Battaglia tra l’Agenzia delle Entrate e un imprenditore casertano. Dopo 27 anni ha deciso di pagare una cartella di 285mila euro. Ecco come e la breve storia dei fatti

22 Agosto 2023 - 15:05

Tutto inizia nel 1997 e poi da un’indagine di qualche anno dopo della Guardia di Finanza, che rinviene una contabilità in nero, parallela a quella ufficiale, nei documenti dell’azienda Sipa di cui l’imprenditore casertano, fornitore di pellame, era partner. Tutte le fasi nell’antica Equitalia Sud, nella commissione tributaria provinciale, in quella regionale e poi davanti ai giudici della Corte Suprema. C’è stato un momento preciso in cui l’imprenditore ha capito che era meglio deporre le armi

– Si specifica che le attività del D’Angelo riguardano il mercato del pellame e non il comparto edile, come inizialmente segnalato nell’articolo. Un errore di cui ci scusiamo con l’imprenditore –

AVERSA (G.G.) – Per capire quali siano i tempi della giustizia in Italia, soprattutto di quella civile, basta leggere la sentenza che vi pubblichiamo integralmente in calce all’articolo pronunciata dai magistrati della Quinta sezione civile della Corte di Cassazione del 2 agosto scorso.

Si tratta di un verdetto che chiude un lungo contenzioso tra l’imprenditore di Aversa Raffaele D’Angelo, titolare dell’omonima ditta individuale impegnata da anni nell’attività di vendita delle forniture di pellame, e l’Agenzia delle Entrate, sede di Aversa, un contenzioso che ha coinvolto, successivamente, prima la commissione tributaria provinciale di Caserta, e poi, come giudice di appello, la Commissione Tributaria della Campania.

Il 2 agosto 2023, dista ben 27 anni dal momento in cui D’Angelo Avrebbe effettuato l’irregolarità, divenuta fondamento di una evasione fiscale compiuta sul fronte Iva, ma anche su quello della mancata corresponsione di cifre relative all’imposta sul reddito che, al tempo, si chiamava ancora Irpeg, e l’Ilor, diventato poi sostanzialmente Irap, risalendo le stesse al 1997.

L’accertamento sarebbe stato poi realizzato qualche anno dopo, nel 2002, dalla Guardia di Finanza.
E qui gli anni diventano 21, che pure significa un paio di generazioni.

Dopo l’accertamento, notificato dall’Agenzia delle Entrate, Raffaele D’Angelo ha perso sia davanti alla Commissione Tributaria Provinciale, ma soprattutto al cospetto di quella Regionale.

Non si è fermato e, pochi anni fa, adducendo 6 motivi che gli appassionati della materia potranno leggere, ripetiamo, nella copia integrale della sentenza, ha chiesto alla Cassazione di revocare il verdetto della commissione tributaria della Campania.

Probabilmente la partita si è chiusa di fatto al momento della prima ordinanza interlocutoria dei giudici della Corte Suprema del 24 marzo 2022.

Recita al riguardo il passaggio ricostruttivo dei fatti, contenuto nella sentenza del 2 agosto: “La Corte ha rinviato a nuovo ruolo la causa, dando termine alle parti di giorni sessanta per il deposito di memorie, avendo rilevato che, in data 27 dicembre 2021, era stata depositata da parte del ricorrente documentazione riguardante l’assenza di debiti tributari e che detta produzione era relativa a due cartelle di pagamento puntualmente individuate con il proprio numero, ma non all’avviso di accertamento impugnato”.

Davanti alla Cassazione, si era costituita l’Agenzia dalla Entrate che aveva ereditato il titolo dalla sciolta Equitalia Sud.
Raffaele D’Angelo aveva presentato ricorso ai giudici della legittimità su un avviso di accertamento e non sulle cartelle esattoriali. Non sappiamo se è stato solo un tentativo di eludere il problema.

Fatto sta che la musica è completamente cambiata in occasione della seconda ordinanza interlocutoria, emessa sempre dalla Quinta Sezione della Corte di Cassazione (Presidente: BRUSCHETTA ERNESTINO LUIGI
Relatore: CARADONNA LUNELLA
) il 31 gennaio scorso, con cui “la Corte ha rinviato la causa a nuovo ruolo per consentire al contribuente di interloquire con l’Ufficio, sull’avvenuto pagamento del debito tributario per l’importo di euro 285.124,98″.

In poche parole D’Angelo, attraverso i suoi avvocati, ha segnalato alla Cassazione di aver deposto l’ascia di guerra e di aver incontrato l’Agenzia delle Entrate per chiudere la vicenda.

In che modo? L’accertamento di 285mila euro è stato accettato dal ricorrente, che ha raggiunto un’intesa con l’Agem per un pagamento dilazionato.

Per cui, su proposta del Procuratore generale Cassazione, la Corte ha ritenuto estinto il procedimento a 20 anni dal suo incardinamento, che poi è il motivo per cui ci siamo occupati della vicenda.

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