ELEZIONI. Focus centrodestra: tutte le ultime novità sui CANDIDATI. I nodi di Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia. La situazione di Zinzi, gli impegni che la Meloni manterrà, ma anche i rischi che corre

17 Agosto 2022 - 13:30

Da domani, inzierà il serrato finale. Sia Forza Italia che la Lega riuniranno i propri stati maggiori e chiuderanno le liste di partito per il proporzionale, indicando anche i nomi attribuiti in quota parte per i collegi uninominali. Fratelli d’Italia con la sua leader esamina con grande attenzione l’elenco dei candidati, ritenendo a giusta ragione, che il casellario giudiziario e il certificato penale non siano sufficienti per evitare sorprese in campagna elettorale e anche dopo, con una sinistra che ha letteralmente mobilitato tutti i suoi giornali, pronta a saltarle al collo

 

 

CASERTA(g.g.) Rischia di risolversi in una grande perdita di tempo mettersi a far previsioni sulle candidature del centrodestra, con i partiti che si sono accordati sulla ripartizione dei collegi e anche sulla conseguente collocazione pro quota negli uninominali, ma che non hanno ancora stabilito nome per nome e men che meno, hanno ufficializzato le candidature nei listini che esibiscono i simboli di ogni partito e che dovranno esprimere i due terzi dei seggi della Camera e del Senato con calcolo proporzionale.

Domani, giovedì 18 agosto, si rinuirà lo stato maggiore di Forza Italia, Tajani, Ronzulli e poco più, per definire le liste e anche le caselle dell’uninominale, in quota berlusconiana. Lo stesso farà la Lega mentre Fratelli d’Italia, già da ieri, invece, sta controllando le bozze delle liste compilate quasi per intero e anche i molti candidati dei collegi uninominali che Fdi dovrà designare come rappresentanti dell’intera coalizione del centrodestra.

E’ la Meloni in persona, che ovviamente, sta spulciando le liste, nome per nome. Normale che sia così, vista l’aria di agguato che le gira intorno, con la sinistra pronta a utilizzare ogni leva, anche quelle della banalizzazione, della rozzezza, dei messaggi di semplice slogan, ma che possono far presa su un elettore meno avveduto.

Figuriamoci, se saltasse fuori che c’è un candidato indagato o chiacchieratissimo anche come presunto oggetto di inchieste giudiziarie, cosa potrebbe scrivere un giornale di sinistra come Il Fatto o, purtroppo, cosa potrebbe scrivere anche Repubblica che ieri ha gratificato i suoi lettori, pensate un pò, segnalando come la Meloni da giovane fosse vistosamente sovrappeso.

Quello fondato da Eugenio Scalfari si è sempre vantato di essere un giornale autorevole, quand’anche legittimamente schierato, sin dalla sua nascita, avvenuta nell’ultima parte degli anni 70, con il centrosinistra, dal 94 ad oggi, mentre nel corso della prima repubblica centrosinistra per Scalfari significava attacco frontale al cosiddetto patto del camper, definita intesa del Caf che stava per Craxi, Andreotti e Forlani, poi deragliata sotto al piombo di Cosa Nostra e sotto all’acciaio delle manette di Mani Pulite.

Insomma, massima attenzione ed alta tensione in queste ore nell’ufficio di Giorgia Meloni e nei suoi dintorni. Basteranno i certificati del casellario giudiziario e il certificato penale chiesti  e ottenuti da ognuno degli aspiranti candidati che, non a caso, si sono dovuti manifestare già da qualche settimana, proprio per consentire un controllo ferreo delle loro biografie? Secondo noi, basta, ma fino a un certo punto. Se è vero, infatti, che ottenere dalle procure della repubblica certificazioni ex articolo 335 del codice di procedura penale è difficile, visto che i pubblici ministeri, molto spesso, non vogliono far sapere, prima del tempo da loro stabilito, ad una persona che è sottoposta ad indagini di polizia giudiziaria, è anche vero che, tra le certificazioni rilasciate e quelle non rilasciate con diniego espresso, Fratelli d’Italia che pure conosce questo sistema di controllo, avendolo utilizzato in passato, su scala locale, avrebbe avuto un quadro più completo, più esaustivo, riducendo il rischio di ritrovarsi, di qui a 6 mesi, un anno o anche, perchè no, sin da questa campagna elettorale, a fronteggiare notizie di indagini, di informazioni di garanzia, a carico di propri candidati o in seguito a carico di propri parlamentari eletti.

