I RAMPOLLI D’ORO della CAMORRA. Armando Diana alla madre: “Non rompere il c…, io mi mangio 20mila euro al mese. Tu me li puoi dare? No e allora non rompere il c….”

6 Luglio 2021 - 13:13

Questo il giovane luogotenente di Walter Schiavone diceva nel corso di una conversazione intercettata con la compagna di quest’ultimo. E allora, ci ritornano in mente due canzoni ante-guerra e i film di Mario Merola

 

CASAL DI PRINCIPE(g.g.) Capita, qualche volta, che anche le mamme di Casal di Principe che ben hanno conosciuto cosa sia stato e cosa sia ancora il clan dei casalesi, si pongano il problema dei tempi nuovi e del rischio che certi esercizi dell’attività criminale comportano per i propri figli.

Così è accaduto, per esempio, nel caso della madre del giovane Armando Diana, uno dei maggiori collaboratori di Walter Schiavone, figlio di Francesco Schiavone Sandokan. Così come risulta dalla recente ordinanza che ha portato all’arresto di entrambi, ma anche a quello di Antonio Bianco, la mamma di Armando Diana, così raccontava quest’ultimo a Tania Vittorio, compagna di Walter Schiavone, lo rimproverava spesso e lo invitava a non mettersi nei guai.

Leggete la risposta, che la direbbe lunga su tante cose e che ci indurrebbe pure ad aprofondire, come abbiamo fatto una infinità di volte, il fenomeno del clan dei casalesi, da un punto di vista socio-antropologico. Ci indurrebbe ma non ci induce, visto che ci siamo anche scocciati di scrivere sempre le stesse cose, senza che questi concetti attecchiscano in una misura almeno sufficiente ad attivare un minimo di dibattito su argomenti che rappresenterebbero quella struttura culturale di analisi che gli stessi magistrati della Dda, impegnati per decenni a combattere il clan, ritengono, sulla scia di ciò che Giovanni Falcone diceva su Cosa Nostra, sia l’unico percorso in grado di azzerare, annullare definitivamente un modello criminale illegalissimo, frutto, a sua volta, di una struttura, anzi, di una non struttura sociale e di una non struttura culturale.

Allora, ricorrendo ad una delle nostre citazioni musicali che molto ci divertono, l’ottimo Gilberto Mazzi sognava, nel 1939, le mitiche “Mille lire al mese”, mentre su un altro fronte, comunque coevo, l’ancor più noto Natalino Otto metteva in versi e canzone il desiderio di avere finalmente una fidanzata.

Sarà per l’inflazione che in 80 anni ha fatto il suo sporco lavoro, a colpi di svalutazioni e di crisi economiche, sarà stato perchè la famiglia tradizionale non rappresenta più, per molti, un obiettivo, ma “l’ancor più ottimo” Armando Diana ha bisogno solo di una cosa che, parafrasando il verso della canzone di Natalino Otto, ripresa qualche anno fa dal duo rapper Articolo 31, lo comunica in questo modo alla mamma: “Oh, mamma, la fidanzata non mi ci vuole, le mille lire non le conosco proprio, perchè quando c’erano, io ero piccolissimo, a me ci vogliono 20mila euro al mese.

Ma non per campare, per investire. No, solo per il divertimento. Questo è il testuale dell’intercettazione della “parlata” tra Diana e la compagna di Walter Schiavone: “mia mamma a me sai quante volte mi rompe il cazzo! Però io sai come le dico? Le dico: mamma io mi mangio 20.000 euro al mese… ma tu me li puoi dare 20.000 euro al mese…? Se non me li puoi dare non rompere il cazzo e fatti i cazzi tuoi… di quello che faccio io…!”.

Quando si dice, l’amor filiale, con buona pace del sogno delle mille lire al mese, visto e considerato che quei i 20mila euro dovevano arrivare e arrivavano, sempre e comunque, nella disponibilità del rampollo. Camorra per camorra, guappismo per guappismo, ma avete mai visto uno dei personaggi interpretati nei suoi film da Mario Merola, parlare in questo modo alla mamma? Quelli là (zappatore, cfr) erano piez ‘e cor’, questi qua, con rispetto parlando della cacca, sono piez ‘e merda. E qui dovremmo di nuovo metterci a fare i sociologi. Però, amen, buon pomeriggio.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA

Condivisibilmente con la tesi del P.M., nel corso delle attività si è riscontrato come DIANA Armando svolgesse un ruolo di primo piano nella gestione societaria e come in virtù del suo tenore di vita lo stesso necessitasse di ingenti quantitativi di denaro (progressivo n. 9 RIT 136/18, che si riporta dapprima in un breve cenno e successivamente nell’interezza della trascrizione, sottolineando, ancora una volta, con il presente carattere ed accorgimento grafologico, i passaggi più importanti anche per questo GIP, nel senso predetto):

”…OMISSIS…mia mamma a me sai quante volte mi rompe il cazzo! Però io sai come le dico? Le dico: mamma io mi mangio 20.000 euro al mese… ma tu me li puoi dare 20.000 euro al mese…? Se non me li puoi dare non rompere il cazzo e fatti i cazzi tuoi… di quello che faccio io…! Purtroppo la devo prendere così a mamma…“. Il DIANA Armando è consapevole di ricoprire un ruolo apicale nel sodalizio criminale “…. Armando risponde: quello (Walter) sa che può contare più su di me che sul fratello!…addirittura gerarchicamente sovraordinato rispetto ad Ivanhoe, il cui spessore criminale, a suo giudizio, non risponde più ai canoni richiesti dal clan. Nella circostanza per esaltare il proprio ruolo, che come si vedrà è caratterizzato da precisi compiti e funzioni, non esita a mettere in cattiva luce Ivanhoe, riferendo a VITTORIO Gaetana dell’aggressione subita da quest’ultimo qualche giorno prima, appresa da alcuni giovani aversani, ma sottaciuta dallo stesso Ivanhoe. L’episodio citato, oltre che da acquisizione documentale, trova riscontro anche in alcune conversazioni telefoniche censite (RIT 3610/2017 RR), attraverso cui è stato possibile comprendere che si fosse trattata di una rissa, avvenuta in Aversa il 14 gennaio 2018, nei pressi del locale “Belli di mamma”, a seguito di  commenti esternati da amici di Ivanhoe sul conto di GARGIULO Paolo, alias “calimero”, noto esponente dell’ala stragista facente capo a SETOLA Giuseppe, alla presenza dello stesso Ivanhoe, BIANCO Luigi ()  e PEZONE Marco ()”.