CASERTA. Quando il Consiglio di Stato sentenzia che 1+1 fa 3. I lavori della scuola media Giannone assegnati ad un’impresa di Caivano. Ma è colpa delle trame di Biondi e dell’Ufficio Tecnico e vi spieghiamo il perché

14 Luglio 2022 - 12:20

A nostro onesto avviso, pare una decisione illogica. Il bando non conteneva l’indicazione cruciale di un vincolo della Soprintendenza sull’immobile di corso Giannone, che al comune capoluogo non risultava. Per cui, siccome questo vincolo esiste, la seconda classificata vince il ricorso al Consiglio di Stato e assume la titolarità di svolgere i lavori. Ma questo non ha senso, perché se il bando avesse contenuto l’indicazione del vincolo, il consorzio legato ai Nunziante non avrebbe partecipato (e a pensar male…), ma avrebbero potuto partecipare altri soggetti, altre imprese che, al pari della Falco Group, posseggono i requisiti. Roba da manicomio

CASERTA (g.g.) – Nei giorni scorsi c’è stato il cambio della guardia tra le imprese operanti sul cantiere per i lavori di recupero architettonico e miglioramento strutturale della scuola media Giannone, l’istituto che si trova sull’omonimo corso. Le condizioni strutturali della scuola media Giannone che, ricordiamo, non è la stessa cosa del liceo, sono al centro di polemiche da diversi anni. Il comune di Caserta ha pubblicato nel 2020 il bando relativo a questi lavori da 2 milioni e 143 euro complessivi.

Proviamo a riassumere un po’ i fatti. Il primo febbraio del 2021 il consorzio Oscar con sede a Potenza si era aggiudicato definitivamente l’appalto dal valore di un milione e 208 mila euro, grazie ad un ribasso del 27,5%

presentato nelle buste.

Si trattava di una gara bandita dal comune di Caserta e gestita dalla centrale di committenza Asmel, come spesso accade per le procedure d’appalto messe in piedi dal comune di Caserta. Ad esempio, giusto per citare la più famosa, il garone dei rifiuti da 116 milioni di euro, quello che ha provocato l’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia e che vede indagato anche il sindaco Carlo Marino, aveva Asmel quale centrale di committenza.

Il consorzio stabile Oscar ha designato per eseguire questi lavori altre ditte, cioè delle aziende consorziate all’interno dell’agglomerato di imprese. Come spesso accade, le consorziate territorialmente legate al luogo in cui sono stati aggiudicati gli appalti, poi ricevono il compito di operare sul cantiere. Infatti, aziende operanti per i lavori alla scuola media Giannone, assieme alla Tecnav di Matera e la Tecnologica di Avellino, si segnalava la presenza della casertana Gesim di Ciro e Raffaele Nunziante, cioè la ditta che sta operando anche alla vicina scuola De Amicis, ubicata sempre su corso Giannone.

Un cantiere, quello della scuola media, che è nato e si è fermato nel giro di poche settimane, dopo che società arrivata seconda nella graduatoria dietro il consorzio Oscar, la Falco Group di Caivano, ha presentato un ricorso al TAR contro l’aggiudicazione emersa dalle operazioni compiute dalla commissione di gara Asmel e messa poi nero su bianco dal comune di Caserta.

Un primo stop era avvenuto a marzo 2021. Un provvedimento adottato dal Tar, che poi aveva dato il via libera ai lavori, lo stesso TAR della Campania che aveva rigettato il ricorso presentato dalla ditta caivanese. La società poi ha presentato un’istanza al Consiglio di Stato, contro la decisione presa dal tribunale amministrativo regionale della Campania.

La motivazione centrale del ricorso è la seguente: si tratta di lavori su cui grava un vincolo storico ed architettonico della Soprintendenza e quindi non possono essere operati da imprese con requisiti peculiari a quelli delle ditte consorziate di Oscar. Un ricorso presentato nel momento in cui la Falco Group ha avuto contezza della notizia della proposta di aggiudicazione nella determina del comune di Caserta del 12 novembre e di cui la società di Caivano è venuta a conoscenza il 5 dicembre. E la questione dei tempi è decisiva rispetto ai termini dell’istanza.

