IL PRESUNTO MALAFFARE al comune di TRENTOLA. L’impiegato Agostino Fabozzi, il vaso di Pandora, le concessioni Decò di Della Volpe e un Erbolario targato Jambo

22 Marzo 2019 - 17:18

TRENTOLA DUCENTA(g.g.) Se l’indagine della procura della repubblica di Aversa-Napoli nord, delegata ai carabinieri del nucleo Investigativo del gruppo di Aversa, potrà essere definita, in futuro, l’effetto dell’apertura del proverbiale vaso di Pandora, sarà la storia a stabilirlo. Come spesso capita in indagini che finiscono per scoperchiare un sistema illegale, è un episodio singolo a innescare la miccia. Nel caso specifico tutto partirebbe da un esposto che vede come protagonista centrale Augusto Fabozzi detto Agostino.

Un nome quasi sconosciuto fino a qualche mese fa. Eppure ha lavorato e lavora ancora in quel comune di Trentola, che è di gran lunga quello di cui tutto si è saputo e di cui sono state declinate le generalità, non solo degli attori principali di una presunta trama camorristica, Michele Griffo, Nicola Pagano, Luigi Cassandra eccetera, ma anche delle seconde linee, degli attori non protagonisti che comunque hanno svolto un ruolo fondamentale di braccio operativo nella messa in opera di queste trame. Ci vengono in mente, per esempio, i nomi dell’ex dirigente dell’ufficio tecnico Sergio Sergi e di Maria Carmen Mottola, che, tra le altre cose, lo scriviamo per dovere di cronaca, è la zia di Margaret Misso, moglie dell’attuale sindaco Andrea Sagliocco.

Ma evidentemente Augusto Fabozzi detto Agostino, almeno apparentemente, non ha fatto parte nemmeno della seconda schiera. Al limite, della terza. Ma essere nelle retrovie, essere defilati consente, molto spesso, di agire con meno pressioni addosso. Se non sei un target che entra, magari, nel coro di attenzioni della provincia di Terra di Lavoro, cioè di CasertaCe, puoi fare cose che altri, largamente più attenzionati, non possono fare.

L’indagine della procura di Aversa-Napoli nord e dei carabinieri del Nucleo Investigativo del gruppo della città normanna, parte proprio dallo sdoganamento di un personaggio sconosciuto ai più, anzi a quasi tutti e che ora invece diventa lui stesso fulcro di un’attività investigativa.

Quando scriviamo “sconosciuto a quasi tutti”, ci riferiamo a un dato di fatto: Augusto Fabozzi detto Agostino è citato in una testimonianza resa da collaboratore di giustizia, proveniente dal clan Mallardo di Giugliano, ma fortemente radicato con le sue attività in provincia di Caserta, Giuliano Pirozzi.

Giorno 18 gennaio 2018. Pirozzi, davanti ai giudici del processo Jambo, nella parte celebrata con rito ordinario nel tribunale di Santa Maria Capua Vetere, dichiara testualmente: “All’epoca il Sindaco era Nicola Pagano e riuscì a fare questa convenzione con il Patronato Labor, che era da proprietà di Femiano Beniamino di Santa Maria Capua Vetere, che teneva lo studio in traversa via Mario Fiore. Patronato Labor. Riuscii ad avere questa convenzione e quindi volevo fare la stessa cosa che avevo fatto nel corso degli anni a Giugliano: lo volevo ripetere a Trentola Ducenta, sia perchè avevo appoggi politici e sia perchè eravamo fortemente gemellati con il clan dei casalesi. Quindi avevo terreno fertile dappertutto. Riuscii a stipulare questa convenzione attraverso Nicola Pagano che era il sindaco, però con documentazione preparata ad hoc, e ci diedero in gestione il punto Inps che si trovava al piano terra del Comune, di fronte al portone centrale, quindi all’ala di fronte al segretariato generale, all’area delle politiche sociali, e il dipendente che collaborava con me era un dipendente comunale interno, che di chiamava Augusto Fabozzi, detto Agostino.

Dunque, se Pirozzi ha detto la verità, il che non è detto a prescindere, pur essendo lui testimone del processo e dunque tenuto a rispettare il giuramento che fa prima di iniziare l’interrogatorio, Augusto, detto Agostino Fabozzi era un uomo di estrema fiducia dell’allora sindaco Nicola Pagano, che lo aveva utilizzato per un’operazione delicata, qual era senz’altro quella dell’apertura di un patronato, a Trentola, sostanzialmente nelle mani del clan Mallardo.

Ma Agostino Fabozzi è diventato oggetto di discussione quando altri personaggi dell’ufficio tecnico del comune sono andati in disgrazia, dunque, quasi per inerzia qualcuno ha cominciato a guardare al suo modo di agire e di esercitare la funzione. Funzione che non gli avrebbe permesso, in teoria, di realizzare affidamenti diretti, sui quali, invece, si è molto speso. Oddio, qualcuno lo ha anche additato come l’impiegato dello spezzatino, intendendo per spezzatino la metafora del frazionamento dei lavori affidati in modo da stare sempre sotto alla soglia, dalla quale in poi, diventa obbligatoria fare una gara. E su queste cose, l’esposto arrivato alla procura della repubblica di Aversa-Napoli nord, pare sia stato preciso e circostanziato al punto da aver immediatamente innescato un interesse investigativo, soprattutto le liquidazioni che il comune di Trentola alla ditta di Saverio Di Caprio.

Sotto indagine, il che non vuol dire che necessariamente ci sia del losco, anche le autorizzazioni assegnate al Decò dall’altro impiegato Antonio Della Volpe, il cui figlio è consigliere comunale di maggioranza e di nome fa Vincenzo. Ovviamente, al di la del fatto che queste autorizzazioni sono regolari fino a prova contraria, è chiaro che gli inquirenti affrontano con una certa attenzione cose che riguardano l’area del Jambo, in cui insiste anche il citato Decò e in cui il Della Volpe con la moglie hanno un negozio, L’Erbolario, proprio dentro al centro commerciale.