 

FORZA ITALIA. A quanto ci risulta, Silvio Berlusconi sarà capolista nei collegi senatoriali plurinominali con ripartizione proporzionale, fino ai limiti consentiti dalla legge. Insomma, lo vedremo candidato in 5 dei 26 collegi plurinominali proporzionali in cui è stata divisa l’Italia, all’indomani dell’approvazione referendaria della riforma costituzionale che ha ridotto di un terzo il numero dei parlamentari e dunque pure dei senatori. Stesso discorso vale per la capogruppo uscente del Senato Anna Maria Bernini. Non sappiamo se sarà sempre la numero 2 di Berlusconi nei 5 collegi che questi sceglierà o se, invece, a sua volta, sarà la capolista in altri 5.

Comunque, in Campania a quanto pare, proprio nel collegio di Salerno, Caserta, Avellino e Benevento, entrambi o uno dei due, saranno sicuramente capilista. Stesso discorso per quanto riguarda la Camera. Stavolta a capo di 5 collegi plurinominali con ripartizione proporzionale ci sarà il coordinatore nazionale Antonio Tajani. Anche il numero 2, anzi la numero 2, dovrebbe arrivare per designazione romana, dall’esterno delle province di Caserta e di Benevento in cui questo collegio quale strumento elettorale per Montecitorio.

E allora, restano, eventualmente sperando che la sorte dei numeri possa arridere alle proprie ambizioni (con questa legge elettorale non esistono le opzioni, ma se uno viene eletto in più collegi plurinominali, entra in parlamento come rappresentante di quello in cui ha ricevuto la percentuale più bassa), le postazioni del numero 2, ciò varrebbe qualora fossero solamente Berlusconi e Tajani ad entrare in lista o la postazione numero 3, nel caso in cui portassero con sè candidate comunque in lizza anche in altri collegi plurinominali e/o in un collegio uninominale maggioritario.

E su questo andiamo ad incrociare l’affermazione formulata nell’articolo che state leggendo: è assolutamente inutile formulare pronostici, spacciando per candidature certe quelle che invece non lo sono. E’ sicuro solo che tra i coordinatori regionali dei partiti del centrodestra, l’unico che potrà avere effettivamente un peso, la cui opinione sarà effettivamente ascoltata da Antonio Tajani e dalla Ronzulli, è proprio quello di Forza Italia Fulvio Martusciello, che sicuramente, conoscendolo, qualche sorpresa dell’ultimo istante, la regalerà alle fameliche necessità che i giornali hanno, in questi giorni, di scrivere qualcosa di particolare, di non scontato, in sostanza, di scrivere cose della “lo famo strano.

Resta in ballo la ricandidatura di Carlo Sarro che però, come tutti gli uscenti, alla luce di ciò che Antonio Tajani ha dichiarato ieri sera, non può essere certo sicuro di riottenerla. Ci sarebbe il collegio maggioritario di Benevento-Piedimonte Matese, per il quale, oltre a Sarro che a Piedimonte ha fatto il sindaco per molti anni e dove sicuramente riscuote stima e anche attitudine dell’elettorato locale a votarlo, c’è anche il nome dell’attuale coordinatore provinciale di Forza Italia, il sindaco del micro comune di Puglianello, Francesco Maria Rubano, uno  che si è mosso molto negli ultimi anni, soprattutto dalle parti di Bruxelles e Strasburgo e che, a quanto pare, grazie ai buoni uffici di Martusciello, ha conosciuto Antonio Tajani che gli avrebbe fatto anche da testimone di nozze.

 

FRATELLI D’ITALIA. Del discorso sulla Meloni e sulle insidie di cui lei è ben consapevole, legate alla scelta dei candidati, abbiamo già scritto all’inizio. Ora, passiamo a temi più pratici, alla concretezza di candidature che comunque di qui a 48, massimo 72 ore, dovranno essere ufficializzate, visto e considerato che lunedì e martedì tutto dovrà essere presentato presso le corti di appello. Se è vero, com’è sicuramente vero, che la Meloni ha assunto l’impegno di ricandidare tutti gli uscenti, in postazioni buone, che poi significa utili quantomeno a concorrere per una rielezione al Parlamento, compresi quelli che a Fratelli d’Italia sono approdati durante la legislatura, lasciando altri gruppi parlamentari.