La prima sezione del Tar Campania prende una decisione sfavorevole al ricorrente, che si è visto opporre un diniego. Come ultimo atto, qualche giorno prima della sentenza, il 25 maggio la Falco Group aveva prodotto un atto ufficiale con la quale la Soprintendenza di Caserta affermava che l’edificio della scuola media Giannone è un bene culturale e che quindi l’ente proprietario – il comune – è tenuto a sottoporre il relativo progetto alla preventiva autorizzazione alla stessa Soprintendenza.

Ma allora, vuol dire che secondo il ricorrente il comune di Caserta non l’aveva fatto? Ora, è vero che il dirigente Franco Biondi è quello che è, ma non è che si è rincitrullito, tutt’altro. Intanto, l’impresa di Caivano aveva atteso l’esito della gara non sollevando, durante le procedure, la questione del vincolo di cui, con i documenti del bando e del capitolato, aveva già preso piena conoscenza. E’ ovvio che, a gara assegnata (magari alla Marino-Biondi maniera, ma questa è un’altra questione che ora non c’entra), il secondo classificato ha tentato in verità un po’ tortuosa di chiedere al Tar di squalificare in pratica il consorzio Oscar in quanto non munito del requisito per i lavori sui beni culturali e di riassegnare questi alla seconda che, invece, tali requisiti li aveva.

A rendere ancora più complessa la storia, c’è la circostanza che, nella scrittura della relazione, legata al bando di gara per questi lavori, il comune di Caserta segnala la presenza di un vincolo artistico e paesaggistico sul palazzo della scuola Giannone. Il punto della discordia, però, si può ritrovare nel fatti che questi riferimenti normativi presenti nel progetto non sono gli stessi segnalati dalla sovrintendenza nella nota di risposta alla Falco Group.

Se il Consorzio ha partecipato ad una gara che non prevedeva la dotazione dei requisiti di cui sopra, che colpa ne ha? E’ il comune che avrebbe dovuto scrivere un bando e un capitolato diverso. Però, a guardar bene, dall’ufficio di Biondi arriva un’informazione significativa: secondo l’elenco dei beni monumentali della Citta di Caserta, aggiornato all’agosto 2019, l’immobile che ospita la scuola media Giannone non è annoverato tra quelli sottoposti a vincolo culturale. Palazzo Castropignano lo mette nero su bianco e, con una certa logicità, il Tar respinge l’istanza della Falco Group.

E qui abbiamo a che fare con un comune che da un lato segnala l’edificio come coperto dalle leggi per il vincolo architettonico e ambientale, dall’altro risponde ai giudici del Tar che questo palazzo non fa parte della lista ufficiale dei beni monumentali della città. Ancora una volta, le operazioni fantasiose, particolari, portate avanti dall’Ufficio Tecnico comandato dal dirigente Biondi, hanno provocato caos e rallentamenti alle operazioni della città.

Attenzione, però questa sentenza non risolve il problema, anzi, lo complica, pur essendo fondamentalmente equa. Qui c’è un comune che afferma di lavorare su un elenco dei beni monumentali vincolati in cui non è annoverato il palazzo della scuola Giannone, c’è una Soprintendenza che, evidentemente compulsata dall’impresa ricorrente, spedisce alla Falco Group che, al contrario, quel bene è un “bene culturale”, come previsto dalla legge. Beh, un vero macello.

Poi, il Consiglio di Stato, a cui la società di Caivano ricorre contro la sentenza del Tar, accoglie quel ricorso e annulla la sentenza del Tar. Ed è probabile che se il Consiglio di Stato ha deliberato in questa maniera è anche perché il comune non si è costituito in giudizio, spiegando la complessa materia.

Ora, secondo noi, il Consorzio Oscar avrebbe tutto il diritto di chiedere un risarcimento danni al comune di Caserta che ha pubblicato un bando non valido, irregolare, illegale. Probabilmente, i Nunziante padre e figlio, che sono molto presenti e attivi nell’Ufficio Tecnico, il predetto risarcimento non lo chiederanno, visto che il loro obiettivo è quello di conservare i buoni, buonissimi rapporti instaurati con il sindaco Carlo Marino e l’ingegnere Biondi. Tra l’altro, come detto, la Gesim lavora qualche metro più avanti, alla scuola De Amicis, il cui appalto è andato liscio, poiché non si tratta di un bene vincolato.

