CORONAVIRUS. Che gaffe il sindaco di Alvignano. Luigi il cinese, in quanto tale, è quasi sicuramente un untore?

29 Febbraio 2020 - 18:13

ALVIGNANO – Si è trattato sicuramente di una botta di coronavirus veloce, repentina, quanto fugace.
Noi non conosciamo il sindaco di Alvignano, Angelo Francesco Marcucci.
Non seguendo con continuità le vicende del piccolo comune che amministra non possiamo dire se, a nostro avviso, sia o meno un buon sindaco.
L’abbiamo incrociato, invece, un paio di volte quando ha svolto la sua consueta funzione di componente della commissione di concorso che giudica gli aspiranti presidi o dirigenti scolastici che dir si voglia.
Questo è successo quando abbiamo scoperto che Marcucci (il quale per questo, nel futuro, sarà candidabile per la santità) possiede il dono dell’ubiquità perché riuscita a stare contemporaneamente sia nella sala giunta del suo Comune a presiedere l’esecutivo degli assessori, sia nella sessione di esami per diventare preside all’interno della sottocommissione del Manzoni.

CLICCA QUI: SCANDALO. Il sindaco di Alvignano presente contemporaneamente alla seduta di giunta e nella sottocommissione per il concorso a Preside al Manzoni

CLAMOROSO. Annullato il concorso per preside. I commissari avevano fatto i corsi di preparazione e il sindaco di Alvignano…

Ma noi su questo trascorso non vogliamo prendere questa parte decisa e nemmeno quella relativa al fatto che Marcucci erogava privatamente lezioni ai candidati al concorso, che poi avrebbe giudicato, a quel punto giudicando anche se stesso per gli insegnamenti impartiti durante quelle lezioni private non certo gratuite.

Ci piace, invece, utilizzare l’aspetto generale relativo all’impegno professionale di Marcucci.

Se stiamo parlando, come stiamo effettivamente facendo, di una persona abilitata a valutare la preparazione di chi vuole assumere l’alta funzione di coordinatore dei professori e degli altri educatori, dobbiamo ritenere fino a prova contraria di trovarci di fronte ad un uomo di alto profilo culturale.

Ecco perché diciamo che Marcucci è entrato in confusione a causa di un colpo di coronavirus. Un uomo di cultura, che conosce, dunque, il significato e il valore delle parole e che è chiamato, tra le altre cose, a utilizzarle in nome e per conto dei suoi concittadini, non può uscirsene con un avviso scritto così alla carlona e su cui campeggiano i simboli ufficiali di un comune italiano.

Se consideriamo questo avviso superficiale, elaborato, ripetiamo, alla carlona, giustifichiamo tutto sommato il sindaco Marcucci, evitando di affermare che quella che emerge dal documento citato rappresenti l’autentica sensibilità culturale del primo cittadino di Alvignano.

C’è stato un falso allarme. A quanto ci risulta, una persona infettatasi dopo aver fatto un tatuaggio ha chiamato, lui o chi per lui, l’ambulanza.

Questa è intervenuta presso la sua abitazione che sin trova a un passo dal negozio gestito da un immigrato cinese.

Naturalmente, il delirio collettivo di questi giorni ha fatto sì che Alvignano andasse letteralmente in subbuglio.

E allora ecco che dalla penna confusa di Marcucci è uscito fuori questo avviso, con il quale avverte la popolazione che il cinese, che ha italianizzato il suo nome in Luigi, non si vede ad Alvignano da gennaio.

Fin qui nulla di male, dato che la psicosi è scoppiato per quell’ambulanza ferma ad un passo dal negozio cinese. Ci sta pure che un sindaco dica ai suoi cittadini “guardate che Luigi non c’è e l’ambulanza era lì per soccorrere un’altra persona”.

Scrivendo questo ci sta che un sindaco non vada tanto per il sottile e accetti l’idea che, essendo esploso in Cina il coronavirus, le persone provenienti da quel paese sono guardate con sospetto e timore.

Nulla da dire, soprattutto da parte nostra che non siamo fondamentalisti in nulla e mai ci metteremmo gli assertori dell’egualitarismo multirazziale in una circostanza del genere.

Ma l’uomo di scuola Marcucci non può scrivere, come invece ha fatto, questa frase: “…pertanto non esiste alcun pericolo di contagio”.

Non lo può scrivere perché è una solenne cavolata. Non si può dire che il cinese sia l’unica fonte del rischio contagio.

Perché se Marcucci si fosse liberato dalla insufficiente focalizzazione del fatto specifico, avrebbe potuto rassicurare i suoi concittadini con altre parole, tutelando il povero Luigi che se non è andato nella città in cui il problema è esploso, non può essere considerato un cinese untore. Se Luigi si ammalasse di coronavirus respirando l’aria insieme ad uno dei tanti italiani contagiati, cosa c’entrerebbe il suo essere cinese con il virus?

Beh, questa sfumatura non è un elemento da poter contestare a una persona di bassa o media scolarizzazione. Ma al professor Martucci la contestiamo eccome, perché se passa la sua logica, Luigi, avvistato all’orizzonte da due o tre finestre di case alvignanesi, andrebbe abbattuto da un cecchino prima di varcare il confine del paese.

E siccome le polemiche si sono state stamattina, ecco che lo stesso Marcucci ha dovuto scrivere un secondo comunicato con il quale, barcamenandosi in maniera non felicissima, ha precisato un pensiero che, a suo dire, forse è stato male interpretato.