IL CASEIFICIO DEGLI ZAGARIA. L’amministratore sotto processo sotto accusa dal collega: “Doveva darmi gli atti, ma…”
7 Giugno 2024 - 18:17
CASAPESENNA – “Non mi dava gli atti necessari alla mia relazione. A quel punto avvisai il tribunale”. E’ questa la dichiarazione più importante di uno dei due amministratori giudiziari – l’altro, Aristide Casella, è imputato, durante l’ultima udienza del processo per interposizione fittizia aggravata di un’azienda intestata alla madre di Michele Zagaria, ovvero Raffaella Fontana.
Gli altri imputati sono Antonio e Carmine Zagaria (fratelli del boss Michele Zagaria) ed ai fratelli Antonio e Fernando Zagaria (non sono parenti del boss).
Ricordiamo che nel mese di aprile il pentito Massimiliano Caterino ha dichiarato ai giudici della prima sezione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere – presidente Giovanni Caparco, a latere Francesco Maione e Patrizia Iorio – che fu proprio grazie alla compiacenza dell’amministratore giudiziario che Carmine Zagaria riuscì a vendere latte in nero al caseificio Santa Rita di Giovanni Nobis, in tal modo sottraendo soldi all’azienda che era stata sequestrata e che veniva, appunto, gestita da Aristide Casella.
Secondo quanto emerso dalle indagini, svolte dal Gico (Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata) di Napoli sotto la direzione della Procura Distrettuale, l’azienda oggetto di sequestro sarebbe stata impiegata dai fratelli Zagaria quale “schermo” per consentire alla loro famiglia di “reimpossessarsi”, in maniera occulta e fraudolenta, dell’azienda bufalina di proprietà della madre Raffaela Fontana, da tempo affidata alla gestione di un amministratore giudiziario, in quanto già colpita da diverse misure giudiziarie.