BIODIGESTORE A CASERTA Gradilli, ex Macello e cava Franca: rispuntano le alternative a Ponteselice. Carlo Marino chiama a raccolta la maggioranza

10 Gennaio 2022 - 18:57

Domani pomeriggio in sala giunta il sindaco e l’assessore alla Transizione ecologica Carmela Mucherino incontreranno i consiglieri comunali. Giovedì mattina da remoto l’Assise sull’impianto di digestione anaerobica

 

 

CASERTA (rita sparago) Sei, forse sette amministratori comunali positivi al Covid, così come molti impiegati del Servizio civile ed alcuni dipendenti. Il contagio riguarda tutti e, ovviamente, non si ferma davanti ai cancelli di Palazzo Castropignano. Qui avrebbe dovuto tenersi, in presenza, il consiglio comunale sul biodigestore. Ma così non sarà. Giovedì mattina, 13 gennaio, consiglieri comunali, assessori e sindaco, tutti da remoto discuteranno dell’impianto che l’amministrazione guidata da Carlo Marino vuole venga realizzato nella zona Asi di Caserta, in località Ponteselice.

Nel corso della campagna elettorale che lo ha poi visto vincitore al ballottaggio, Marino ha dichiarato la sua disponibilità a cambiare location, salvo poi essere smentito dal vice presidente della Regione, Fulvio Bonavitacola che, nel rispondere ad un question time, ha ribadito che il biodigestore va fatto proprio a Ponteselice, pena la perdita del finanziamento. Giovedì, quindi, Marino e l’assessore alla Transizione ecologica Carmela Mucherino saranno chiamati a rispondere alle interrogazioni presentate dalla minoranza guidata da Gianpiero Zinzi ed i componenti dell’Assise a votare la mozione presentata da Pio Del Gaudio.

Finora, però, né il sindaco, né il suo assessore (indicato dal Movimento 5 Stelle) hanno spiegato ai consiglieri comunali cosa farà l’amministrazione: rinuncerà agli oltre 26 milioni di euro di finanziamento (più di un milione e mezzo è già stato speso per la progettazione dell’impianto a Ponteselice) e quindi all’idea di avere un biodigestore in città? oppure deciderà di cambiare la localizzazione dell’impianto? Probabilmente la maggioranza consiliare avrà solo domani qualche dettaglio in più. Proprio Marino, infatti, ha chiamato a raccolta i consiglieri alle 16 di domani in sala giunta e, con lui, ci sarà anche l’assessore Mucherino.

Se il primo cittadino dovesse prendere in considerazione l’idea di cambiare sito (ricordiamo che la cosiddetta località Ponteselice, in linea d’aria, dista all’incirca un chilometro dalla Reggia vanvitellina e si trova a ridosso del popolosissimo quartiere Acquaviva) ecco che spuntano ipotesi che, in questi ultimi due anni, sono già state valutate e scartate: si parla, infatti, di un possibile spostamento del biodigestore nella zona di Gradilli, oppure nella cava Franca (a confine con Valle di Maddaloni). Qualcuno sostiene, anche, che l’amministrazione potrebbe proporre l’area dell’ex Macello (praticamente ad un passo da quell’altro mostro di Lo Uttaro). Le ipotesi si sprecano, ma se da un lato c’è chi ritiene necessario dotarsi, comunque, di un impianto di biodigestione, dall’altro c’è anche chi boccia del tutto l’idea che la città di Caserta possa ospitarlo sul proprio territorio. Insomma, giovedì, seppure in remoto, saranno tanti i casertani interessati a capire le mosse di quest’amministrazione, finora poco, quasi per nulla chiare. Il tema, infatti, negli ultimi mesi – vuoi anche lo smisurato aumento dei contagi e la preoccupazione per la pandemia – sembra essere stato dimenticato.

Chi ha fatto sentire la sua voce è stato, invece, il vescovo di Caserta, Pietro Lagnese. Il presule ha spiegato che è importante realizzare gli impianti per far fronte alla difficile gestione urbana e regionale di questa emergenza. “Avverto forte l’urgenza di rivolgere un appello alle istituzioni e alle parti sociali rispetto alla delicata questione del biodigestore, che si sta progettando nell’area di Ponteselice a Caserta – scriveva nella sua lettera aperta – . Prendo atto della necessità di dotarsi di impianti per lo smaltimento dei rifiuti per far fronte alla difficile gestione urbana e regionale di questa emergenza non più procrastinabile ed evitare altresì̀ infiltrazioni criminali, tanto presenti in questo settore. Tuttavia, bisogna anche tener conto di alcune criticità che possono emergere da tali realizzazioni e che maggiormente spaventano la cittadinanza e tutti noi: tra queste la sede scelta per l’impianto, a poca distanza dalla Reggia di Caserta, patrimonio dell’umanità, e dalla stazione ferroviaria, anche se altri insediamenti industriali già esistono; l’eventuale inquinamento odorigeno; l’impatto ambientale e paesaggistico; il traffico di mezzi pesanti per raggiungere la località. Non dimentichiamo, inoltre, che la nostra terra, ora tristemente nota come Terra dei Fuochi, è già stata troppo spesso maltrattata e inquinata, usurpata e trasformata in discarica a cielo aperto, in cui insieme alle sostanze inquinanti, si è diffusa una forte illegalità e corruzione”.

Così scriveva il presule prima di intervenire, nel corso del Te Deum, sull’altro, annoso tema del Macrico. Quando il vescovo ha parlato di donare alla città l’area del Macrico tutti, nessuno escluso, hanno approvato e condiviso il suo intervento. Lo facessero anche sul tema biodigestore.