GUARDA IL VIDEO. LA NOTA. Caserta: lo sperpetuo di viale delle Industrie. Vi spieghiamo qual è la differenza tra il defunto sindaco Luigi Falco e Carlo Marino

19 Giugno 2023 - 19:25

Ci passiamo ogni giorno e constatiamo l’assoluta incuria, tanto grave che uno è portato realmente a pensare che lo si faccia apposta, che si voglia massimizzare lo sconcio proprio nelle aree di ingresso della città e in quelle che la collegano direttamente ad una Reggia che per questa politica, la politica del “100% trastola”, rappresenta solo un peso

CASERTA (gianluigi guarino) – Sapete qual è la differenza tra il defunto Luigi Falco, per diversi anni sindaco di Caserta, e Carlo Marino, suo delfino e attore di prima grandezza, proprio in negli anni della sindacatura del primario pediatra dell’ospedale Caserta, della cosiddetta amministrazione attiva nel settore dei Lavori Pubblici?

La differenza consiste in una percentuale.

Per Luigi Falco la potestà amministrativa, il potere che gli derivava da essere sindaco di Caserta, andava esercitato dedicando il 50% dello stesso alle gestioni clientelari, alla lottizzazione, al rafforzamento assistenziale dei bacini elettorali e ad una fluida relazione con il mondo delle imprese con cui lui dialogava molto bene, con tanto di promozione di qualità, di marchio doc, che uno si guadagnava quando Falco lo definiva “un ottimo imprenditore“, così come ebbi modo di constatare di persona durante una conversazione tra il sottoscritto e l’allora sindaco di Caserta, parlando delle attività economiche di Michele

Tarabuso, quello del campo di baseball di San Clemente e degli scudetti nel Softball, per capirci.

L’altro cinquanta per cento dei suoi pensieri, ma, soprattutto delle sue azioni, era dedicato ai problemi della città. Lui era uno che usciva di notte per rendersi conto di persona di eventuali criticità relative ai rifiuti, allo stato delle strade cittadine, al verde comunale, all’arredo urbano.

Non a caso le ultime opere di rilievo pubblico risalgono al periodo di Falco che non avrebbe mai consentito un precipizio della vivibilità come quello che da anni ha letteralmente affondato Caserta.

Chi scrive non è stato certo un amico di Falco. E oggi, a distanza di qualche anno, se mi posso rimproverare qualcosa, ciò riguarda la poca attenzione da me riservata a quel cinquanta per cento di buono, sovrastato, nei miei racconti giornalieri, dall’altro cinquanta per cento.

Tempo professionale perso, visto che da allora non ho avuto una sola chance per scrivere che un sindaco avesse dimostrato di dedicare tre minuti al giorno a un qualcosa che non fosse solo legato alla gestione del potere in quanto tale; visto che da allora non è successo un fatto reale, serio, visibile che mi permettesse e ci permettesse, ad esempio, per una volta, almeno per una dannata volta, di poter scrivere che una gara di appalto, una “schifezza” di gara d’appalto, fosse stata bandita solo per quello che dalla stessa avrebbe potuto discendere in termini di rafforzamento dei servizi e, più in generale, della qualità della vita dei casertani.

Al contrario, ci siamo sempre dovuti piegare al desolante e desolato racconto di dinamiche che hanno lambito e qualche volta superato, i confini penali della turbativa ďasta.

Nicodemo Petteruti e Pio Del Gaudio, cioè i primi successori di Luigi Falco, non sono andati al di là di certi limiti.

Ci limitiamo all’affermazionee nuda e cruda, frutto di una conoscenza, di esperienze e di militanza giornalistica datata e intensa, senza indugiare in considerazioni su natura e ragion d’essere dell’attivazione di questi freni inibitori che non hanno integrato con altro, più o meno confessabile, più o meno inconfessabile, il loro malgoverno evidentissimo.

Con Carlo Marino, parafrasando Gabriele D’Annunzio, è stato tentato e, purtroppo, a causa di una lunga fase di disattenzioni da parte della magistratura, è stato anche realizzato l’inosabile.

