CASERTA. Il figlio di Scipione Di Matteo denuncia per truffa il noto gioielliere Armando Menditti e un suo collega. Il giudice archivia e il Pm lo spedisce a processo per calunnia

1 Luglio 2022 - 18:12

Il commerciante di computer, proprietario anche di una villa per matrimoni, aveva emesso degli assegni quale corrispettivo di alcuni cadeaux da regalare alle coppie degli sposi che sceglievano la sua location

CASERTA (g.g.)Nicola Di Matteo, figlio del noto commerciante Scipione Di Matteo, già titolare di un negozio di forniture per ufficio a un passo dalla Prefettura di Caserta, oggi a quanto pare non più attivo, e a sua volta proprietario di un negozio di computer e attrezzature informatiche, aveva denunciato due gioiellieri, accusandoli di aver perpetrato una truffa ai suoi danni nel momento in cui, dopo l’emissione di alcuni assegni, non avrebbe ricevuto la merce concordata, cioè alcuni oggetti d’oro che Di Matteo voleva utilizzare come cadeaux per gli sposi che sceglievano la sua villa per festeggiare il proprio matrimonio.

I gioiellieri in questione sono Armando Menditti, di Caserta, altro personaggio molto noto, in quanto titolare di diverse oreficerie tra il capoluogo, Caiazzo e non solo, e il titolare di un punto vendita al centro Tarì di Marcianise. Secondo la denuncia di Nicola Di Matteo questi titoli erano stati smarriti ma comunque incassati, senza che in cambio lui ricevesse i concordati cadeaux.

Menditti, difeso dall’avvocato Dezio Ferraro, e il suo collega hanno dimostrato già in sede di indagine l’infondatezza della tesi esposta dal Di Matteo nella sua denuncia, portando

a riscontro delle loro versioni alcune chat difficilmente contestabili.

Di qui, la richiesta di archiviazione, formulata dal Pubblico ministero di Santa Maria Capua Vetere, alla quale Di Matteo si è opposto, aprendo la procedura della Camera di consiglio, ad epilogo della quale il Gip Federica Villano ha dato piena ragione alla tesi del Pm e degli avvocati difensori degli indagati, sancendo l’archiviazione delle loro posizioni. A conclusione della Camera di consiglio, il Pubblico ministero ha citato in giudizio il denunciante, cioè Nicola Di Matteo per il reato di calunnia.

Com’è noto, si può procedere di ufficio per il reato di calunnia, mentre è necessaria un’azione di parte per il reato di diffamazione.