CAMORRA, i 7 ARRESTI di stamattina. Continua il romanzo criminale: catturato anche Salvatore Letizia, figlio di Biagio e di Giovanna Breda, entrambi ammazzati. Stragi, matrimoni, ecco quando tutto iniziò

5 Aprile 2022 - 11:47

La presenza di questo nome che non è certo una nuova leva, nell’elenco di coloro che stamattina sono stati raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere o ai domiciliari, ci dà lo spunto per ricostruire e per riproporvi alcuni fatti essenziali per conoscere realmente come, dagli anni 80, si arriva a questo arresto datato 2022

 

MARCIANISE(Gianluigi Guarino)  – Nuove leve, ma fino ad un certo punto. Perchè se dall’ordinanza, eseguita stamattina dagli uomini della Squadra Mobile di Caserta, i quali insieme ai magistrati della Dda hanno sviluppato negli ultimi tempi l’indagine attinente ai 7 arresti di oggi, emergono nomi relativamente nuovi che non hanno ancora lasciato trccia di sè negli archivi giornalistici, notoriamente densi di fatti e reperti storici riguardanti il clan Piccolo-Letizia di Marcianise, va parimenti rilevato che dal medesimo atto giudiziario odierno, emergono anche nomi con una reputazione criminale molto solida, a partire da quello di Salvatore Letizia.

Si tratta del fratello di Primo Letizia, quest’ultimo divenuto col tempo collaboratore di giustizia. Primo e Salvatore sono i figli di Biagio Letizia, legato ad uno degli episodi più efferati della camorra marcianisana, il duplice omicidio del 10 aprile 1997 (tra qualche giorno cade il venticinquesimo anniversario) insieme alla moglie Giovanna

Breda, rea, secondo Mimì Belforte Mazzacane, di aver soffiato informazioni ad un maresciallo dei carabinieri di cui sarebbe stata l’amante, in modo da determinare l’arresto di Salvatore Belforte, fratello di Mimì e con lui, capo dell’omonimo clan.

Per inserire bene la figura di Salvatore Letizia nelle dinamiche della camorra marcianisana, è opportuno citare alcune dichiarazioni rilasciate a suo tempo dal pentito Bruno Buttone, altro protagonista di quella stagione, durante la quale fu referente e reggente dei Mazzacane, quando entrambi i fratelli si trovavano già reclusi in carcere, al 41bis.

Buttone spiega che la nascita del clan Piccolo-Letizia, sarebbe meglio dire, l’aggregazione dei Letizia allo storico cartello criminale cutoliano dei Quaqquarone, è frutto tutto sommato di una decisione assunta da Antonio Letizia, il quale, all’indomani del duplice omicidio di Biagio Letizia e della moglie Giovanna Breda, si sarebbe sfilato, sempre secondo la ricostruzione di Bruno Buttone, dal clan Belforte in cui aveva svolto compiti non certo fondamentali, a partire da quello di autista, per mettersi in proprio utilizzando il pretesto di una sua presunta e, secondo Buttone, non certa e non dimostrata parentela con Biagio Letizia, vittima di quell’agguato, ucciso perchè non volle risolvere da sè la questione del presunto tradimento perpetrato da sua moglie.

Per cui, Antonio Letizia, probabilmente, non era neppure parente di Biagio Letizia, a sua volta personaggio che si muoveva con una certa autonomia, comunque autorizzata dai Belforte che gli riconoscevano, come una sorta di referenza criminale, la sua origine cutoliana che poi era un’origine che accomunava agli inizi degli anni 80, tutte le strutture familiari che cominciarono “a fare la camorra” in quel di Marcianise.

Antonio Letizia si lega, però, alla famiglia di Biagio Letizia, diventando, così è scritto testualmente nell’ultima maxi ordinanza riguardante il clan Piccolo-Letizia, datata marzo 2019, “padre putativo” (CLIKKA E LEGGI IL NOSTRO ARTICOLO

) di Primo e Salvatore Letizia, i quali imboccano percorsi differenti: Primo Letizia diventa un collaboratore di giustizia e racconta, in uno dei suoi tanti interrogatori, dell’incontro avuto, all’interno di una celle di attesa, interne al tribunale di Santa Maria Capua Vetere, con Pasquale Cirillo, esecutore materiale del duplice omicidio di sua madre e di suo padre (CLIKKA E LEGGI IL NOSTRO ARTICOLO DELL’EPOCA), liquidato con una battuta sul fatto che mai la madre avrebbe dovuto subire quella sorte in quanto esterna al clan, con Cirillo, il quale, sbiancando letteralmente, gli risponde che quell’ordine di morte era arrivato da Domenico Belforte in persona, in un contesto legato anche temporalmente all’arresto di Salvatore Belforte e al fatto che, come racconta invece Bruno Buttone, la donna era stata vista uscire dalla casa dove Belforte si nascondeva, pochi minuti prima dell’arrivo dei carabinieri.

Dunque, mentre Primo Letizia ha cambiato vita, Salvatore non l’ha fatto, nonostante abbia già provato l’esperienza della galera, proprio nel periodo in cui, correva l’anno 2014, il già citato Antonio Letizia, cioè il suo padre putativo gli scriveva, dal carcere di massima sicurezza di Parma, dove si trovava recluso anche Mimì Mazzacane che lui chiama sprezzantemente “Mazzamerda”, una lettera di fuoco, giunta nella cella palermitana di Salvatore.