E siccome Carlo Marino si vedeva, anche al di là di quanto tale lo considerasse Gigi Falco, il successore naturale di quest’ultimo, riesce molto più semplice formulare ora il paragone declinato all’inizio, orientando il giudizio nella direzione del sindaco di oggi rispetto a quella riguardante il sindaco di ieri di cui, comunque, Marino era assessore ai Lavori Pubblici, nella circostanza con la targa di Forza Italia.

Per Carlo Marino esistono solo ed esclusivamente le ragioni della gestione e del rafforzamento tout court di sé stesso. In una città diversa da Caserta, quest’attitudine gli sarebbe costata la riconferma e il secondo mandato.

Caserta, infatti, è stato ed è il naturale habitat per un tipo di politica come quella di Marino, stante l’ormai lungo non pervenuto, l’ormai lunga irreperibilità, scaduta in vera e propria latitanza, del cosiddetto ceto borghese e la totale consegna della città ai modelli di vita e alle prassi imperanti nelle “palazzine popolari”, assolute protagoniste e decisivo giudice dell’esito elettorale.

Qualcuno potrebbe obiettare ora che anche Falco, però, conquistava carriole di voti nelle Palazzine. Ma era attento e costantemente preoccupato dal punto di vista e dagli umori di un’opinione pubblica che al tempo ancora esisteva e che fosse stata costretta a passare ogni giorno in strade indegne anche delle città del Donbass, rase al suolo dalla follia di Vladimir Putin, non si sarebbe certo astenuta dall’urna elettorale, così come ha fatto invece in forze alle elezioni amministrative dell’ottobre 2021.

Mai e poi mai Falco avrebbe permesso che le strade della città si riducessero nelle condizioni in cui sono ridotte via Feudo San Martino, via Acquaviva, viale Cappiello, area Centurano e potremmo riempire questo elenco con tutta la toponomastica cittadina.

Falco non avrebbe mai consentito, poi, che le strade di ingresso alla città diventassero le peggiori tra le peggiori. Sembra fatto apposta. Della serie: noi siamo la città più schifosa d’Italia, ma affinché nessuno possa ignorarlo, perché tutti possano saperlo e sputare a terra doverosamente quando arrivano (roba che la carta sporca di Pino Daniele al confronto era un’accorsata strada di Manhattan), occorre che il sottopasso di piazza Carlo III sia distrutto dalle buche e rigorosamente pericoloso, perennemente al buio, con la pubblica illuminazione stabilmente disattivata, in modo che tutti quelli che vanno alla Reggia di Caserta possano raccontare di una esperienza bizzarra consistente nell’opporre al bello di ogni stagione, di ogni età e di ogni arte, il brutto organizzato da chi ritiene Palazzo Reale SIA un grattacapo, una roba che potrebbe essere buona per la città, ma siccome non produce certi utili per la politica locale, più si sgarrupa e meglio è.

Luigi Falco non avrebbe consentito che lo svincolo della Variante di viale delle Industrie diventasse il cesso che è diventato, con quel pozzangherone di benvenuto che puntualmente allaga la sede stradale e per il quale per il momento non sono ancora occorsi (ma non disperiamo, magari alla prossima bomba d’acqua ci riusciamo) i canotti usati dai vigili del fuoco per salvare gli automobilisti in occasione di uno degli ultimi nubifragi, con i sottopassi trasformati in attrazioni da Luna Park, attraverso un sistematico, premeditato piano di mancata pulizia delle caditoie e dei primi spazi sub tombini adibiti a fogna.

Viale delle Industrie è la strada che il sottoscritto fa ogni giorno per raggiungere Caserta. Vedere quello che è stato consentito alle ditte che hanno scavato per impiantare la fibra o altro lascia veramente basiti, perché si tratta di lavori obbligatoriamente vincolati solo in presenza e vigenza di un impegno dell’impresa telefonica a ripristinare il manto stradale quanto meno decentemente. Uno sperpetuo, insomma.

Luigi Falco non l’avrebbe consentito proprio perché si dedicava alle trastole tipiche della politica italiana, ancor di più meridionale, ancor ancor di più campana, stra – ancor di più casertana, ma dedicava l’altro cinquanta per cento alla difesa della sua reputazione di sindaco e di professionista e, perché no, di casertano, seppur non di origine, ma di affettiva elezione, qualcosa a cui, evidentemente teneva, a differenza di mister cento per cento trastola, al secolo Carlo Marino, il sindaco perfetto per il livello di questa città.