Ora, tra tutti i difetti che può avere la Meloni, non c’è quello che la porta a venir meno ad una parola data, visto che su di lei, autentica virago di una destra galantomista, i rilievi e le critiche che in queste ore si stanno abbattendo, ad esempio su Enrico Letta, produrrebbero un effetto maggiore rispetto a quello che producono su un ex democristiano. La destra dei valori, almeno per ora, non può venir meno ad una parola data.

Per cui, con un consistente grado di approssimazione, possiamo dire che gli uscenti casertani, cioè Giovanna Petrenga e l’ortese, Giovanni Russo, saranno ricandidati. Per quanto riguarda la Petrenga, in considerazione dei ruoli che ha svolto in questi anni, al riparo dai riflettori e dalle telecamere, sempre in contatto costante e diretto con la leader nazionale e con i maggiorenti veri del partito, è molto più probabile una candidatura da capolista al Senato nel collegio plurinominale proporzionale.

Per quanto riguarda Giovanni Russo, l’idea, alimentata da qualche fronte interno al partito, di una sua possibile non ricandidatura, cozza con quello che la Meloni ha promesso subito dopo aver vissuto con grande soddisfazione i giorni in cui si votava per il presidente della repubblica e in cui, dai banchi di Fratelli d’Italia, non è mai mancato in un qualsiasi scrutinio, un solo voto rispetto alla cifra numerica dei grandi elettori, anzi, sfoggiando numeri addirittura superiori, grazie alla capacità di due o tre parlamentari di attirare schede imprevedibili per quello che è stato, nel corso di una o più votazioni, il candidato di bandiera, cioè Guido Crosetto.

Poi, si sa, tutto è possibile. Ma Russo potrebbe essere sacrificato come candidato al proporzionale-Camera, solo se ci fossero degli equilibri territoriali da tutelare nell’ampio collegio senatoriale di Caserta, Salerno, Benevento e Avellino. Al riguardo, va rimarcato che il senatore uscente, nonchè coordinatore regionale Iannone è proprio salernitano. Se si creasse una complicazione di questo genere la Pretrenga potrebbe essere candidata capolista alla Camera, anche se, va detto perchè è importante, la Meloni cercherà di riempire il gruppo parlamentare del Senato, dove i numeri saranno sicuramente più stretti, di suoi str-fedelissimi proprio come Giovanna Petrenga.

Difficile invece ritenere che un esponente locale di Fratelli d’Italia, possa scavalcare, al proporzionale della Camera, non tanto Giovanni Russo, quanto la promessa, l’impegno assunto dalla Meloni per ricandidature solide degli uscenti.

In poche parole, lo schema frutto di questa promessa, vedrebbe la Petrenga capolista al Senato nel collegio plurinominale che raccoglie le province di Salerno, Caserta,  Avellino e Benevento e Giovanni Russo capolista alla Camera per le province di Caserta e Benevento. Il candidato interno, cioè un Gimmi Cangiano o come appare meno probabile, un Marco Cerreto, sarebbe dirottato in uno dei due collegi uninominali: quello di Aversa, dove però aleggia sempre questa ipotesi del magistrato Catello Maresca, non si capisce ancora in che quota, oppure quello di Caserta. Va precisato, però, che le chance di Marco Cerreto sono ridotte. Lo erano già due mesi fa, a maggior ragione, anzi, anche di più, lo sono oggi.

A Cerreto non ha fatto bene nè la sua decisione, su cui scriviamo da almeno un anno, di schiacciare la propria posizione su quella di Cangiano, che tutto è, proprio tutto è, fuorchè un altruista-filantropo, e neppure la rottura, stavolta, riteniamo, definitiva tra Fratelli d’Italia e l’ex sindaco di Roma ed ex ministro Gianni Alemanno, il quale sta raccogliendo firme per la lista di Italexit di Gianluigi Paragone.

Circostanza che crea condizioni negative per un eventuale candidatura di Cerreto, il quale, ricordiamo, commissario provinciale di Fdi c’è diventato proprio in conseguenza dell’accordo, a suo tempo stipulato tra la Meloni e Alemanno, e che dunque non sarebbe considerato un parlamentare affidabile anche in prospettiva.

