Che gran geni, quelli dell’Asl. Mentre il COVID dilaga e le cliniche private che potrebbero dare una mano, vengono umiliate, il dg Russo pensa di essere Enrico Mattei e fonda una “testata giornalistica”

28 Ottobre 2020 - 14:33

In calce all’articolo, la delibera che arriva mentre l’azienda dimostra tutti i suoi affanni, nel momento in cui spera di 4 giorni il limite massimo stabilito per l’effettuazione della gara per i tamponi e dopo aver combinato un disatro nei rapporti con le strutture private qualificate

 

CASERTA(Gianluigi Guarino) L’avevamo preannunciata ieri mattina in un articolo che, ancora una volta, evidenziava le gravi carenze che sarebbe meglio chiamare, a questo punto, magagne, dell’Asl di Caserta nell’attività di pubblicazione dei dati epidemiologici del covid-19, comune per comune. Siccome ogni promessa di CasertaCe è debito, ecco qua che vi spieghiamo cosa diavolo sia questa delibera, attraverso la quale, il direttore generale Ferdinando Russo ha avviato una procedura per mettere in piedi una sorta di giornalino interno.

Eccolo qui, dunque, l’atto amministrativo, firmato di suo pugno dal dg Russo, che dà alla luce quella che lo stesso Russo definisce “testata giornalista on line“. Ora, è molto probabile che masticando poco di sanità e di organizzazione della sanità, l’improbabile manager casoriano mastichi ancora di meno della materia relativa alle leggi sulla stampa e sull’emissione di strumenti di comunicazione. Ma se uno scrive “testata giornalistica” significa che c’è l’intenzione di andare al di la di un semplice notiziario redatto all’interno dell’Asl e messo a disposizione dei cittadini-utenti attraverso lo strumento digitale. “Testata giornalistica” vuol dire sostanzialmente, al di la del significato letterale dell’espressione, un giornale vero e proprio che persegue obiettivi di una distribuzione che vada oltre i percorsi collegati alla comunicazione istituzionale e che vuole in qualche modo entrare in concorrenza con gli organi di stampa che si propongono gli stessi obiettivi e, per questo motivo, si sono debitamente registrati negli uffici della “Volontaria Giurisdizione” di un tribunale.

E allora, continuando a ragionare un pò su questa definizione di “testata giornalistica”, Ferdinando Russo diventa colui che rinverdisce (pensate un pò) la tradizione, densa di chiaroscuri, dei cosiddetti giornali di stato, cioè di testate giornalistiche organizzate nella forma tipica degli organi di informazione relazionati al mercato, ma di proprietà dello stato e dallo stato editate attraverso sue diramazioni. Una cosa come “Il Giorno”, noto quotidiano milanese che nasce nel 1953 per iniziativa dell’Eni, ente nazionale idrocarburi, insomma, Agip e dintorni e promossa dal celeberrimo presidente Enrico Mattei, che fece la fine che fece, morendo dopo essere precipitato con un aereo.

Ora, è proprio vero che questo Ferdinando Russo è un uomo ambizioso, però, mo’ non esageriamo e non si monti la testa, perchè il paragone con Enrico Mattei, editore di stato, ma anche tantissime altre cose, ci sembra francamente un pelino eccessivo.

Nella delibera, naturalmente, mancano i dati relativi alla spesa che l’azienda sanitaria ha messo a disposizione di questo progetto di comunicazione. Con buona pace del rispetto di un principio minimo di trasparenza e di quel concetto che noi siamo costretti incredibilmente, nonostante la sua disarmante banalità, a ripetere, ogni volta che ci imbattiamo in vicende come questa: come per tanti sindaci, per il presidente della Regione, per tanti presidenti di enti di sotto governo, anche a Ferdinando Russo bisogna rammentare che i quattrini dell’Asl non sono di sua proprietà, ma in quota parte di tutti i cittadini campani e, in considerazione del fatto che la spesa sanitaria è frutto di trasferimenti perequativi, realizzati dallo stato, di tutti i cittadini della nazione. Per cui, l’appena invocata trasparenza non è affatto un optional.

