ELEZIONI. Graziano ed Enzo Iodice vanno a far visita a Michele Schiavone, re delle Rsa e imputato per corruzione. Domani sera l’evento elettorale. E Massimo Schiavone…

20 Settembre 2022 - 13:26

Nelle prime righe di questo articolo abbiamo pubblicato questa informazione con qualche brevissima considerazione annessa, ma la seconda parte dell’articolo – che noi riteniamo ancora più importante – e che riguarda un ruolo apparentemente non significativo (ma non è così) assunto da Massimo Schiavone, figlio di Michele, in un determinato ufficio dell’ASL di Caserta

CASERTA (gianluigi guarino)Stefano Graziano, candidato del Partito democratico nel collegio proporzionale di Caserta e Benevento, è stato segnalato nei giorni scorsi all’interno dell’ufficio dell’imprenditore Michele Schiavone, arrestato, scarcerato e oggi imputato per corruzione, noto per essere il vero e proprio mattatore dell’imprenditoria convenzionata sanitaria nel settore delle RSA.

Per carità, non c’è niente di male. Ognuno i voti li cerca a modo suo, con la propria sensibilità culturale e politica. Quella di Graziano l’abbiamo ben conosciuta, attoniti a partire dalla campagna elettorale per le Regionali 2015 e l’affratellamento con Schiavone è peraltro già conosciuto, già datato, visto che fu proprio Graziano a volere che Massimo Schiavone, figliolo di Michele si candidasse in funzione anti Oliviero alle ultime elezioni regionali.

Mo’ ci sarebbe la novità dell’arresto e del rinvio a giudizio, ma, come si suol dire, che stiamo a spaccare il capello in una campagna elettorale che Graziano considera come una sorta di salvacondotto che lo possa garantire politicamente e anche per altro?

Il problema è che a far visita al sempre fumantino Schiavone, reduce dalla rescissione deliberata dall’Asl Caserta di un lucrosissimo contratto per le Case Alloggio, a quell’incontro era presente anche Enzo Iodice, il quale, a differenza di Graziano, sulla carta ricopre una carica proprio all’Asl di tipo istituzionale.

Il sottoscritto e Iodice si conoscono da 23 anni circa. Mi è sempre risultato simpatico, perché ciò esprime biologicamente la sua sempre sorridente scaltrezza. Con lui ci piace giocare. Ovviamente ha detto in giro che con la sua nomina Graziano, che già in passato l’aveva invano sponsorizzato, non ci azzeccava nulla. Ovviamente, dopo che l’ha detto, ci siamo fatti quattro risate.

Dicevamo del gioco: il simpatico little fox decida ora se vuole smentire o non vuole smentire la notizia della sua presenza negli uffici di Emmedue.

Noi siamo qui ad aspettare ed eventualmente poi faremo la nostra mossa.

Ma la questione Schiavone-Graziano-Asl è molto più complicata rispetto alla richiesta di sostegno politico formulata dall’ex consigliere regionale di Teverola e che potrebbe concretizzarsi (solo noi abbiamo già mobilitato 5/6 persone a scattare foto) in una presenza massiccia di dipendenti di Emmedue alla manifestazione elettorale prevista dallo stesso Graziano domani sera, mercoledì, a Sessa Aurunca al Castello Ducale. Molto più complicata.

Abbiamo deciso apposta la notizia della visita di Graziano e Schiavone all’inizio di questo articolo, in modo tale che chi si ritiene appagato dalla lettura della stessa può anche staccarsi.

Ma siccome noi non siamo abituati a questo giornalismo poco argomentato, offriamo la possibilità a qualcuno che magari intende approfondire bene ciò che noi vogliamo significare quando diciamo che la relazione politico-economica tra Schiavone e l’Asl di Caserta, alla luce dell’inchiesta giudiziaria appena citata, merita di essere sottoposta ad un’ulteriore analisi, partendo da un altro fatto, apparentemente meno importante ma che, secondo noi, ha un grosso rilievo in quanto collegato concettualmente, se non direttamente, funzionalmente alla visita che Graziano e Iodice hanno fatto a Michele Schiavone.

