CASERTA. Sprar in ginocchio. Stop al processo di inclusione per 56
23 Gennaio 2020 - 18:30
CASERTA – Avevano iniziato ad imparare l’italiano e a studiare, qualcuno accompagnava i bambini a scuola, qualcun altro era custode di una villetta per anni abbandonata al degrado. Tutto finito pero’: per 56 migranti dello Sprar di Caserta, gestito dal Centro Sociale Ex Canapificio, il sistema di protezione e accoglienza e’ stato sospeso dal Ministero dell’Interno dallo scorso primo gennaio, e nei prossimi giorni saranno trasferiti in centri di accoglienza straordinari (Cas) predisposti dalle Prefetture. Lo denunciano i responsabili del Centro Sociale Ex Canapificio, che spiegano come la circolare numero 24786 emessa dal Viminale a dicembre sulla base del Decreto Salvini, abbia sospeso dal primo gennaio 2020 tutte le spese di istruzione, formazione professionale e inclusione sociale per i richiedenti asilo.
In molti, a Caserta e in tutta Italia, rischiano di tornare in clandestinita’; nel frattempo i 56 continuano ad essere ospiti dello Sprar, ma solo fino al trasferimento nei Cas. Secondo il Centro Ex Canapificio “la decisione ministeriale applica il decreto sicurezza in maniera restrittiva e soprattutto retroattiva, coinvolgendo anche coloro che sono entrati nel percorso di accoglienza quando il decreto non era ancora in vigore, ovvero, al 100% dei nostri 56 ragazzi. E cio’ malgrado ci sia una chiarissima sentenza della Cassazione, a sezioni unite, che condanna l’applicazione retroattiva del decreto”.
Tra i 56 migranti per cui “sara’ sospesa l’accoglienza di qualita’”, oltre al custode della villetta comunale sottratta al degrado, vi sono accompagnatori volontari del Piedibus, ma “anche persone con gravissime disabilita’ come non vedenti, vulnerabili e non rimpatriabili”. “Caserta – spiega Virginia Crovella – e’ diventata con lo Sprar un modello europeo di inclusione sociale, ma ora rischia una grave contrazione di tutte le pratiche di cittadinanza attiva, accoglienza e solidarieta’. Qui lo Sprar e’ una realta’ condivisa e radicata dal 2007, e ancora oggi potrebbe accogliere fino a 200 persone in 24 appartamenti dislocati sul territorio; la rete associativa dello Sprar coinvolge tramite sportelli, iniziative, progetti solidali, circa 3000 cittadini di ogni eta’, autoctoni e migranti”.