Una lettera piena di odio in cui Antonio Letizia progettava la vendetta contro i Belforte, attraverso una serie di azioni chirurgiche, costruite sulla furbizia e sull’inafferrabilità rispetto ad eventuali vendette e ritorsioni.

Ecco perchè Salvatore Letizia non è qualificabile come un personaggio di secondo piano e men che meno come una nuova leva, proprio in quanto si tratta del figlio di Biagio Letizia e della Breda e proprio perchè già in passato ha partecipato, in stretto collegamento affettivo con Antonio Letizia, padre putativo, ma probabilmente, come abbiamo già detto, non parente suo di sangue, alle sorti del clan Piccolo-Letizia, divenuto tale per effetto di una sorta di gemmazione dal clan che recava nella sua denominazione, il solo cognome della famiglia Piccolo, soprannominata dei Quaqquarone, certificata e “santificata” dal matrimonio tra Andrea Letizia, fratello di Antonio Letizia e Palma Bellopede Piccolo, sorella di Achille Piccolo.

Un matrimonio ambizioso, finalizzato a rafforzare un gruppo criminale che, seppur mai completamente domato dai Mazzacane, era diventato negli anni secondario, marginale, rispetto alle attività criminali e agli interessi economici, creati e solidificati dai Belforte.

Quel matrimonio metteva insieme la famiglia di Antonio Letizia, compresi i figli putativi, Primo, al tempo non ancora pentito, e Salvatore, l’arrestato di oggi, con la famiglia Piccolo, che dal punto di vista criminale era molto più antica rispetto alla famiglia Belforte e aveva detenuto un potere importante, condividendolo con Paolo Cutillo, detto la belva, in forza della medesima matrice cutoliana.

Se Andrea Letizia è il fratello di Antonio Letizia, Palma Bellopede Piccolo è la sorella di Achille Piccolo, uno dei due cugini omonimi e figlio del boss Antimo Piccolo, ammazzato nel 1986, nella storica strage di San Martino, in cui rimase ucciso insieme a Giacomo Bellopede, Antonio Bellopede e Michele Martellone (altre 4 rimasero ferite, tra cui un passante) da un commando di 9 uomini, capitanato dal citato capo clan Cutillo detto la belva e dentro al quale erano presenti Mimì Belforte e tutti quelli che poi, dopo la morte di Paolo Cutillo, ucciso ad epilogo di un conflitto a fuoco ingaggiato con la polizia, poche ore dopo la citata strage di San Martino, avvenuta, per la precisione, nella serata di mercoledì 12 novembre 1986, avrebbero assunto le redini di quello che, a tutti gli effetti, era un clan cutoliano a tutti gli effetti, destinato, secondo le intenzioni di chi Cutolo aveva servito fino ad allora in maniera totale e indiscutibile, il clan Cutillo, il clan della belva, il quale cercò di associare ad esso anche la potente famiglia Piccolo, che però, a metà degli anni 80, mollò l’ormai perdente partito criminale di Raffaele Cutolo, per abbracciare la causa della nuova famiglia, dei clan vincenti e dunque del sanciprianese Antonio Bardellino, assumendo una decisione da cui scaturì la strage di San Martino, dopo la quale Paolo Cutillo volle morire da boss con due pistole nelle mani e con 6 proiettili in corpo, esplosi dagli agenti che lo avevano intercettato, mentre il più furbo Domenico Belforte, che si trovava accanto a lui e che come lui era reduce dalla strage, si arrese e, già dal carcere nel quale fu recluso, assunse le redini, insieme al fratello Salvatore, di tutto il gruppo che Paolo Cutillo aveva creato , eterminando di fatto la fondazione del clan dei Mazzacane che ovviamente rimase acerrimo nemico del clan dei Piccolo detti Quaqquarone i quali, dopo aver subito l’omicidio del loro boss Antimo Piccolo, che tale era al tempo in cui Mimì Belforte svolgeva in pratica, una funzione di guardaspalle di Paolo Cutillo, persero anche Angelo Piccolo, fratello di Antimo e padre, a sua volta, di un figlio maschio, chiamato pure lui Achille, in una sorta struttura familiare speculare a quella dei due fratelli Belforte, ai cui figli, cugini tra di loro, fu dato il nome di Camillo.

Per quanto riguarda gli altri arrestati di stamattina, vanno rilevate anche le posizioni di Pasquale Regino e Amedeo Belvisto. Entrambi hanno subito, un anno e mezzo fa, una condanna a 10 anni di reclusione dalla Corte di Appello di Napoli, in parziale riforma della sentenza di primo grado, scaturita dall’ordinanza denominata Unrra Casas, che sgominò un sistema di mega spaccio con base operativa nel noto quartiere popolare di Marcianise.

Su Agostino Piccolo e sul 22enne Gaetano Monica, entrambi raggiunti da un provvedimento di custodia cautelare in carcere, al pari del già citato Salvatore Letizia, cercheremo di dirvi qualcosa nelle prossime ore. Stesso discorso per l’altra coppia di arrestati ai domiciliari (i primi due sono proprio Regino e Belvisto), Ottavio Antonio Sorbo e Gaetano Viciglione, del quale non possiamo ancora stabilire se esista o meno un legame di parentela con gli altri due pregiudicati Marco e Nicola Viciglione, stabilmente presenti nei processi riguardanti le relazioni tra la camorra marcianisana e il traffico degli stupefacenti.