Il “Mito di Dorian” di Teatro Distinto e quella necessità di tornare sul palco

29 Novembre 2021 - 09:00

MARCIANISE – “Tornare a teatro è un’urgenza, è una necessità ora più che mai. Perché non dobbiamo scordarci che il teatro è un’occasione di crescita per ciascuno di noi e quindi per la comunità!”. Lo ha dichiarato, al termine dello spettacolo “Il Mito di Dorian”, in scena al Teatro Città di Pace di Caserta, il 27 e 28 Novembre, Gabriele Russo, regista e ideatore dell’opera, a marchio Teatro Distinto, nonché protagonista nelle vesti, diaboliche e strepitose, del lord Henry Wotton. Non a caso, lo spettacolo è ambientato in un teatro, parla di teatro e ne marca il valore, l’enorme bellezza. Quella stessa bellezza che acceca l’ingenuo Dorian Gray, in questo abilissimo riadattamento di Oscar Wilde che strizza l’occhio a certa fiction (il film “L’avvocato del Diavolo” o la serie “Penny Dreadful”), fino a fargli stipulare un patto col demonio.

Di elevato pregio il cast: Domenico Buonanno ha incarnato le sofferenze di Dorian con un talento eccezionale che ha travolto tutti, Gianpiero Laudato, tra i leader dell’associazione casertana Officina Teatrale Generazione Libera, è stato chiamato ad impersonare la sensibilità di Basil Hallward, Raffaele Panariello ha avuto il compito non facile di portare la narrazione di Oscar Wilde in mezzo ai fatti scenici, Antonella

Golino è apparsa struggente e ipnotica nelle vesti di Lady Victoria Wotton e Rossella Ianniello ha inscenato la tragedia della dolce Sybil Vane. E infine, la danza “malefica” di Raffaele Pettine e il brano di chiusura, un canto di dolore e conforto magistralmente portato sul palco dalla voce di Michele Zarigno. Ad unire, nelle intenzione del regista, il ballo e il canto all’arte sorella che è la recitazione per questo ritorno collettivo delle arti.

Non si dimentichi l’apertura dello spettacolo, con letture di riflessioni Wildiane a opera di Giuseppe Torre e la bellissima incursione degli allievi del Corso di Recitazione “L’AtThor” (tra i cui docenti figurano Russo, Laudato e Buonanno) che, su un testo scritto e adattato da Gabriele Russo, ci hanno portato dal mito di Narciso ed Eco al racconto del Faust, soffermandosi anche su quell’obbligo del teatro (teorizzato da Karl Valentin) e su come il teatro sia necessario per la nostra capacità di sognare. Nota di merito all’assistente di scena Maria Rosa Cecere, simbolo di quell’incredibile lavoro che a teatro c’è ma non si vede.

Un ritorno sul palco che si attendeva da troppo e che ha meritato plausi scroscianti e soprattutto felici. Questo, infatti, è uno dei grandi poteri di quella magia chiamata teatro: sa dare una felicità genuina e soprattutto formativa.