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CASERTA ALLE ELEZIONI. Carlo Marino sindaco impopolare, ma garantito da una convenzione politica. Il nodo PD, la chance storica di Italia Viva. Patto per Caserta con Marzo, Casale e co.

12 Novembre 2020 - 18:07

E’ praticamente un comitato elettorale ,ma siccome nella città capoluogo la politica ha tirato le cuoia da un pezzo, si possono mettere in piedi consorzi in cui i soci mettono come loro quote pacchetti di voti. Stanno con Marino, ma temono una discesa in campo di Zinzi last-minute. Siamo incuriositi da Nicola Caputo

CASERTA (g.g.) – L’unica notizia reale che si registra in una politica che nella città capoluogo è sempre più asfittica, ormai al limite dell’invisibile,  è quella del decollo del cosiddetto Patto per Caserta, che poi non è altro che un accordo tra 5 o 6 possessori di ampi pacchetti di voti personali: Biagio Esposito, in pratica il nuovo che avanza, l’attuale assessore Emiliano Casale, che avrebbe anche il sostegno di Antonio Luserta e quindi di Giovanni Zannini, e ancora, il consigliere comunale uscente Massimo Russo, il suo collega Antonio Di Lella e infine Massimiliano Marzo, che ovviamente coinvolge anche suo fratello Paolo.

E’ chiaro che si tratti di un mero comitato elettorale. E d’altronde, a Caserta ormai è pacifico che la politica sia stata definitivamente relegata nell’ufficio delle cose perdute. Una sorta di Consorzio di Acchiappa-voti che vogliono contare nella fase di costruzione delle coalizioni. Al di là di quello che dicono loro, l’idea che ci siamo fatto è la seguente: ritengono

Carlo Marino un’opzione privilegiata, ma temono una discesa in campo di Gianpiero Zinzi, già appoggiato dai Marzo alle ultime Regionali. Dunque, staranno con il sindaco uscente, che ha già ufficializzato la sua candidatura, a meno che Gianpiero Zinzi non cambi i suoi orizzonti che oggi, da leader di fatto dell’opposizione, lo proiettano verso un’ipotesi di sua diretta candidatura alla carica di Governatore quando De Luca, da qui a qualche anno, non dovrebbe riproporre la propria, raggiunta la bella età di 75barra76 anni.

Oggi, questi del Patto per Caserta fanno comprensibilmente i preziosi, anche se la loro posizione diventa meno credibile quale area elettorale ancora indecisa su dove collocarsi nel momento in cui ospitano anche il Casale, cioè un assessore in carica che sta quindi condividendo il piano amministrativo del sindaco Marino e che per il futuro punta alla carica di vicesindaco, che i voti del Patto, che spera di raggiungerne 7 mila preferenze, gli dovrebbero consentire di andare a ricoprire, protetto da almeno 5/6 consiglieri eletti. Naturalmente, questi sono i piani che non è detto debbano riuscire sicuramente, ma per semplificare (ripetiamo, altrimenti perdiamo troppo tempo in articoli che, durando, ci portano a scrivere altre cose che pensiamo e che abbiamo riportato, come testimonianza del nostro pensiero per anni e anni e su cui onestamente non vogliamo perdere più un tempo che meglio possiamo utilizzare per altri argomenti giornalistici) i componenti del Patto vogliono stare con Marino, ma hanno paura di Zinzi. Sanno bene che questi non vuole candidarsi e sperano che non accada, perché altrimenti le elezioni potrebbero perderle e non sia mai detto che persone come Massimo Russo, Esposito, Di Lella e Casale possano sopportare la tortura di girarsi i pollici nei banchi dell’opposizione, dove occorre studiare gli atti amministrativi, dove c’è da combattere anche per qualche ideale e dove, al di là di qualche mollichella, si sta a stecchetto.

