AVERSA. Ops! Forleo, arruolato nella legione straniera di Giovanni Zannini, prima chiede di andare al Cardarelli e poi rinuncia. Ma la sua denuncia è notizia di reato e…

16 Maggio 2021 - 11:57

00999Le solite “tarantelle” attorno alle sorti di questo ginecologo che da consigliere comunale è diventato più virtuoso di Nureyev in quanto a giravolte

 

AVERSA – Che fine ha fatto la richiesta di annullamento in autotutela presentata nel novembre scorso dal ginecologo dell’ospedale Moscati di Aversa Francesco Forleo?

Perché l’idea che ci siamo fatti è che la cosa sia finita nei proverbiali tarallucci e vino.

Ma quella non era una istanza come tante altre, presentate da chi ritiene, con dubbie argomentazioni, di aver ricevuto un sopruso, un iniquo trattamento nella procedura di definizione di un concorso pubblico.

No, in quella richiesta di annullamento dell’intera procedura concorsuale, con la quale l’Asl di Caserta (e chi altrimenti!) copriva il posto di primario del reparto di ginecologia del già citato ospedale San Giuseppe Moscati di Aversa, veniva esposta una ricostruzione da cui emergevano, a nostro avviso, delle vere e proprie notizie di reato.

Sapete bene che ormai noi usiamo spesso questa espressione, che si collega direttamente alle funzioni descritte dalla Costituzione Italiana nel corpo della sua parte relativa all’Ordinamento dello Stato e relative alla cosiddetta “obbligatorietà dell’azione penale”.

Il fatto che la usiamo spesso non significa che la usiamo a cuor leggero.

Così, giusto per dire.

Se, a un certo punto della storia di questo giornale abbiamo deciso di interpretare questo registro quasi solenne, è perché tutta questa esperienza, le migliaia di ore trascorse sugli atti giudiziari, sulle sentenze delle Corti della Legittimità e anche su quelle della stessa consulta, ci tranquillizzano e ritenendo di possedere un’intelligenza media dopo tutto questo lavoro, siamo in grado di esprimerci, nei nostri articoli, segnalando quelle che a nostro avviso sono notizie di reati, forti di una cognizione di causa largamente sufficiente.

Poi, se l’espressione entra frequentemente nei nostri articoli, ciò capita non per un suo uso troppo leggero, ma perché in provincia di Caserta occorrerebbe un altro Codice Penale, formato al massimo da quattro o cinque articoli, in modo da ridurre l’uso dell’espressione “notizia di reato”, che al contrario con il Codice Penale vigente, in Italia la incroci proprio dappertutto.

Non parliamo, poi, di quando si affrontano temi e vicende riguardanti l’Asl di Caserta.

Veniamo, come si suol dire, dal morto, dato che poche ore fa, precisamente ieri sera, abbiamo scritto un articolo che riportava la ricostruzione di un giudice che considerava fondata l’accusa, formulata ad Antonio Stabile, figlio del dominus della Fials Salvatore, di vendersi letteralmente i malati psichiatrici.

Però, noi dobbiamo sforzarci ogni volta, laicamente, per non farci sopraffare da un pregiudizio che peraltro sarebbe solidamente e graniticamente fondato, su ordinanze come quella di cui stiamo trattando relativamente alla nefandezze consumate nel Dipartimento di Salute Mentale, di stanza proprio ad Aversa.

E allora, diciamo che tutti gli imbrogli, perché così si configurano nella richiesta presentata all’Asl da Francesco Forleo, che avrebbero portato la commissione a premiare, per quel posto di primario, Antonietta Martinelli di Casal di Principe, proprio a scapito del Forleo, non sono oro colato.

Ed effettivamente non lo sono, perché quella è solamente la tesi di Forleo, il quale, come potete leggere dall’articolo da noi pubblicato al tempo (clicca qui) sosteneva che nella definizione del punteggio non fossero state incredibilmente considerati gli anni in cui lui, pur non avendone i gradi, aveva svolto costantemente la funzione di primario della Ginecologia del “Moscati”.

Sempre nel nsotro articolo di novembre, dimostrammo che se effettivamente le cose erano andate come Forleo raccontava, quella commissione, presieduta se non ricordiamo male da Diego Colaccio, aveva compiuto degli errori clamorosi che meritavano di essere anche valutati dall’autorità giudiziaria, in modo da approfondire le modalità seguite dalla commissione ed eventualmente vedere se questi comportamenti potessero configurare un’ipotesi di reato.

Per cui, siccome l’Asl riteniamo abbia messo in un cassetto quella istanza di Forleo, siccome quest’ultimo è stato recentemente reclutato nella legione straniera di Giovanni Zannini, l’idea che si sia svolta l’ennesima festicciola a base di tarallucci e vino, rappresenta più di un sospetto.

Di per sé, la cosa apparterebbe al perimetro delle valutazioni politiche: Francesco Forleo, in quel periodo, ha chiesto di essere comandato all’ospedale Cardarelli di Napoli.

L’istituto del comando contempla l’ipotesi che la richiesta sia accolta o respinta, ovviamente.

Forleo, dunque, ha dovuto incrociare le dita. Ma alla fine, quello che allora sembrava un sospirato sì è arrivato.

Vi abbiamo raccontato “il comando” cvosì come è scritto nel manuale delle Giovani Marmotte.

L’ordinamento reale, quello veramente in vigore, al di là della enunciazione formale delle norme, cir acconta che quando uno chiede di raggiungere un obiettivo professionale attraverso questo istituto, lo fa quando ha già compiuto dei lavori preparatori che gli danno la garanzia di accoglimento della richiesta.

Solo che, improvvisamente, Forleo ha deciso, dopo averlo chiesto, di non andare più al Cardarelli, dove “si sono fatti la croce a mano smerza”.

La decisione di Forleo di rimanere al Moscati, alle dipendenze di quella Antonietta Martinelli, che poi vi diremo nei prossimi giorni a quale area politico-culturale appartiene, è avvenuta contestualmente alla decisione di Forleo di abbandonare l’area del presidente del consiglio regionale Gennaro Oliviero e di arruolarsi nella legione straniera di Giovanni Zannini.

Coincidenza? Può darsi, come può darsi, ma anche no, che il passaggio piuttosto inglorioso dal gruppo dei contestatori del sindaco Alfonso Golia a quello dei suoi protettori ribaltonisti appartenga, almeno cronologicamente, a tutti gli altri fatti, a partire da quello della sorprendente decisione di non andare più al Cardarelli, ospedale che da qualche anno sembra muoversi in maniera da liberarsi di quell’alone, peraltro meritato, che lo ha dipinto per molto tempo quale quintessenza di ogni turpitudine sanitaria e politico-sanitaria.

Le dirigenze, per esempio, sono diventate molto attente a sorvegliare le linee di demarcazione tra prestazione pubblica e prestazione privata.

Presidio costante viene apprestato all’identità dei pazienti e al modo con cui questi entrano nell’ospedale, magari partendo da un’origine terapeutica vissuta all’ombra di uno specialista nell’esercizio delle possibilità che la legge gli concede di esprimere la propria professionalità anche con servizi di assistenza privatamente erogati.

E allora, viva Forleo, via la Martinelli, viva Zannini, viva Alfonso Golia, ma intanto la denuncia presentata da Forleo e contenente, a nostro avviso, notizie di reato, non può rimanere, in uno Stato di Diritto, dove l’azione penale è obbligatoria, lettera morta.