Per continuare a discutere di questa cosa della “testata giornalistica”, occorre mettere insieme le tessere di ciò che sta succedendo nelle ultime settimane, quelle più drammatiche che l’Italia abbia vissuto dalla fine della Seconda Guerra Mondiale in poi. Sempre nella giornata di ieri, da noi ampiamente dedicata alla trattazione degli argomenti connessi all’epidemia covid, abbiamo dato notizia della nomina della commissione di gara, con diversi giorni di ritardo rispetto al limite massimo stabilito, per l’acquisto di 4 milioni di euro di tamponi, da parte dell’Asl.

Insomma, proprio nello stesso periodo durante il quale l’Asl avrebbe dovuto, in maniera solerte, dato che il covid non aspetta i comodi di Ferdinando Russo, definire la composizione della commissione aggiudicatrice, molta più velocità ed agilità si sono, al contrario, evidenziate nel “fondamentale” percorso che deve portare alla nascita della “testata giornalistica” targata Ferdinando Russo.

Vogliamo essere sereni e, figuratevi un poco, ci limitiamo a porre una questione di priorità. Solo di priorità, senza mettere in discussione l’operazione della “testata giornalistica” in sè e per sè, che pure potremmo fare con disarmanti argomentazioni. Nel momento di massima spinta del contagio da coronavirus in provincia di Caserta, viene attivata, con tempi solerti, la procedura, evidentemente supportata da una fortissima motivazione personale, per questo giornalino, pardon, “testata giornalistica”. Come avete potuto leggere su CasertaCe, non si tratta del primo strafalcione, del primo atto improvvido ed inopportuno, compiuto dall’azienda sanitaria locale.

Stiamo vivendo un momento in cui ogni decisione ha un’importanza cardinale. Questa delibera del giornalino, ari-pardon, della “testata giornalistica”, dà l’idea di un’Asl tutto sommato serena, che ha il perfetto controllo della situazione e che quindi può permettersi anche il lusso di spendere qualche soldo, gigioneggiando in cazzate. Insomma, tutto ciò che sta succedendo fuori dal palazzo di Corso Trieste non fa paura ai mandarini che lo popolano. tutto ok, tutto apposto. Evidentemente le terapie intensive ci sono e funzionano a meraviglia. Questo almeno si è dedotto nelle ultime settimane quando, con un esercizio di sufficienza e di superficialità senza precedenti, Russo e i suoi hanno umiliato le cliniche private con una sorta di riproposizione dell’antico adagio della minestra mono pasto, pena l’invito ad auto-accopparsi gettandosi dalla finestra.

Mentre il virus dilaga, mentre nella zona del litorale domizio, soprattutto a Castel Volturno, ci sono decine di migliaia di immigrati irregolari che si muovono quotidianamente verso destinazioni regionali ed extraregionali, diventando potenziali e potentissimi vettori del covid, l’Asl di Caserta si è permessa il lusso di dire, alla clinica Pineta Grande, una roba del tipo: va bè, se proprio insistete, attivateli questi posti di rianimazione aggiuntivi, a condizione che i lavori ve li facciate a vostro carico e che vi accontentiate del trasferimento di risorse, classificato come quello riguardante un posto letto ordinario.

Beh, se uno storico cerca l’esempio di cecità emblematica di una burocrazia incapace di vedere al di la del proprio naso e imbolsita dai privilegi di un potere non basato su effettive competenze, questa vicenda dell’Asl e della Pineta Grande può essere tranquillamente utilizzata come archetipo, come emblema di quanto la scelta dei nuovi dirigenti della sanità pubblica campana, rappresenti uno dei motivi dirimenti, più seri, se non addirittura, il più serio, per cui la sanità campana e casertana si muove su standard inferiori a quelli di paesi in via di sviluppo, quali la Repubblica Centrafricana o la Guinea-Bissau.

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