I “ripulitori” dei milioni di Michele Zagaria. Parte il processo in Appello per la moglie di Giacomo Capoluogno e altri 25. TUTTI I NOMI

15 Febbraio 2023 - 11:24

CASAPESENNA – Si è tenuta ieri, martedì, una delle prime udienze al tribunale della Corte di Appello di Napoli, seconda sezione, relativamente al processo in secondo grado, scaturito dai ricorsi rispetto alle condanne dello scorso 13 aprile in rito abbreviato sul riciclaggio di denaro, circa un milione e mezzo di euro al mese, per conto di Michele Zagaria e del clan dei Casalesi.

La prossima udienza è stata rinviata al mese di marzo, quando si daranno appuntamento la procura della Repubblica e i diversi avvocati del collegio difensivo, tra cui è presente la legale casertana Mirella Baldascino.

LA MOGLIE DEL BOSS E IL FRATELLO CONDANNATI

Sicuramente il nome più noto di questo processo è la 62enne Luisa Guarino, la farmacista sorella di Giuseppe Guarino, detto Peppe o massicc, considerato come una sorta di coordinatore generale di tutte le attività di questa mega struttura del riciclaggio.

Si tratta, infatti, della moglie di Giacomo Capoluongo, uomo vicinissimo al super boss Michele Zagaria, arrestato per la partecipazione al sodalizio camorristico dei clan dei Casalesi.

Capoluongo è appartenente ad una famiglia ben strutturata nella relazione tra una certa imprenditoria dell’agro aversano e i boss più importanti del clan dei Casalesi. Relazione orientata un tempo verso Michele Zagaria, successivamente, poi, migrata verso Nicola Schiavone e la famiglia di quest’ultimo, con la quale il rapporto è diventato ancora più stretto nel momento in cui uno dei Capoluongo ha battezzato il figlio di Walterino Schiavone, fratello di Nicola e figlio di Francesco Schiavone Sandokan.

LA
VICENDA IN TRIBUNALE

Quasi un anno fa, il Gup del Tribunale di Napoli ha condannato ventisette persone con pene da quattro ai sei anni di carcere per aver riciclato somme di danaro provento di attività illecite per almeno cento milioni di euro per conto della fazione del clan dei Casalesi guidata da Michele Zagaria.

Il processo di primo grado si è svolto con il rito abbreviato, mentre un’altra quarantina d’imputati ha scelto la strada del dibattimento.

Le indagini hanno individuato 33 società, 44 persone fisiche e ditte individuali che erano destinatari dei bonifici; tramite poi 18 società filtro si trasferivano le liquidità mediante bonifici di minore importo, poi recuperati negli uffici postali tramite un gran numero di “prelevatori” (quasi la meta’ di coloro che sono stati raggiunti dalle ordinanze).

I soldi liquidi venivano poi destinati, in larga parte, anche per sostenere le famiglie dei boss del clan dei Casalesi attualmente detenuti. Dalle indagini è emerso che si riuscivano a prelevare 55mila euro al giorno dagli uffici postali per un business da 1,6 milioni di euro al mese.

TUTTI I NOMI:

Domenico Bassolino di Caserta, Alessio Savanelli di Caivano, Anna Teresa Capasso di Orta di Atella, Paolo Giacchetta di Caivano, Angela Odesco di Caivano, Maria Perfetto di Napoli, Luisa Guarino di San Marcellino, Ruggero Guarino, di San Marcellino, Federico di Giacomo di Napoli, Gennaro Savanelli di Frattamaggiore, Luigi Esposito di Napoli, Armando Della Corte di Aversa, Giovanni Biondi di San Marcellino, Salvatore Prato di Trentola Ducenta, Angelo Liberto di Sant’Antimo, Gennaro Esposito di Napoli, Antonio Termano di Napoli, Rosa Santoro di Casapesenna, Andreina Esposito di Caivano, Carmine Savanelli di Frattaminore, Luigi Di Fabio di Castel Volturno, Bartolomeo Pagliuca di Aversa, Giovanni Rosano di Aversa, Paola Di Grazia di Aversa.