CORONAVIRUS. I dati della Campania e di CASERTA che non tornano nella tabella di ieri sera della protezione civile. Un nostro dimenticato e…
9 Marzo 2020 - 11:41
CASERTA – (Gianluigi Guarino) Quella che vedete in alto è una tabella a cui tanti italiani, tanti campani e tanti casertani stanno accedendo, ogni giorno, collegandosi con il sito della Protezione civile. Si tratta di un aggregatore dei casi di coronavirus, suddivisi regione per regione e per evoluzione clinica.
Quella che pubblichiamo noi stamattina è l’ultima delle tabelle della Protezione civile. E’ stata resa pubblica ieri sera con la solita conferenza stampa e certifica i dati alle 17 e qualcosa di domenica 8 marzo. Dunque, sulla carta, è una fotografia quasi live della situazione del contagio delle 20 regioni italiane. Si capisce che la stragrande parte dei casi si registra in Lombardia, e seppure con numeri inferiori, in Emilia Romagna, mentre le altre regioni, seppur colpite, esprimono numeri non ancora gravi.
A noi le premesse piacciono, perché riconoscendone la validità mettendo 5 secondi il cervello a lavorare, poi si comprende tutto il resto del ragionamento. Andiamo a vedere la riga riguardante la Campania. A ieri pomeriggio alle 17 e qualche cosa, i casi ufficiali di positività al coronavirus erano 100 spaccati. Di questi, 30 sono i ricoverati; di questi 30, 7 quelli trattati in terapia intensiva, poco più del 20% che su per giù ricalca il dato nazionale. 63 i positivi che, evidentemente senza sintomi, senza febbre, sono stati messi in quarantena presso le loro abitazioni, con controllo in remoto da parte delle autorità sanitarie.
Procedendo verso la parte destra della riga campana, c’è l’indicazione del numero delle persone guarite, che sarebbe solo una, che aggiunto ai 100 casi diagnosticati, produce la somma di 101. Dopodiché si passa al numero dei deceduti che è pari a 0, come potete ben constatare direttamente, andando proprio dentro alla tabella.
Infine c’è l’indicazione del numero delle persone sottoposte a tampone: 980.
Premessa nella premessa. Il nostro non è sadismo, ma serietà: stiamo già lavorando per accertare e per spiegare ai nostri lettori come avviene la trasmissione dei dati epidemiologici dal territorio alla sala operativa della protezione civile e dunque del governo. Per cui, al momento non ci avventuriamo in giudizi definitivi. Però, se il ministero degli interni, attraverso la sua diramazione, costituita, appunto dalla protezione civile, fa una conferenza stampa dei comunicati e pubblica una tabella con tanto di certificazione alle 17 e qualche minuto del giorno 8 marzo, senza accompagnare il tutto da chiose, postille e asterischi, allora, c’è da pensare che quello sia lo stato delle cose, fotografato nell’attimo esatto in cui i dati vengono resi pubblici.
Fatta la seconda premessa, arriviamo al punto: è possibile, probabile che le morti di Giuseppe Buonaugurio, avvenuta, secondo noi, sciaguratamente, per un atto di superficialità, all’interno dell’ospedale di Sessa Aurunca, non sia stata ancora classificata come conseguenza del coronavirus, mancando qualche conferma clinica attraverso una seconda analisi del tampone risultato positivo; può darsi che lo stesso stia capitando con la 70enne di San Prisco, che però attenzione è un caso di cui non ci siamo occupati noi direttamente, e dunque è ancora in fase di chiarimento.
Ma della fine di Giuseppe Buonagurio, 46enne di Mondragone, abbiamo trattato in maniera seria, acquisendo dati e informazioni da fonti primarie, scrivendo in solitudine, mentre gli altri (va bè, gli altri, si fa per dire) ufficializzavano la negatività, e quello era un caso sospetto. Positività accertata ha attivato le procedure di prevenzione con la chiusura di una parte dell’ospedale di Sessa Aurunca, con la quarantena degli operatori che avevano avuto contatti, nell’ospedale con Giuseppe Buonaugurio e con la stessa misura adottata, a Mondragone, per tutti i congiunti e per coloro che, in qualche modo, avevano avuto contatti con la vittima.
Per cui, sicuramente ci sarà un perché. Sicuramente c’è stato un disguido. Ma noi, che conosciamo questo paese e soprattutto conosciamo il pattume che infogna l’asl di Caserta, ci andiamo con i piedi di piombo e lavoriamo, per l’appunto, da par nostro, per acquisire tutte le informazioni utili a comprendere le modalità con cui i dati del territorio vengono trasmessi a Roma.
Altro non diciamo, se non una cosa: non esistono malati di serie A o malati di serie B o di serie C. Giuseppe Buonaugurio apparteneva a una famiglia umile, che magari in questo momento non sta lì a questionare sulla fine del loro congiunto. E allora non vorremmo….ok, ci fermiamo qua ma siamo in piena fase di indagine.