GOMORRA 5. I Mazzacane che non fanno più paura. Il giro di Antonio Nacca nei bar di MARCIANISE e Claudio Buttone che non preme il grilletto

13 Giugno 2019 - 19:05

MARCIANISE – Termina oggi, da parte nostra, la pubblicazione dell’interrogatorio di Camillo Belforte, figlio di Salvatore, di cui ci stiamo occupando in questo lungo focus sull’ultima ordinanza eseguita a Marcianise e che ha sgominato il clan Piccolo-Letizia.

Belforte racconta di Claudio Buttone e, in questa parte delle sue dichiarazioni, si sofferma sui contrasti di quest’ultimo con Antonio Nacca, il quale chiedeva somme di denaro ai gestori dei bar, sostenendo che non avrebbero più dovuto rifornirsi del caffè e delle macchinette dei Belforte, perchè a Marcianise, ormai, comandava il gruppo dei Piccolo-Letizia.

Claudio Buttone allora decise di prendere in mano la situazione, preoccupato dal fatto che gli interessi economici della sua famiglia fossero messi in pericolo. Si presentò, armato di pistola, a casa di Antonio Nacca e lo minacciò affinchè non contrastasse più le attività economiche dei Buttone. Ma Nacca, per tutta risposta, non si intimorì e, anzi, ribattè a Claudio Buttone che loro non contavano più nulla a Marcianise e che con lui non aveva nulla da chiarire. In pratica, Nacca derise Buttone, infischiandosene anche della pistola.

Claudio Buttone allora riferì a Camillo Belforte, il quale gli chiese conto di quanto accaduto (dopo averlo saputo dal vicino di casa di Nacca, Antonio Di Giovanni), che l’unica soluzione era uccidere Antonio Nacca e chiese al giovane Belforte di aiutarlo, possibilmente coadiuvato da suo cugino. Ma Camillo negò il suo aiuto.

Non erano però solo questi i motivi alla base degli attriti tra Claudio Buttone ed Antonio Nacca. Sempre secondo il racconto di Camillo Belforte, infatti, Nacca si recava spesso nel bar di proprietà del fratello di Claudio, “Salvatore che all’epoca gestiva il bar che si trova sulla piazza D’Annunzio di Marcianise (…) consumava e non pagava. Il motivo di ciò era che Nacca sosteneva che Salvatore non dovesse continuare a gestire quel bar, in quanto quella era una zona dei Piccolo-Letizia e non poteva starci un nemico.

Insomma, continui attriti, scintille, contrasti, provocazioni tra i due.

Il resto lo leggete nello stralcio che pubblichiamo in calce.

 

QUI SOTTO L’ULTIMA PARTE DELLE DICHIARAZIONI DI CAMILLO BELFORTE