UNA PREMESSA: COS’E’ UN ACCREDITAMENTO IN SANITA’

La necessità di dover scrivere, di dover riportare questa notizia che, ben al di là dell’identità di chi ne è protagonista, rappresenta di per sé una questione delicata, anzi, delicatissima per i motivi che andremo subito a sviscerare, ha rappresentato anche l’occasione per dare una ripassatina alla famosa e per molti versi famigerata delibera 7301 del 2001 della giunta regionale della Campania, una sciocchezzuola di 130 pagine, con la quale solamente avventurieri gagliardi all’Indiana Jones riescono a misurarsi con uno o due al massimo in gradi di sopravvivere e leggere fino all’ultima riga, facendosi largo del ginepraio del burocratese più spinto, più ottuso, più incomprensibile.

A pagina 8, che contiene una parte dell’introduzione all’atto deliberativo propriamente detto (Modifiche ed integrazioni alla delibera di Giunta Regionale n°3958 del 7 agosto 2001 contenente “Definizione dei requisiti strutturali tecnologici ed organizzativi minimi per l’autorizzazione alla realizzazione e dell’esercizio delle attività sanitarie e socio-sanitarie delle strutture pubbliche e private e approvazione delle procedure di autorizzazione”), è definita la procedura per chiedere ed eventualmente ottenere l’accreditamento presso il servizio sanitario nazionale, attraverso la Regione Campania, di una struttura sanitaria privata, delle attività, o parte di esse, che si svolgono al suo interno.

Per non farvela troppo lunga, vi diciamo che l’ultima parola è pronunciata dalla giunta regionale, la quale, nel momento in cui decide di accreditare una struttura, lo fa attraverso lo strumento di una delibera.

Naturalmente, esiste un lavoro a monte di cui, poi, di fatto, la giunta prende atto e solitamente avalla, deliberando, per l’appunto, senza ulteriori modificazioni il pacchetto approvato dall’apposita commissione regionale per la verifica del parere di compatibilità rispetto ai requisiti richiesti e al fabbisogno territoriale di strutture sanitarie o socio sanitarie.

Questa commissione regionale che De Luca, a suo tempo, modificò rispetto alla sua formazione originaria, è composta dal direttore generale per la Tutela della Salute e il Coordinamento del Sistema Sanitario Regionale, che la presiede, da tre dirigenti di Dipartimento (rispettivamente dei comparti Programmazione sanitaria, Accreditamento clinico e Interventi socio-sanitari) e da due esperti. Il primo in igiene e sanità, il secondo in diritto amministrativo.

Prima della supercommissione regionale, ci sono quelle attive nelle diverse Asl. Ognuna di esse è presieduta dal capo del dipartimento Prevenzione e accoglie la documentazione proveniente dai comuni che insistono nel territorio di competenza relativa alla istruttoria attivata dai titolari di struttura sanitaria privata accreditabile nei casi previsti dalla legge, oppure di istanze di apertura ex novo di strutture sanitarie che puntano immediatamente all’accreditamento e dunque ad erogare servizi in larga parte remunerati dalle casse pubbliche della regione.

In poche parole, la filiera procedurale inizia dal comune. Logico, visto che un immobile esistente e che si vuole utilizzare come centro sanitario, oppure l’allargamento fisico di un edificio in cui opera una struttura sanitaria, oppure ancora la trasformazione e il trasferimento in altra sede ciò che già esiste quale struttura sanitaria, necessità di un permesso che attesti il permesso delle norme urbanistiche vigenti. In pratica, al Prg o al Puc.

Sempre al comune si presenta la documentazione anche quando questa riguarda strutture per le quali non è prevista l’autorizzazione di regolarità urbanistica.

Le commissioni delle Asl, preso atto dei placet apposti per visto dal comune in questione, verificano, sempre ai sensi della delibera 7301, la computabilità della struttura rispetto al fabbisogno complessivo di queste strutture, al possesso dei requisiti minimi strutturali ed impiantistici e alla localizzazione territoriale.

Apposto il secondo visto Asl, che segue quello del comune, la documentazione passa alla commissione regionale la quale, diciamocela tutta, a meno che in quella dell’azienda sanitaria non ci siano castronerie indicibili, prosegue con solerzia perché sa bene che la sensibilità politica di ogni Asl è in perfetta consonanza con quella della propria, in quanto non sarà certo, per fare un esempio, il presidente della commissione per l’Accreditamento dell’Asl di Caserta, Giancarlo Ricciardelli, capo dipartimento Prevenzione, a produrre un atto che possa non essere perfettamente in linea con i desiderata espressi o anche solamente fatti intendere dal governatore De Luca, dai suoi ascari territoriali, tipo Giovanni Zannini e Stefano Graziano, e da chi, in nome e per conto di De Luca, si interfaccia con le dirigenze Asl per omogeneizzare, diciamo così, il criterio da utilizzare per la concessione di un accreditamento che spesso significa garantire al beneficiario entrate per milioni e milioni di euro.

IL TIROCINIO INOPPORTUNO DI MASSIMO SCHIAVONE IN ZONA ACCREDITAMENTI

Basta tutta la narrazione in premessa che, ancora una volta, esprimendo una modalità consueta di questo giornale, fa appello alla bontà e alla pazienza dei nostri lettori, per poter scrivere a testa alta e senza che nessuno dei fruitori di questo articolo possa dire, muovendo ovviamente da posizioni intellettualmente oneste, che CasertaCE è animata da intenti tendenziosi?

Per noi basta e come. Averla scritta, infatti, rappresenta uno strumento cognitivo messo a disposizione da noi per chi intende ragionare sull’opportunità, ripetiamo, sull’opportunità, che Massimo Schiavone, oggi consigliere comunale a Sessa Aurunca, già presidente del consiglio della stessa città e candidato del Partito Democratico (voluto fortissimamente da Graziano per cercare di limitare il consenso a favore di Gennaro Oliviero alle Regionali 2020), sia stato assegnato dall’Asl di Caserta proprio all’area amministrativa in cui insiste la commissione interna accreditamenti ai sensi della delibera 7301?

E’ sufficiente addurre come motivazione di inopportunità il fatto che Michele Schiavone, papà di Massimo e per decenni autentico mattatore nel settore delle residenze sanitarie per anziani, tutte lautissimamente convenzionate con la regione Campania, sia stato prima arrestato da un gip del tribunale di Aversa su richiesta della locale procura con l’accusa di corruzione e oggi sia stato rinviato a giudizio per i motivi, tutti riguardanti le dinamiche relative ai contenuti, alle procedure, ai doveri derivanti dall’accreditamento delle sue rsa, governate dalla società capolifa Emmedue srl?

Per considerare inquietante quanto inopportuna questa scelta di ammettere al tirocinio Massimo Schiavone, non avviandolo, come sarebbe stato logico fare, presso un’area sanitaria di un ospedale Asl o di un distretto dove avrebbe potuto ben temprare e fornire spessore alla sua specializzazione medica in Igiene?

E ancora, conta qualcosa ciò di cui all’inizio del mese scorso ci siamo ampiamente occupati e la stessa Asl ha dovuto necessariamente mettere nero su bianco (CLICCA E LEGGI) quando il prima agosto scorso è stato risolto il contratto, in pratica l’accreditamento per le Case Alloggio, facendo riferimento all’indagine penale e soprattutto accorgendosi (chissà perché solo dopo l’intervento della magistratura) che l’imprenditore di Sessa aveva provocato un ingente danno economico alle casse dell’Asl?