Per quanto riguarda l’intera coalizione del centro sinistra, c’è un’area del PD, sicuramente importante e rispettabilissima, che Carlo Marino non lo vuole. Tra le altre cose, non gliel’hanno neppure mandato a dire, visto che i vari, Greco, Ciontoli e Paolella l’hanno messo nero su bianco alcuni mesi fa, quando hanno deciso, anche alla luce di quello che definiscono il fallimento del governo della città, di orientare i loro sforzi nella direzione di Gennaro Oliviero, confezionando, buon per loro, una ciambella riuscita e con tanto di buco. Questi qua sanno che un sindaco uscente, seppur marchiato da un’appartenenza correntizia e un sodalizio indissolubile con Stefano Graziano e il suo gruppo, è difficile da soppiantare, è quasi impossibile non candidare, soprattutto se, come ogni cosa lascia presagire, Marino dovesse arrivare indenne alla conclusione del quinquennio più scalcagnato, più scalognato nella storia della città che per giudicarla non serve esprimere valutazioni, didascalie e postille, ma basta invitare un soggetto dotato di una corteccia celebrale anche solo accennata a farci un giro in auto o a piedi.

Nel centro sinistra casertano, però, esiste un’energia vitale, che ha sciorinato un’ottima performance alle Regionali. Stiamo parlando di Italia Viva, cioè del partito di Matteo Renzi. Il quale, a differenza del PD, non incontra alcun problema a benedire opzioni terzopoliste, come del resto ha già fatto alle regionali in Puglia e del Veneto. Anzi, Renzi le auspica e le auspicherebbe ancora di più nel caso di Caserta, come logica messa a valore del significativo consenso raccolto alle elezioni di settembre. Ovviamente, se si ragiona in termini politici, Italia Viva possiede, anche nel capoluogo, il peso specifico per mettere insieme una coalizione di centro, composta da due o tre liste e in grado di attirare tantissime persone che, pur richiamandosi alla linea del centro sinistra, ritengono (e come dargli torto) che Marino sia stato un pessimo sindaco. Peraltro, oggi IV esprime l’assessore regionale all’Agricoltura, carica ricoperta da Nicola Caputo, il presidente della commissione consiliare più importante, quella della Sanità, a cui è stato eletto l’irpino Alaia. E ancora, un consigliere regionale che rappresenta l’intera provincia e che nel capoluogo ha raccolto un discreto pacchetto di preferenze, parliamo di Enzo Santangelo. Insomma, tanta roba per farne due di liste, altro che una.

A questi vanno aggiunti i consiglieri comunali di peso, perché è indubbio che uno come Mario Russo, il quale non è un professionista della politica, ma ha un lavoro imprenditoriale che lo impegna durante i 4/5 della sua giornata, è uno che conta un po’ di più di tanti altri che i consiglieri comunali li fanno da decenni e per professione. Poi c’è Gianfausto Iarrobino, che fa il medico. Poi c’è l’avvocato Megna, consigliere comunale, al pari di Roberto Peluso, anche lui proveniente da una famiglia che potremmo definire “delle professioni”. Ma in IV c’è anche uno come Pasquale Antonucci, al quale come lo spieghi che Renzi ha creato questo partito per cercare in futuro di mettere insieme tante energie provenienti da altre esperienze, da un pezzo del PD, da quel che resta di Forza Italia nel post Berlusconi (comunque è sempre un 6/7%), andandosi a saldare ad altre realtà già attive nella stessa area, come quella di Azione di Carlo Calenda. Come lo vai a spiegare ad Antonucci che oggi più che mai Italia Viva, davvero viva nei territori come Caserta e provincia, ha l’assoluta necessità di rappresentarsi come protagonista di nuovi processi politici che non possono essere subalterni a quelli di un Carlo Marino, rispetto al quale i vari Russo, Iarrobino, Megna e Peluso hanno già espresso una nitida critica che li ha portati a passare dai banchi della maggioranza a quelli dell’opposizione. Sapete qual è il programma di Antonucci, invece? Prendiamoci un bell’assessore ora, così, dopo l’esperienza alle elezioni regionali, posso mettermi a far qualcosa la mattina per garantirmi una nuova elezione purché sia.

Il punto di discrimine questa antitetica visione è uno solo e si chiama Nicola Caputo. Bisognerà capire oggi se il vento intercettato alle ultime elezioni sarà sfruttato in un progetto ambizioso o se, magari utilizzando un rapporto da sempre un po’ intrigante e misterioso, comunque mai ostile, tra Caputo e Marino, si procederà di conserva, puntando solo a qualche poltrona, che a quel punto gratificherebbe uno o pochi e scontenterebbe tanti.