“Con una dose di arsenico si risolve il problema”: da anni il 35enne con un laboratorio in soffitta tentava di avvelenare la madre e i fratelli

22 Marzo 2024 - 19:07

L’uomo aveva effettuato studi specifici almeno fino ai primi anni di università a Napoli, oltre a essere un accanito autodidatta grazie al materiale reperito su Internet

VITULAZIO – “Con una dose di arsenico si risolve il problema”, ha ripetuto in più occasioni A.D.R., il 35enne di Vitulazio resosi responsabile del tentato avvelenamento nei confronti della madre e dei due fratelli.
Questa frase, diverse volte udita da suo fratello, è riportata nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal Gip Emilio Minio del Tribunale di S.Maria C.V., insieme ad una serie di episodi raccontati agli inquirenti dalla madre dell’uomo che lo scorso 15 marzo ha tentato di avvelenare i suoi congiunti versando una polvere (non ancora identificata) nella padella in cui cuoceva la cena.

La donna ha raccontato ai Carabinieri di minacce e comportamenti sospetti da parte del figlio, protrattisi per anni prima di sfociare nell’obiettivo precipuo di ucciderli.
“Abbiamo tollerato questi episodi fino a che non ho iniziato a collegarli ad alcune sue frasi e fatti avvenuti nel passato”.
La donna ha ricordato, per esempio, che già anni fa giungevano presso la loro abitazione di Vitulazio diversi pacchi, anche a suo nome.
Recando, per l’appunto, il nome della donna, le capitò in un’occasione di aprirne uno: ne uscirono diverse bustine trasparenti contenenti una polvere. Il figlio reagì in malo modo e ne scaturì un’accesa discussione.
“Ma

poi – prosegue il racconto della donna – il fatto passò inosservato. Recentemente è stato proprio A. (il 35enne arrestato, ndr) a ricordarmi che per un periodo, alcuni anni fa, avevo avuto dei problemi di respirazione. Mi ha detto che il mio ex marito aveva provato ad avvelenarmi. Questo fatto emerse perché A. aveva fatto le analisi del capello dalle quali era emersa la presenza di arsenico nel suo corpo”.

Solo a questo punto la donna ha iniziato ad avere sospetti sul figlio, perché il suo ex marito, ha spiegato ai Carabinieri che hanno raccolto la sua denuncia, non aveva le competenze e le capacità per avvelenarla, né sarebbe stato in grado di procurarsi alcun veleno, mentre il figlio aveva effettuato studi specifici almeno fino ai primi anni di università a Napoli, oltre a essere un accanito autodidatta grazie al materiale reperito su Internet.

Maturata questa paura, la donna ha parlato con l’altro figlio, più giovane di dieci anni, e insieme hanno deciso di installare una telecamera in cucina e di salire in soffitta, dove hanno scoperto un vero e proprio laboratorio da “apprendista chimico” con polveri di vario tipo in barattoli e provette di vetro.

Nei prossimi giorni approfondiremo ulteriori aspetti della vicenda.