 

LA LEGA. Parliamoci chiaro: con il vento in poppa, il centrodestra potrebbe anche mettere in campo un candidato di appartenenza leghista. Ovviamente, con saldo radicamento locale. Ora, si può dire tutto di Gianpiero Zinzi, ma non certo che non possegga radicamento territoriale. D’altronde, solo la patente di “territorialmente radicato” si può attribuire ad uno che ha perso, con uno scarto minimo pari a circa 2.000 voti, le elezioni comunali di Caserta contro l’armata, la brigata, la falange, popolata da ogni tipo di truppa, un vero e proprio caravanserraglio, formato da imprenditori danarosi, ma anche dalla soldataglia dei pregiudicati che, non lo diciamo noi, lo dicono le video immagini girate in tutti i social, si è schierata mettendoci, senza vergogna e senza ritegno, la propria faccia e festeggiando in prima fila la vittoria di Carlo Marino in una campagna elettorale in cui hanno girato soldi come non mai.

Ed è questo radicamento che gli ha consentito di tenere botta con questo tipo di competitor e con tutta la mobilitazione della retorica meridionaloide anti leghista, utilizzata al punto da riuscire a mobilitare molti voti a sinistra, attribuiti a Carlo Marino che, uomo di centrodestra lo è stato come e molto più di Gianpiero Zinzi e che da sindaco si comporta, pur senza espressioni creative, come Cettolaqualunque, poco meno o poco più.

Ma la Lega sembra già aver deciso di accedere a soli tre collegi uninominali in Campania: quello di Eboli, considerato stra-sicuro in cui si candiderà certamente l’uscente Pina Castiello. Sempre a proposito di uscenti, il centrodestra considera sicuro anche il collegio senatoriale che parte da Torre del Greco, associa tutta la popolosissima zona di Napoli sud, attraversa il Vesuviano. Lì si andrà a candidare Gianluca Cantalamessa, il quale transiterebbe dalla Camera dei Deputati, dov’è stato negli ultimi 5 anni, al Senato della Repubblica.

Il terzo ed ultimo collegio assegnato alla Lega è quello, meno sicuro, più legato al centrosinistra ma comunque contendibile, di Acerra, dove il centrodestra sarà rappresentato, in quota Lega da Francesco Urraro, eletto in Campania la volta scorsa con il Movimento 5 Stelle e che, come tantissimi altri, ha lasciato nel corso della legislatura, precisamente il 12 dicembre 2019, quando si è iscritto al gruppo parlamentare della Lega.

In pratica, per compensazioni settentrionali, Salvini rinuncia o si avvia a rinculare ad un eletto sicuro a Caserta, sviluppando, in questo modo, un concetto politico che vede il suo partito tornare alla cura intensiva dell’elettorato settentrionale, riducendo la propria presenza al sud.

 

I CENTRISTI. Di nomi ne girano tanti. Tre soprattutto: quello di Gianfranco Rotondi, quello del “camomillo” Lorenzo Cesa, quello di Gaetano Quagliariello. Caserta dunque potrebbe diventare addirittura una sorta di refugium peccatorum per questi stagionati, anzi stagionatissimi e inossidabili esponenti della politica italiana. C’è chi parla addirittura di due collegi su tre, tipo Lorenzo Cesa al Senato maggioritario (intera provincia di Caserta) e magari Gianfranco Rotondi alla cui festa di compleanno, recentemente ha partecipato anche Giorgia Meloni a Caserta, all’uninominale della Camera,.

Ma queste situazioni qui sono veramente in (stra)progress. Per cui lo scenario cambia veramente minuto per minuto. E’ chiaro che, soprattutto dopo la rottura tra Pd e 5 Stelle, ogni sondaggio, commissionato dai partiti, incasella i tre collegi casertani e anche quello di Piedimonte Matese che associa diversi comuni di Terra di Lavoro all’intera provincia di Benevento, a sicuro appannaggio del centrodestra.

Sicuro significa che si registra un ampio margine, un ampio scarto perchè, se non dovesse essere così, se lo scarto fosse inferiore, candidature, territorialmente e, quindi, almeno per come intendiamo noi il concetto, politicamente inesistenti, come sarebbero indubbiamente quelle di Rotondi e di “camomillo” Cesa, aprirebbe prospettive ai competitor, cioè al centrosinistra, ma finanche a 5 Stelle che mantiene in Campania un significativo zoccolo duro di voti, che oggi, però, sembra rappresentare concime utile alle prospettive elettorali del centrodestra e a quelle dei grillini, non più marmaldi, nelle dinamiche tipiche di un collegio uninominale all’inglese, dove si vince anche con il 30%, se questo 30% o 25% significa comunque un voto in più rispetto a tutti gli altri candidati.