Ecco qual è la società colpita dal maxi SEQUESTRO DA 43 MILIONI, “ospite” nei capannoni Marican di Canciello
10 Luglio 2025 - 12:41

Finti contratti per pagare meno le tasse relative ai lavoratori. I Canciello non sono coinvolti o indagati, ma la storia riapre il confronto – civile – tra questo giornale e la governance Marican relativa ai vincoli in zona Asi Caserta
CARINARO – Considerata la quantità di capannoni che il gruppo Marican degli imprenditori Canciello, originari di Frattamaggiore, hanno costruito negli anni all’interno della zona dell’Asi di Caserta ricadente nel compartimento di Aversa, Teverola e Carinaro, era molto probabile che la società colpita da un sequestro da 43 milioni di euro avesse sede in uno stabilimento di proprietà della holding familiare.
Si tratta di un’informazione che ricaviamo da un comunicato stampa pubblicato dal sito specializzato supply chain, che riporta un articolo della Adnkronos, con annesse dichiarazioni di Ferdinando Canciello, amministratore delegato.
La questione della Renus Logistics, l’impresa alla quale la Guardia di finanza di Milano ha eseguito, sul mandato della procura, un sequestro preventivo di urgenza da 43 milioni di euro, riapre la discussione il confronto tra imprenditore di Frattamaggiore e questo giornale sul concetto dei vincoli novennali, divenuti poi di cinque anni per la vendita e 6 anni per il fitto, a seguito di una delibera del Consiglio generale dell’Asi Caserta del giugno 2023.
A nostro avviso, la vendita e la locazione di questi capannoni, tantissimi, compiute dalle società del gruppo Canciello e permesso dalla dirigenza del Consorzio delle aree industriali di Caserta guidata dalla presidente Raffaela Pignetti, non superava i vincoli previsti dalle regole sull’insediamento produttivo. Evidentemente di segno posto, invece, la posizione della Marican e della stessa presidente Pignetti, altrimenti non avremmo passato gli ultimi anni a discutere su questo punto che ha fatto molto bene agli incassi della holding.
Venendo, invece, al sequestro, l’ipotesi dei pm milanesi Storari e Mondovì è “dichiarazione
Il tutto “a fronte di contratti di appalto, imponibili Iva, simulati, con il fine di schermare la reale somministrazione di manodopera”. Come in altre indagini è emerso che non sono stati versati i contributi previdenziali e assistenziali ai lavoratori. All’epoca i maggiori clienti erano due società del gruppo Ikea, “nello specifico Ikea Italia Retail e Ikea Italia Distribution”, non coinvolte nell’inchiesta.