AVERSA. Nico Carpentiero si “traveste” da donna, e che donna, per attaccare il sindaco. Ormai siamo vicini a una maggioranza Graziano-Zannini

13 Aprile 2020 - 16:00

AVERSA – Il disappunto deve essere ancora molto forte, se Nico Carpentiero, da qualche giorno ex assessore al Bilancio, carica dalla quale è stato revocato dal sindaco Alfonso Golia, cerca nella tragedia quella sorta di lenimento dal dolore tipico di chi prova ad anestetizzarlo rotolandovisi dentro.

Carpentiero si trasfigura e si trasforma nella bellissima Francesca da Rimini, attingendo a uno dei versi più noti e importanti della Divina Commedia, per intenderci quello che precede il verso dei versi, sull'”amor…amor…amor…c’ha nullo amato amar perdona”.

Oddio, si tratta di una libera interpretazione, fatta attraverso la sostituzione dell’italiano moderno con quello del Dolce Stil Novo, dato che nella lingua di Dante quel verso significa una cosa un po’ diversa, anzi un bel po’: il verbo “offende” significa “mi travolge”, “mi avvince”.

Vabbè, non stiamo a spaccare il capello e passiamo all’economia.

Dunque, l’ex assessore al Bilancio si ritiene offeso e non più “avvinto”. Offeso dal sindaco Alfonso Golia, a cui probabilmente paragona il tiro mancino che il papà di Francesca consumò nei confronti della figlia, quando in chiesa, invece di Paolo Malatesta, che lei già amava, le fece trovare il fratello Gianciotto, bruttissimo rispetto a Paolo, perché questo era l’accordo preso con il padre dei due fratelli.

Insomma, Nico si sente un po’ Francesca: ma come, un mese fa mi hai quasi implorato affinché io ritirassi le dimissioni e ora non solo mi revochi, ma mi spedisci il messo comunale a casa a notificarmi il provvedimento senza avvertire il bisogno di dirmelo in faccia e di spiegarmi le motivazioni?

Ora la piantiamo con la parafrasi, anche perché questa è roba serissima, che ha trovato proprio nei grandi interpreti dei versi danteschi l’espressione più importante della storia di tutte le letterature del mondo.

Ad Aversa c’è una crisi politica. E adesso, siccome amiamo i contrasti, dalla poesia passiamo alla prosa popolare e popolaresca.

Alfonso Golia, inebriato dalla vittoria nettissima raccolta alle elezioni comunali, nelle quali il suo nome viaggiò ben più forte delle liste che lo appoggiavano, compì un atto tipico dei sindaci che dopo le elezioni si svegliano con l’idea di esser diventati i re del mondo: una bella giunta di tecnici, di persone serie, per bene, a partire dall’assessore ai Lavori Pubblici Benedetto Zoccola, divenuto vicesindaco dopo la clamorosa uscita dalla giunta di un altro assessore, Fadda, addirittura amico di infanzia del sindaco Golia e che ha preferito, pensate un po’, tornarsene al lavoro in provincia di Bergamo, cioè nel luogo più contagiato del mondo, dove il coronavirus ha fatto già migliaia di morti e dove svolge la funzione di segretario comunale, pur di non vedere più in faccia la mattina il primo cittadino e quei consiglieri comunali che lo bersagliavano un giorno sì e l’altro pure, criticando il modo in cui svolgeva la funzione di assessore.

La lettura di questo comunicato non ci consente ancora di entrare nel merito tecnico della disputa, dato che non conosciamo i numeri del bilancio e dunque non li possiamo confrontare con le previsioni del Tuel in quello che è il breve viaggio della morte tra lo status di comune strutturalmente deficitario e la dichiarazione di dissesto finanziario. Ma per noi è un dejavù.

Soprattutto nel Sud Italia, soprattutto in provincia di Caserta e ancorpiusoprattutto nell’agro aversano, l’ultimo modello a cui puoi ispirarti quando vai ad occupare la poltrona in una giunta è quello di Quintino Sella, l’uomo che risanò più di 100 anni fa l’economia italiana, raggiungendo forse, per l’unica volta nella storia, il cosiddetto pareggio di bilancio.

