CASERTA ALLE ELEZIONI. Marco Cerreto e dunque F.d.i. reggono la coda a Grant e Mastroianni tra ultimatum “scostumati” per fregare Zinzi

8 Giugno 2021 - 18:02

CASERTA (G.G.) – Come capita in ogni fase che precede le campagne elettorali, soprattutto quando queste si collegano alle elezioni comunali di centri superiori ai 15mila abitanti, è difficile, se non si possiede un’esperienza e se non si può attingere ad un robusto, articolato prontuario di precedenti, distinguere le notizie importanti da quelle meno importanti, o addirittura da quelle che importanti non sono proprio.
Quando nel novembre scorso scrivevamo che è perfettamente inutile stare dietro ai tavoli locali dei partiti della coalizione di centrodestra, attingevamo a questa nostra esperienza che porta, ineluttabilmente, a identificare come decisivo l’indirizzo, che poi se le cose si complicano sul serio, si trasforma in direttiva, proveniente dal tavolo nazionale dei leader.
Caserta è un capoluogo di provincia ed essendosi creata a Napoli una situazione anomala, per effetto della quale il centrodestra, senza i suoi simboli, appoggerà con liste civiche il giudice Catello Maresca, la partita degli equilibri tra i tre partiti principali si sposterà sulle comunali dei capoluoghi, più precisamente sul turno elettorale che eleggerà i sindaci di Caserta, di Salerno e di Benevento.
È stupido e ingenuo pensare che la partita non sarà determinata direttamente tra la Meloni, Salvini e Tajani.
E’ stupido e ingenuo perché, semplicemente,  non sarà così.
Le difficoltà legate al braccio di ferro, che dura da mesi, tra Lega e Fratelli d’Italia, per la presidenza del Copasir, cioè della commissione parlamentare bicamerale che esercita il controllo sull’attività dei Servizi Segreti, ha allontanato la definizione del mosaico.
Stamattina, infatti, dopo che la Lega ha ufficializzato la sua astensione sul voto che dovrebbe portare alla nomina di Adolfo Urso in quota Fratelli d’Italia, è stato anche annunciato uno slittamento, un rinvio del tavolo dei leader nazionali, inizialmente fissato per domani, mercoledì 9 giugno. Ciò accade proprio a causa delle tensioni, esacerbata proprio da questa vicenda del Copasir, esistenti tra la Lega e Fratelli d’Italia, che ha già dichiarato che seppur auspicando l’unità del centrodestra alle elezioni amministrative in ottobre, è pronta, forte dei sondaggi che continuano a segnalare la travolgente ascesa di questo partito e della sua leader, Giorgia Meloni, ad andare da solo aggregando eventualmente altri movimenti civici.
Nel centrodestra di Caserta ci sono tre fattori che possono dire la propria nel momento in cui vanno ad interloquire con i segretari nazionali o con i plenipotenziari degli stessi al tavolo delle trattative.
I fattori, in realtà, sono persone in carne ed ossa: la senatrice Giovanna Petrenga, il deputato Carlo Sarro e l’europarlamentare Valentino Grant.
Dunque, le cariche che contano a Caserta in questo momento sono quella di commissario cittadino di Fratelli d’Italia, ricoperta dalla Petrenga, di commissario provinciale di Forza Italia ricoperta da Carlo Sarro, e quella di coordinatore regionale della Lega ricoperta da Valentino Grant.

Non è che la Petrenga, Sarro e Grant siano più intelligenti e più capaci degli altri.
Semplicemente, hanno un peso nei partiti di cui fanno parte che li tende interlocutori attivi anche nei tavoli romani.
Se la Meloni vuole capire come stiano le cose a Caserta e provincia, scusate, chi cavolo deve chiamare se non la sua senatrice?
Stesso discorso per Tajani rispetto a Sarro.
Per quel che riguarda Grant, poi, da europarlamentare casertano ha un peso specifico che si rafforza anche perché nessun leghista di questa provincia occupa un posto nel Parlamento nazionale.
Subito dopo i deputati e  la senatrice, vengono i consiglieri regionali: Alfonso Piscitelli per Fratelli d’Italia, Massimo Grimaldi per Forza Italia, ma soprattutto Giampiero Zinzi, capogruppo della Lega.
Il “soprattutto” non è legato, anche in questo caso, ad una attribuzione da parte nostra dello Zinzi alla genetica della gallina bianca.
Semplicemente, mentre il papà Domenico Zinzi è nato a Marcianise e lì ha svolto molta parte della sua attività politica, junior è nato, cresciuto e pasciuto a Caserta e alle scorse elezioni regionali ha raccolto più di 2mila voti di preferenza personali solo nelle sezioni della città capoluogo,  e complessivamente 16mila su scala provinciale, pur dovendo sostenere un simbolo e un leader, che hanno  sicuramente i loro seguaci anche qui da noi, ma che, in via principale, sono invisi nell’Italia Meridionale.
Ci siamo capiti?

