IL FOCUS E I NUMERI. GOVERNANCE POLL 2020. Tra i sindaci italiani, peggio di Carlo Marino hanno fatto solo Luigi De Magistris e Virginia Raggi. Governatori: De Luca cresce di quasi 5 punti. Le performances di Zaia, Toti e Musumeci

6 Luglio 2020 - 11:44

Stamattina, riscatto del Sole24Ore, dopo l’incredibile vicenda dell’articolo sui presunti dati Arcadia di Roberto D’Alimonte. IN CALCE ALL’ARTICOLO, CIFRE E CONFRONTI DEI 20 GOVERNATORI E DEI 105 SINDACI DEI CAPOLUOGHI. IL “NOSTRO” E’ 98ESIMO

 

CASERTA(g.g.) Ciò che emerge dall’annuale rapporto che la “Noto sondaggi” ha stilato anche quest’anno il Sole24Ore sul gradimento dei cittadini nei confronti dei presidenti delle regioni e dei sindaci dei capoluoghi, non è sorprendente per quel che riguarda la città di Caserta. Carlo Marino, già arretrato pesantemente negli anni scorsi rispetto al 62,7% raccolto al ballottaggio che lo oppose a Riccardo Ventre alle elezioni del 2016, quando andarono a votare a malapena il 30% degli aventi diritto, riesce ancora a calare nel rapporto governance poll di quest’anno, attestandosi ad un 43,2% che complessivamente gli fa perdere un 19,5% rispetto alla percentuale del citato ballottaggio.

Ripetiamo, nessuna sorpresa, almeno per noi di CasertaCe. La città è letteralmente devastata, spappolata. Il numero che emerge dal governance poll 2020 è, dunque, una conseguenza di quello che non possiamo neppure definire malgoverno

(anche se questo pur esiste quando negli uffici comunali casertani si fanno gli appalti e quando si cucinano le “braciole” assortite cucinate dai soliti dirigenti) ma di un “non governo“. Disdoro, incuria, traffico selvaggio, vigili inesistenti, e potremmo continuare per ore, non scartando il problema di una sedicente classe dirigente, di un gruppo vomitevole di consiglieri comunali in grado di sopravvivere all’avvicendarsi di ogni stagione politica, schierandosi una volta di qua e una volta di là, col solo obiettivo di conservare brandelli di potere, esercitato con metodi da strapaese.

In prospettiva delle elezioni comunali dell’anno prossimo, dunque, Marino difficilmente potrà riconfermarsi. E se la formazione del solito manipolo di assaltatori della diligenza potrà magari garantirgli l’approdo al ballottaggio, stavolta, come dimostra il dato di governance poll, un’opzione alternativa, appena dignitosa, ne decreterà la sconfitta proprio in quel ballottaggio che, la volta scorsa, per motivi che abbiamo più volte espresso ed illustrato e che non hanno minimamente a che vedere con il suo appeal, Carlo Marino riuscì ad aggiudicarsi.

Va malissimo anche il sindaco di Napoli Luigi De Magistris. Non possiamo stabilire qui, su due piedi, sarebbe infatti difficile andare a riprendere il dato governance poll dell’anno scorso, il rapporto con la percentuale registrata 12 mesi fa, mentre si vede, e si vede bene, che il 66,9% è diventato il 42,2% con un differenziale di -24,7%.

Non è questione di schieramento, ma di capacità. Non è un caso, allora che il sindaco al momento più amato dai suoi concittadini appartiene, come vi appartiene Carlo Marino, allo schieramento di centrosinistra. Si tratta del primo cittadino di Bari Antonio Decaro che cresce, precisamente del 3,1%, anche rispetto al dato già ragguardevole raccolto al ballottaggio del 66,3%. Va sottolineato che Decaro è stato eletto l’anno scorso, quindi, facendo una battuta, non ha ancora avuto il tempo di logorarsi. Però, ne abbiamo visti di sindaci già in declino, nel gradimento dei propri concittadini, dopo soli 12 mesi e questo non è il caso della fascia tricolore barese.

C’è solo un sindaco che rispetto al consenso raccolto al ballottaggio, riesce a far peggio di Carlo Marino e di De Magistris. Si tratta di Virginia Raggi, sindaca di Roma, che arretra addirittura del 29% rispetto al 67,2% del ballottaggio, e si attesta ad un modestissimo 38,2% del governance poll 2020.

Gira male anche per i sindaci di Campobasso, Trapani, Salerno (-10,9%), Catanzaro (-10,9%), Reggio Calabria con -18,9% e Catania con -13,4%. Chiudendo il cerchio dei sindaci della Campania, segnaliamo il meno 2,4% (tutto sommato non malaccio, perchè lì siamo a fine consiliatura) di Clemente Mastella a Benevento e il significativo declino del grillino Gianluca Festa, che perde il 6,9%, passando dal 51,5% delle elezioni al 44,7% del governance poll.

Piano inclinato, apparentemente irreversibile, anche l’ormai storico sindaco di Palermo Leoluca Orlando, con un 8,2% in meno rispetto al risultato conseguito al ballottaggio.