Ne abbiamo visti di assessori accoppati dal fatto di essere estranei rispetto al modus operandi. Alfonso Golia ha già capito che se i consiglieri comunali non hanno dei vantaggi attraverso il controllo diretto o indiretto di sezioni di potestà amministrativa, lo mandano a casa senza star lì a pensare che si tratterebbe di un gesto impopolare compiuto ai danni di un sindaco che ha superato ampiamente il 60% dei consensi, ma che li ha anche presi combattendo contro nessuno, perché, senza mancare di rispetto ai competitors, sia Peppe Stabile che l’altro Golia si sono dimostrati avversari impalpabili. Insomma, senza mangiatoia e bassa clientela Golia, come del resto il 95% dei sindaci del Sud, è destinato ad andare a sbattere.

E allora che ci sta a fare Stefano Graziano?

Non ti preoccupare Alfonso, ci penso io a far quadrare tutti i conti. Però, per prima cosa devi sbarazzarti di questo assessore rompiscatole che crede di operare in un comune dell’Olanda. Noi, caro Alfonso, dobbiamo fare la politica e dopo esserci portati ad Aversa la sede di comune capofila dell’Ambito dei Servizi Sociali – nel quale, non ti preoccupare, ti metto a disposizione Marco Villano che ti fa un servizietto preciso e misurato – dobbiamo inserire al Bilancio un assessore che non rompa le scatole e non parli di dissesto c0me ha fatto Carpentiero. Perché se si fa il dissesto, noi la mangiatoia come la teniamo aperta?

L’interpretazione del pensiero di Graziano non sarà letterale, ma conoscendo il personaggio forse è sì approssimata, ma per difetto.

La lite tra Carpentiero e la sua dirigente di riferimento, altro tormentone di questo primo anno di amministrazione, è un altro format tipico. Quando, infatti, certi assessori, con una certa mentalità, tipo Nello Spirito a Caserta, vogliono fornire un’impronta rigorista ai conti, trovano sempre come primo ostacolo il dirigente.

E se un dirigente ti sta contro vuol dire che il sindaco, il quale magari fa finta di prendere le difese del suo delegato in giunta, gli sta invece costruendo la bara.

Se così non fosse, state tranquilli che quei marpioni dei dirigenti comunali, formidabili sniffatori dell’aria che tira, non solo ad Aversa, non andrebbero certo a scontrarsi con l’assessore, non avendo la certezza di essere tranquilli perché con le spalle coperte dal sindaco.

Beh, è trascorso un anno e possiamo già dire che della famosa “giunta del sindaco” rimarrà ben poco. In tre già sono saltati per motivi diversi. Rimarrà Zoccola, non a caso nominato vicesindaco, perché è in grado di parlare con il suo concittadino mondragonese Zannini, che di fronte alle intemperanze della consigliera Eugenia D’Angelo e di qualche altro amico di Gennaro Oliviero, potrebbe mettere a disposizione di Golia e Zozzola, allo scopo di sostituire i ribelli, gli oppositori o presunti tali Innocenti e Olga Diana. Il primo zanniniano fin dalle elezioni comunali, nelle quali però ha corso nelle liste di Stabile, cioè con una parte del centrodestra; la seconda eletta addirittura con la Lega di Salvini e oggi transitata nell’area del consigliere regionale di Mondragone.

Insomma, niente di nuovo sotto al cielo se non la promessa che Nico Carpentiero formula nel suo documento su una prossima denuncia di presunte irregolarità alle autorità competenti.

Procura della Repubblica presso il Tribunale o Procura presso la sezione regionale della Corte dei Conti? Forse entrambi.

L’amministrazione Golia, ammesso e non concesso che l’abbia mai avuto, ha già perso quel crisma dell’extraordinario che il sindaco, ubriacato dai voti presi, riteneva di possedere.

QUI SOTTO IL DOCUMENTO DELL’EX ASSESSORE: