ESCLUSIVA. CORRUZIONE E VOTO DI SCAMBIO AL COMUNE DI CASERTA. Per Marzo, Rivetti e un altro imprenditore la procura aveva invocato il carcere. Coinvolto anche Magdi Kachermi e TUTTI I NOMI degli indagati che hanno rischiato grosso
13 Giugno 2024 - 12:25
I nomi dei pm che hanno condotto l’inchiesta e le differenze tra le richieste della procura e le decisione del gip Vecchiarelli
INDAGATO ANCHE EMILIANO CASALE E GENNARO RONDINONE: CLICCA E LEGGI I DETTAGLI
CASERTA (g.g./l.v.r) – È stata un’indagine lunga e meticolosa, iniziata dall’allora procuratore della repubblica aggiunto, Antonio D’Amato, coordinatore della prima sezione della procura, quella che si occupa dei reati contro la pubblica amministrazione.
Oggi quell’indagine, attivamente seguita dallo stesso procuratore della repubblica Pierpaolo Bruni e dall’attuale procuratore aggiunto, Carmine Renzulli, materialmente coordinata dai pm Armando Bosso e Giacomo Urbano, ha avuto una sua dimensione concreta con l’ordinanza firmata l’altro ieri, 11 giugno, dal gip del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Daniela Vecchiarelli, ed eseguita da chi l’indagine ha sviluppato sul campo, ossia dai carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale di Caserta, comandato dal colonnello Manuel Scarso che ha tenuto, insieme al procuratore Bruni e all’aggiunto Renzulli, la conferenza stampa terminata poco più di un’ora fa (CLICCA E LEGGI LA LIVE DALLA PROCURA).
Sono 18 i capi d’imputazione provvisori. Ora, andiamo con ordine.
Per 10 indagati, la procura aveva chiesto l’emissione di misure cautelari limitative della libertà personale. Il gip ha ritenuto e ha deciso che ci fossero le condizioni solamente a carico di 5 persone su 10 per applicarle.
I cinque sono i già più volte menzionati durante questa mattinata, ossia l’assessore ai Lavori Pubblici Massimiliano Marzo, il super dirigente con decine di deleghe nel comune di Caserta, in questo caso valutato come dirigente ai Lavori Pubblici, Francesco Biondi, per gli amici Franco. E ancora, il dirigente all’Urbanistica Giovanni Natale, uscito dalla porta, nel momento in cui è andato in pensione, e rientrato, come il comune di Caserta usa fare con gli amicissimi, dalla finestra della legge con cui il governo Monti permise ai dirigenti e ai funzionari andati in pensione di chiedere la riammissione in servizio per un altro anno, ma a stipendio zero, salvo scoprire poi, come successo con un altro “fortunato”, il funzionario dell’area Ambiente e Rifiuti, Pippo D’Auria, arrestato per il super appalto dei rifiuti e oggi sotto processo con il sindaco Carlo Marino, che di Natale è anche il cugino, con Marcello Iovino e altri al tribunale di Santa Maria Capua Vetere, che questi rientrati in forma gratuita e spirito di sacrificio i soldi li prendono grazie alle nomine a RUP.
Gli ultimi due arrestati sono: un altro dipendente dell’Ufficio tecnico del comune di Caserta, Giuseppe Porfidia, e l’imprenditore Gioacchino Rivetti, di cui CasertaCe si è occupata tantissime volte, come mostreremo nel corso della giornata (LEGGI QUI IL PRIMO), e che poi è il padre di Pasquale Rivetti che, giusto per gradire, nonostante il suo genitore venisse toccato stabilmente dalla grazia degli affidamenti per scuole e altro ancora, è stato anche assunto al comune di Caserta, come pure abbiamo scritto a suo tempo.
La procura, a dire il vero, aveva chiesto l’arresto in carcere per Massimiliano Marzo, Gioacchino Rivetti e anche per Raffaele Nunziante. Quest’ultimo ha scampato anche i domiciliari. Occorre un attimo precisare il motivo per il quale Nunziante è stato indagato. Il soggetto in questione è il titolare della Green Aedilis, addirittura una ragione sociale che utilizza un aggettivo latino, l’autorevolezza di una lingua associata alle miserie del voto di scambio.
Perché l’accusa, formulata ai danni di Nunziante, è stata proprio questa, come si evince dal secondo capo d’imputazione provvisoria, in cui si legge che Massimiliano Marzo, nel corso della campagna elettorale delle elezioni comunali del 2021, gli avrebbe promesso lavori pubblici, poi affidati a Nunziante, in cambio di voti da procacciare, in un’elezione che sancì il trionfo di Marzo, primo eletto della città al pari di Emiliano Casale, oggi vicesindaco, con 886 voti a testa.
Per quanto riguarda, invece, lo stesso Marzo e Rivetti, il gip ha ritenuto sufficiente una misura meno afflittiva di quella carceraria, firmando un’ordine di custodia cautelare ai domiciliari.
Per Franco Biondi, Giovanni Natale e Giuseppe Porfidia, invece, c’è stata piena coincidenza tra la richiesta di arresti domiciliari formulata dalla procura e il provvedimento effettivamente comminato dal gip.
Gli ultimi 4 indagati, tutti a piede libero, per i quali la procura aveva chiesto gli arresti domiciliari sono Magdi Kachermi, capo della segreteria politica di Marzo, gli imprenditori Giuseppe Piscitelli, Michele Campanile e Pasquale Marotta.
Questo è il quadro analitico riguardante le misure cautelari chieste dalla procura e – più o meno – accettate dal gip che non ha certo dimostrato (questo gli va dato atto) di essere prono a quelle che erano le visioni maturare dai pm. Un dato, quest’ultimo, che a nostro avviso fornisce ulteriore credibilità e forza sia all’indagine che al primo lavoro di valutazione della stessa da parte del tribunale.