La Lega, come abbiamo scritto ieri, ha un problema che deve necessariamente risolvere: Zinzi ha dato disponibilità a candidarsi a sindaco di Caserta, il coordinatore regionale Grant è contrario e non lo vuole, aldilà delle dichiarazioni ufficiali che in politica lasciano il tempo che trovano da che Italia è Italia, da che Sud è Sud, da che Campania è Campania, ma, soprattutto, da che Caserta è Caserta.
Sbaglia, allora,  Fratelli d’Italia ad andarsi a sedere a tavoli locali che non contano un tubo, apponendo la propria firma su comunicati che non potranno avere alcun seguito proprio perché privi del consenso e dell’apporto politico ufficiale della Petrenga e di Grant, con un Sarro che non è tanto interessato a prendere parte alle polemiche interne alla Lega relative a Caserta.

Nell’inutile riunione che si è svolta ieri sera, non si è parlato di punti di sintesi nella coalizione per la scelta del candidato sindaco di Caserta e per quello di S.Maria C.V.

È andato in scena l’ennesimo psicodramma interno alla Lega, con il “povero” Salvatore Mastroianni ridotto e forse costretto a recitare solo in apparenza il ruolo di  protagonista in una scena surreale.
Questa storia dell’ultimatum dato a Zinzi, che per venerdì prossimo, dentro o fuori, dovrebbe chiarire, secondo ciò che sarebbe stato deciso ieri sera tra Salvatore Mastroianni e Marco Cerreto dato che Carlo Sarro, al momento si adegua non ritenendo che Forza Italia possa giocare da protagonista alle elezioni comunali di Caserta,  se intenda candidarsi oppure no, oltre ad essere  una imposizione di cattivo gusto perché Zinzi si è ammalato di Covid e pur restando a casa, se la sta vedendo piuttosto nera con i disturbi polmonari, fortunatamente non accompagnati da un depauperamento  della cosiddetta “saturazione”, costituisce una mossa  anche inutile.
Avete mai visto un partito che da un ultimatum a un proprio candidato durante una riunione con il partner della sua coalizione? Quando Mastroianni è diventato attore principale proponente dell’ultimatum Marco Cerreto doveva alzarsi e andare via dicendo al suo collega che loro altri della Lega, fino a quando  non avessero risolto i problemi interni, Fratelli d’Italia, che è diventato un partito del 20% e forse al sud vale una cifra anche maggiore, non sarebbe più andato a riunioni per tirare la volata, come l’ultimo dei partitini gregari e residuali, alle necessità del coordinatore regionale Valentino Grant  il quale sa bene che Zinzi qualche amico importante lo ha pure lui a Roma. 

A rendere totalmente folle, surreale, questa storia, concorre un’altra evidenza: il “povero” Salvatore Mastroianni  ha ricevuto da Grant l’incarico, politicamente ingenuo, sgangherato, di diventare lui stesso motore di un ultimatum, formalizzato in un documento politico e formulato nei confronti di un esponente del proprio partito. Il “povero” Mastroianni(e sono tre) diceva questo, sperando che accadesse l’esatto contrario e cioè che Zinzi non solo sin candidi a sindaco di Caserta ma le vinca pure le elezioni perché così, con l’ingresso in consiglio regionale della prima dei non eletti  la maceratese-cancelloarnonese Antonella Piccerillo, lui assumerebbe un ruolo centrale, diventando, in pratica, un consigliere regionale ombra.

Dunque, mentre prega che questo succeda,  il “povero” Mastroianni (e sono quattro) deve dire un’altra cosa, deve diventare il cattivo della situazione, aprendo il fuoco, con  un ultimatum fissato per venerdì, nei confronti di una persona che ha seri problemi di salute e che naturalmente non può mettere il naso fuori di casa.
Per cui, Fratelli d’Italia cosa diavolo ha firmato ieri sera, facendo entrare nel comunicato di questa inutile riunione anche la buffa designazione di Arturo Bolognese a candidato sindaco di S. Maria C.V. con lo stesso Mastroianni coordinatore provinciale della Lega a promuoverlo, ma mettendolo in carico a Fratelli d’Italia, partito che ha già ufficialmente designato da un pezzo la consigliera comunale e consigliera provinciale dal suo candidato sindaco?
Insomma, il partito della Meloni, ha bisogno, a Caserta, di darsi una regolata, provando a capire se sta  interpretando correttamente  la linea tracciata dalla sua leader nazionale oppure se il suo commissario provinciale Marco Cerreto  si faccia volontariamente risucchiare dal richiamo della foresta dei suoi vecchi amici di AN, che ora stanno in altri partiti ma che tutto sommato vorrebbero ricostruire il potere perduto, naturalmente attorno al loro leader storico Angelo Polverino.

Conclusione: quello di ieri sera era “un cazzo della Lega”, consistente nella seguente roadmap il cui obiettivo non è quello di mettere in campo un candidato che se la può giocare per la vittori, ma di neutralizzare Zinzi che, da sindaco di Caserta diventerebbe leader di fatto del partito di Salvini anche aldilà dei consigli di questa provincia.
Si tratta di questioni interne al carroccio, di cui Grant è , come abbiamo scritto prima, un autorevole e legittimato esponente, ma nel quale anche Zinzi conta e può fare discorsi a Roma, trovando interlocutori interessati non alla sua faccia, ma che politicamente lo legittimano a sua volta, riconoscendo l’importanza, il peso specifico, ma, a pensarci bene, anche il nudo peso ponderale dei 16mila voti di preferenza raccolti alle ultime regionali (il più votato in Campania) e soprattutto i 2mila e passa conquistati, come pure si diceva, nella città di Caserta.