Giacomo Capoluongo fece una volta il super guappo con Michele Zagaria che per poco non lo accoppò. Poi il fratello Maurizio….

12 Febbraio 2020 - 12:55

CASAPESENNA(g.g.) Dedichiamo un ultimo, breve passaggio valutativo alle dichiarazioni che il pentito Generoso Restina ha reso alla dda di Napoli e che il gip, che ha scritto l’ordinanza che, per semplicità, definiremo Pino Cantone-Ivanhoe Schiavone, ha inserito nel corpo della stessa.

Poco abbiamo scartato delle dichiarazioni di Restina. Ciò perchè riteniamo, alla luce della lunga esperienza da noi maturata sugli atti giudiziari riguardanti il clan dei casalesi negli ultimi 10 anni, che al di la del fatto che dica il vero o il falso, gli spunti offerti da Restina, sono sempre molto interessanti e soprattutto originali, diversi dalla struttura di contenuto, molto più conforme e, oseremmo dire, anche un pò rituale, che i vari Massimiliano Caterino, Attilio Pellegrino e gli altri pentiti del gruppo Zagaria, hanno messo, pur preziosamente, a disposizione degli inquirenti.

Oggi pubblichiamo un breve racconto, lui lo chiama “aneddoto”, dell’ennesimo “scazzo” che si verifica tra Giacomo Capoluongo e gli esponenti più vicini a Michele Zagaria. Va detto che Giacomo Capoluongo si è potuto permettere negli anni, azioni di sfida e di confronto duro con Zagaria che ad altri sarebbero sicuramente costati la pelle. Ciò a dimostrazione del rilievo criminale a anche del rispetto familiare che Zagaria ha nutrito nei confronti dei Capoluongo, tutto sommato anche all’indomani del fatidico 2006, nel momento in cui Capoluongo rompe col boss che non consente alla moglie di acquisire il controllo della farmacia comunale di Trentola Ducenta.

Ma nell’episodio che racconta Generoso Restina, si va veramente vicini all’atto di violenza. Zagaria infatti ed evidentemente non arriva a tollerare le parole che Giacomo Capoluongo rivolge ad Attilio Pellegrino, quando quest’ultimo fa visita al centro scommesse che il Capoluongo aveva aperto a villa di Briano, intestandolo al fidanzato di sua figlia, senza chiedere l’autorizzazione del clan dei casalesi.

Pellegrino usa una formula tipica rivolgendosi a Capoluongo: “Lo zio (Michele Zagaria) è a disposizione per la gestione.” Come dire, ti sei dimenticato  anche di avvertire di questa tua iniziativa e sappi che niente si può muovere dentro alle dinamiche imprenditoriali di quell’area, specialmente per quel che riguarda il mondo delle scommesse, senza che Michele Zagaria determini e autorizzi.

La risposta che, secondo Generoso Restina, Giacomo Capoluongo rifila a Pellegrino, è da “super guappo”: “Rispose mettendolo alla porta e dicendogli che lo zio lo avrebbe dovuto aiutare portandogli 20mila euro.“.

Reazione da vero camorrista, atto sconsiderato, temerario o frutto di una consapevolezza che Michele Zagaria non gli avrebbe mai usato violenza? Non si sa. Ma stando sempre al racconto di Restina, accadde che stavolta Michele Zagaria si arrabbiò sul serio. Al pentito, risulta infatti che Capoluongo subì un attentato al quale sopravvisse.

Raramente, è capitato che sulla scena abbia fatto irruzione Maurizio Capoluongo, un altro esponente di questa famiglia, molto più riservato e silenzioso dell’esuberante fratello. Sempre stando al racconto di Generoso Restina, fu proprio Maurizio Capoluongo che intervenne, redarguendo duramente Giacomo e creando forse le condizioni affinchè Michele Zagaria passasse sopra a questo atto di sfida.

Negli anni successivi, com’è noto, Giacomo Capoluongo si mise sotto l’ala protettrice di Nicola Schiavone, forse allo scopo di evitare guai.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA CON LE DICHIARAZIONI DI GENEROSO RESTINA