E mai possibile che la Falco Group diventi titolare di lavori per la quale occorrevano requisiti per aprir cantieri in favore di immobili vincolati dalla Soprintendenza, avendo vinto però una gara in cui questo requisito non era previsto e che, dunque, si è svolta su terreni valutativi totalmente differenti? Il senso logico vorrebbe che il comune, dopo aver tirato in alto la monetina per capire chi è più inefficiente, vergognosamente disorganizzato tra lui e la Soprintendenza, revochi l’aggiudicazione, pubblicando un nuovo bando, poi preparandosi poi a difendere le ragioni di questa decisione davanti ai tribunali amministrativi ai quali sicuramente si rivolgerebbe di nuovo la Falco Group. A quel punto Tar prima e Consiglio di Stato poi dovrebbero arrampicarsi sugli specchi per affermare il diritto della Falco a compiere i lavori di una gara surreale come questa.

Ragioni evidenti perché se il bando fosse stato pubblicato, considerando il vincolo esistente che al comune non risulta, ciò avrebbe dato l’opportunità ad altre imprese di partecipare, avendo il possesso dei requisiti. Ecco erché sarebbe una circostanza farneticante se la storia si chiudesse con la attrezzature di cantiere della Falco attive già da subito nell’immobile della scuola Giannone.

Diciamo che nella strategia che dei due autentici caterpillar che rispondono ai nomi di Marino&Biondi, questo è un semplice incidente di percorso.

A quattro mesi di distanza da questa decisione, il comune di Caserta lo scorso 4 luglio ha preso atto sentenza e ha determinato di affidare in maniera provvisoria, previa verifica della sussistenza del possesso dei requisiti, i lavori alla Falco Group.

Sicuramente una situazione che ha provocato del dispiacere alle ditte, tra cui la casertana Gesim della famiglia Nunziante, che si sono viste soffiare dalle mani un lavoro importante sia dal punto di vista della reputazione, poiché lavorare al centro di Caserta per una scuola storica qual è il Giannone è il motivo di vanto, sia da un lato puramente economico.

Quest’ultimo passaggio che andrete a leggere va recepito come una circostanza storica, un metodo di racconto del passato (recente) e non come comparazione tra procedure.

Il balletto delle procedure tra Asmel e Consiglio di Stato ci ha inevitabilmente ricordato, per la sequela di eventi, un po’ quello che è avvenuto con la Casertana Costruzioni e l’appalto milionario bandito dall’Asi Caserta e gestito dall’Asmel relativamente relativamente alle operazioni di videosorveglianza, in contrasto al fenomeno della Terra dei fuochi.

Anche lì, infatti, un consorzio, Conpat, si era visto a giudicare i lavori, per poi affidarli ad una ditta locale, per l’appunto la Casertana Costruzioni di Ubaldo Caprio. Solo il successivo ricorso al TAR presentato dalla società Leonardo, aveva poi annullato la decisione a favore dell’imprenditore di Casal di Principe, ormai di casa a Caserta.

La differenza sostanziale tra le due gare, però, è che questa qui, questa del Consorzio Asi, è finita sotto la lente d’ingrandimento della procura di Santa Maria Capua Vetere poiché Caprio è accusato di aver pagato una tangente da 50 mila euro ad un componente della commissione di gara, Pietro Terreri, affinché l’offerta della Casertana Costruzioni e del consorzio Conpat risultasse poi quella vincitrice. Circostanza che poi è avvenuta al termine delle operazioni di gara.

Per quanto riguarda la procedura di gara sui lavori al Giannone, invece, si tratta di un’operazione trasparente e che quindi non può essere paragonata all’appalto appena citata.

Poi, chiaramente, siamo sotto al cielo, come si suol dire. Ma ribadiamo che non c’è assolutamente alcun trait d’union tra le due procedure, ad eccezione della decisione finale presa da un tribunale amministrativo.

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