero definiti “femminielli” oggi si definiscono semmai “trans”. Segnali di civiltà dove non si credeva potessero esserci.

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