Dopo 9 anni assolto il direttore di questo giornale. La querela era del figlio dell’ex sindaco Petteruti

20 Luglio 2018 - 17:10

Non è mia abitudine, tranne in qualche rarissimo caso, rendere pubbliche le notizie riguardanti i miei molti processi, in cui sono imputato del reato di diffamazione a mezzo stampa ai sensi dell’articolo 595 del Codice Penale.

Non lo faccio perchè, tutto sommato, prendersi una rivincita dando visibilità alle immancabili assoluzioni che chiudono ogni procedimento, significherebbe mettersi un po’ sullo stesso piano del misero ruolo di querelanti esercitato da chi, non avendo argomenti da opporre e trattandosi nel 100% dei casi di politici, di congiunti di politici o di boiardi delle burocrazie locali, lo scrivere su di noi, evidenziando la miseria di questi comportamenti, significherebbe mettersi allo stesso livello loro.

E’ chiaro che a Caserta c’è stata una strategia pianificata per cercare di fermarmi e di fermarci, fiaccandomi e fiaccandoci con una grandinata di querele: hanno pensato, se lo condannano godiamo perchè questo ci mette in croce ogni giorno con le sue panzane sulla legalità, sulla necessità di rendere i procedimenti amministrativi trasparenti, sul fatto che i posti di lavoro vadano attribuiti per merito e non perchè si è parenti di; se poi viene assolto, quantomeno lo avremo rallentato nella sua azione professionale e posto in grave difficoltà economica perchè gli avvocati costano e in un paese stupido come l’Italia essere assolti significa, nel 99%, non poter recuperare un euro delle spese sostenute.

Stavolta scrivo per dare il giusto risalto al lavoro dell’avvocato Raffaele Crisileo, che mi segue da tantissimi anni, e del figlio Gaetano, rigoroso controllore e ricettore di tutte le questioni tecnico-procedimentali.

Ieri, nel Tribunale di Benevento, si è posta fine a una vicenda giudiziaria che mi vedeva imputato sempre per lo stesso reato, che solo in Italia prevede ancora pene detentive, promossa da una querela dell’avvocato Carmine Petteruti, figlio dell’ex sindaco Nicodemo.

Tra le altre cose, in questa querela si è tentato di appiopparmi un articolo che io non ho mai scritto. Non c’era, d’altronde, nessuna necessità di negare la paternità di un testo pubblicato a suo tempo su Casertace.it, dato che io mi sono difeso in tutti i tribunali centinaia di volte.

Per cui non avrei avuto alcuna difficoltà a farlo ancora, confermando il percorso netto delle assoluzioni ottenuto fino ad oggi.

Carmine Petteruti si è particolarmente dedicato a questo processo. Mentre io vi ho partecipato tre o quattro volte, quando serviva, quando sono stato interrogato con esame del Pm e della parte civile e controesame della difesa, l’avvocato non si è perso una seduta, facendo coppia fissa con l’avvocato marcianisano Enrico Accinni, il quale ha usato ogni tecnica giuridica per cercare di portare a casa il risultato della mia condanna. A quel punto avrebbe dovuto riguardare anche la bugia che avrei detto disconoscendo la paternità di quell’articolo.

Pensate un po’ che il Pubblico Ministero, in trenta secondi di requisitoria, ha chiesto una condanna a un anno e quattro mesi, manco fossi un ladro seriale.

Ma il giudice del Tribunale di Benevento Anita Polito, grande esperienza da gip al Tribunale di Napoli, dove ha firmato decine e decine di ordinanze di camorra, dopo ben tre anni di istruttoria mi ha assolto pienamente.

Se questo può poco interessare alle cronache di questa provincia, è importante che io abbia scritto la notizia per condividere con qualche amico e con i miei lettori l’emozione provata di fronte all’arringa del mio difensore, l’avvocato Crisileo.

A lui e al figlio Gaetano va il mio ringraziamento. Il primo è stato decisivo con la sua discussione finale di ieri; il secondo per l’assidua attentissima partecipazione all’istruttoria.

Entrambi hanno creato una barriera procedurale che mi ha protetto ed è risultata vincente in modo da consentirmi di avere giustizia.