Al contrario, risentono sicuramente delle gravi emergenze affrontate negli ultimi mesi, i risultati del sindaco di Bergamo Giorgio Gori e di quello di Genova Marco Bucci. Il primo, dopo la tragedia del coronavirus che ha colpito la sua città come nessuna altra, segna un +8,4% che rende il 66,6% del governance poll stimato dalla Noto sondaggi significativamente diverso da 55,3% del ballottaggio che decretò la vittoria del marito, oggi Pd, un tempo manager televisivo Fininvest, di Cristina Parodi. Il genovese Marco Bucci reduce dal buon successo della riapertura del Ponte Morandi, raccoglie un +8,5% e si porta al 63,7% rispetto al 55,2% del “suo” ballottaggio.

Il dato di Bucci è, per logica, fungibile rispetto a quello del governatore della Liguria Giovanni Toti. Qui è del tutto evidente la qualità del lavoro dell’istituto di sondaggi fondato da Antonio Noto. Bucci, infatti, è sindaco di centrosinistra mentre Toti è governatore di centrodestra. E’ chiaro allora che non esista nessuna “riserva a monte” che determini i risultati di governance poll anche in base allo schieramento politico dei governatori e dei sindaci testati. La logicità della relazione diretta e direttamente proporzionale tra le performances di Marco Bucci e di Giovanni Toti, rappresenta, a nostro avviso, un eccellente elemento di validazione dell’autorevolezza e dell’estrema credibilità di questo lavoro statistico.

Nel dettaglio, Giovanni Toti guadagna il 13,6% portandosi al 48% rispetto al 34,4% conquistato alle elezioni regionali che, grazie al sistema maggioritario, collegato alla determinazione del nuovo governatore, gli consentì di affermarsi con poco più di un terzo del consenso dei liguri e sfruttando, sostanzialmente, la frammentazione delle candidature, la divisione tra Pd e 5 Stelle che non a caso oggi, anche e soprattutto per la Liguria, vorrebbero correre insieme per giocarsi la partita il prossimo 20 settembre, quando dovranno sfidare un Giovanni Toti molto più forte, rispetto a 5 anni fa, grazie alla visibilità ma anche grazie alla sinergia vincente con il sindaco di Genova Marco Bucci, per il ponte Morandi.

E veniamo a Vincenzo De Luca, governatore della Campania: ieri abbiamo commentato a lungo (CLIKKA QUI PER LEGGERE) il divertentissimo articolo del professore Roberto D’Alimonte che a 73 anni, non trova altro di meglio da fare, dopo aver insegnato nei più prestigiosi atenei del mondo, che declinare pensieri carenti di ogni serio presupposto intorno a sondaggi e stime condotti senza alcun rigore scientifico ed insinuati nelle maglie del quotidiano di Confindustria da qualche manina sapiente. Oggi, quello stesso giornale, il Sole24Ore ritrova il suo atteggiamento più rigoroso nel momento fondamentale della scelta delle proprie fonti. E allora, leggiamo che Vincenzo De Luca fantasmagoricamente dato al 65% dalla strana coppia D’Alimonte-Arcadia, si attesta ad un più sensato e verosimile 46% che comunque sono sempre quasi 5 punti in più, precisamente 4,9% rispetto al risultato da lui conquistato alle elezioni del 2015 quanto toccò quota 41,1%. 5 punti che, secondo noi, in Campania, cioè in una regione immobile, perennemente guardinga, ancora troppo fancazzista e opportunista, non è certamente poco, al punto che questi numeri consentono oggi a De Luca, sfavorito da tutti gli istituti di sondaggi, fino alla vigilia del lockdown, di rovesciare i pronostici delle regionali del prossimo 20 settembre.

L’incremento maggiore rispetto al risultato elettorale delle ultime regionali, lo registra il governatore del Veneto Luca Zaia che, con un +19,9%, che lo fa passare dal 50,1% raccolto nell’urna al 70% del governance poll, supera anche la già ragguardevole performance di Giovanni Toti.

Pessime notizie, invece, per il presidente della Puglia Michele Emiliano che rispetto al consenso raccolto alle elezioni regionali del 2015 (47,1%) si attesta oggi al 40%, pessimo viatico per le elezioni del prossimo 20 settembre, quando dovrà confrontarsi con uno dei suoi predecessori, il radicatissimo Raffaele Fitto, non a caso, dato per favorito da tutti i sondaggi.

La gestione dell’emergenza covid, di gran lunga la più complicata, difficile e delicata d’Europa, non ha convinto i lombardi: il governatore Attilio Fontana passa infatti dal 49,7% al 45,3%, con un decremento del 4,4%. E’ piaciuta invece ai siciliani la decisione del loro governatore Nello Musumeci di chiudere lo stretto di Messina oltre agli aeroporti, sfruttando dunque, nell’emergenza covid, fino in fondo, l’identità insulare della Sicilia. Va anche detto che l’elezione di Musumeci è relativamente recente, ma un 6% in più che lo fa passare dal 39,8% raccolto alle elezioni al 45,8% del governance poll, ha sicuramente a che vedere, quasi sicuramente, con quello che ha fatto e/o ha deciso di non fare, durante il periodo del coronavirus.

 

IL GOVERNANCE POLL DEI GOVERNATORI

IL GOVERNANCE POLL DEI SINDACI