CASERTA. La Lega ha chiuso la porta in faccia a Paolone Marzo, ma Cangiano, che vuol fare l’assessore regionale, vorrebbe prenderselo

20 Marzo 2019 - 11:00

CASERTA(g.g.) Il sottoscritto, con Paolone Marzo, ha un rapporto, diciamo così, biunivoco. Nel senso che la persona c’è molto simpatica in quanto estroversa, divertente nelle sue espressioni da street boy non cresciuto. Insomma, una sorta di Peter Pan del popolino casertano, di cui è uno dei maggiori interpreti, soprattutto quando c’è da mettere una scheda in un’urna elettorale.

Dall’altro lato, però, siamo stati costretti, negli anni, a muovere contro di lui una durissima battaglia, in quanto il Peter Pan di Falciano, tanto si mostra simpatico, aperto, bambinone (la sua pacca sulle spalle è un colpo di clava, ma strappa un sorriso), quanto diventa concentrato, preciso, nel momento in cui ci sono in ballo affari economici, da connettere alla politica, in modo che questa ne risulti, immancabilmente, soggiogata.

Inutile qui ripetere le coordinate fondamentali della madre di tutte le battaglie, attivata da CasertaCe e durata anni, contro il monopolio, senza precedenti, nei lavori pubblici della città capoluogo, della famiglia Caprio, originaria e formatasi a Casal di Principe, poi trapiantata a Caserta, dai tempi di Luigi Falco. Fu Paolo Marzo a costruire le condizioni di quel numero impressionante di gare d’appalto e di affidamenti che fecero anche molto bene al portafogli degli Sferragatta

di Maddaloni, costantemente in subappalto in fornitura di servizi, dentro ad una sorta di consorzio imprenditoriale che Marzo aveva messo insieme e che, a nostro avviso, produceva comportamenti contrari alla legge.

Nelle foto, da sx, Franco e Ubaldo Caprio

Oggi, dopo un pò di tempo, dobbiamo tornare ad occuparci del simpatico Paolone. Per carità, i Caprio non sono tornati (ancora) dalle parti di Piazza Vanvitelli, ma non se la passano male, perchè nonostante le vicissitudini giudiziarie di Franco Caprio, lo scaltro Ubaldo si è riaccasato in zona amministrazione provinciale del Medio ed Alto Casertano, così come vi andremo a raccontare nei giorni prossimi.

Ma perchè Paolo Marzo possa ritornare a fare il mestiere che ha dimostrato di saper fare, cioè quello di promuovere le sorti di gruppi imprenditoriali a colpi di Global Service e con una miriade di altre gare e di altri lavori affidati alle imprese, in questo caso, all’impresa di suo riferimento (spiccano le ormai celeberrime rotonde, brevettate dai Caprio, con un raggio che somiglia a quello della famosa curva del muro del circuito di Montreal, dove le auto di Formula 1 passano, in ogni giro, a uno, massimo due centimetri da quell’ostacolo), dicevamo, perchè possa ritornare quel sistema che ha connotato l’intera consiliatura di Pio Del Gaudio, bisogna trovare casa, cioè un partito in cui inserire lo storico pacchetto di voti, in modo da acquisire quel ruolo di attore di quella utilità marginale, di quella capacità di influenza dalla quale Paolone è sempre riuscito a trarre vantaggi, costruendo concrete rendite di posizione di tipo economico.

La Lega non l’ha voluto, anche se lui ci ha tentato. Ora si parla di un suo approdo dentro a Fratelli d’Italia, uno strano partito che a Caserta è double e anche “triple” face. Da un lato, c’è l’esperienza di alcuni dirigenti come Giovanna Petrenga, la quale può risultare simpatica o antipatica, capace o non capace, ma che non può e non potrà mai essere tacciata come persona che ha immerso, anche per un solo istante, le mani nella marmellata; dall’altro lato, ci sono altri esponenti, di una corrente che, definiamo, per amor di cazzeggio, “movimentista”. Uno degli esponenti di spicco di questa è Stefano Mariano (quello delle bancarelle del Carnevale, ricordate?), il quale non ha fatto l’opposizione al sindaco Carlo Marino nemmeno per un decimo di secondo, nonostante il popolo sovrano lo abbia delegato a stare proprio in quei banchi.

Carlo Marino, con lui o al limite anche con Nicola Garofalo, può dormire sonni tranquilli, perchè tranquilla è la routine che il sindaco fa vivere all’accorsato asilo privato di Gimmi Cangiano nella storica sede di Sant’Antida, dove, a quanto pare, opera, da dipendente, anche una congiunta dell’appena citato Mariano. Il che fa ritenere, senza ombra di dubbio, che qualsiasi esternazione da questi espressa, sia frutto di una volontà diretta, anzi eterodiretta, da Gimmi Cangiano. 

I voti, come la pecunia ai tempi di Vespasiano e di suo figlio, erede dell’impero, non puzzano. E siccome l’anno prossimo ci sono le elezioni regionali, anche quelli di Paolo Marzo tornano utili al raggiungimento di certi obiettivi. Cangiano ricorda ancora, con grande nostalgia, i tempi d’oro in cui sedeva placidamente e comodamente sulla poltrona di assessore provinciale esterno, delegatovi direttamente dal suo amico di allora e di oggi Angelo Polverino. E’ un target che gli è sempre piaciuto. Ma c’è un problema: Angelo Polverino, oggi svolge la funzione di suo consigliere, di allenatore della solita squadra, ma non ha voti propri da mettere sul piatto, così come fece quando nominò, in pratica, direttamente Cangiano nella giunta, presieduta da Domenico Zinzi.

Il sogno ambizioso di entrare addirittura da esterno in una futura giunta regionale di centrodestra, non può che passare, allora, per un’affermazione evidente, vistosa, clamorosa della lista di Fratelli d’Italia, nel turno elettorale fissato per il 2020. E siccome i valori, i principi, lo stile di vita, la schiena dritta, la coerenza sono 5 cose con le quali, qui da noi, massimo ci fai 4 voti perchè una di queste categorie umane, va in cabina e, sfiduciata, non vota neppure per se stessa, occorrono quelli che i consensi ce li hanno. Bisogna corteggiarli e soprattutto non bisogna farsi troppe domande su come hanno costruito il forziere elettorale. 

Dunque, un Massimiliano Marzo, fratello, ma mero prestanome di Paolo, in lista alle Regionali, potrebbe ritornare utile a Cangiano per realizzare il proprio obiettivo che passerebbe comunque per un’affermazione dei suoi candidati rispetto a quelli provenienti da altre aree del partito.

La Lega, ripetiamo, non ha voluto Paolo Marzo. Fratelli d’Italia potrebbe prenderselo in forza dello slogan che i voti, a prescindere da come questi siano conquistati, non puzzano.

Quasi quasi, chiamo la Meloni e le dico se nel suo partito, al di la delle nobili e irriducibili dichiarazioni di intenti, funziona così dappertutto.