IL RETROSCENA Cesaro, Cirielli e Grant hanno provato a indebolire Zinzi fino all’ultimo momento, sfilandogli Forza Italia. Tentativo inutile e vi spieghiamo ancora una volta il perché

7 Agosto 2021 - 21:13

Poco più di 24 ore fa era pronto un comunicato che avrebbe ufficializzato l’appoggio della sola Lega e della sola Fratelli d’Italia. Ma le manovre regionali e locali sono state sin dal primo momento, sin dall’anno scorso “commissariate” dai vertici nazionali dei tre partiti

 

 

CASERTA (g.g.) Negli ultimi tre giorni non abbiamo affrontato volontariamente la vicenda della presunta decisione di Forza Italia di non appoggiare Gianpiero Zinzi alle prossime elezioni comunali.

Che Zinzi debba stare vigile per il fuoco amico non è una novità. Fosse stato per il coordinatore regionale della Lega Valentino Grant, junior non avrebbe mai ottenuto la candidatura per la fascia tricolore della città capoluogo, così come abbiamo più volte spiegato. Grant ha saldato il suo obiettivo, calcolato e valutato in una proiezione riguardante gli assetti futuri del partito di Salvini in Campania e a Caserta, relativamente alle proprie mire che ritiene, evidentemente, minacciate da una scalata di Zinzi, e non certo assumendo questa posizione con il pensiero fisso all’obiettivo della riconquista, da parte del centrodestra, del governo di Caserta, che se non è l’ultimo, è il penultimo, massimo terz’ultimo pensiero del coordinatore regionale della Lega.

Si pensava che il rapido blitz di Matteo Salvini in persona, anzi in carne ed ossa, nella sua veloce visita, fatta qualche settimana fa al gazebo del referendum, avesse chiuso definitivamente la partita. Quella formulata da Salvini era stata, infatti, più di un’investitura. Per cui, non potendo più far leva su una possibile rimessa in discussione di Zinzi come unica proposta della Lega, non potendo agire su Fratelli d’Italia che a Caserta ha da tempo garantito a junior il suo consenso, si è lavorato sul fronte di Forza Italia, approfittando anche del totale caos in cui versa un partito senza una vera guida e che ancora oggi è in Campania nelle mani di Luigi Cesaro, il che è tutto dire.

Due giorni fa è stata messa in giro la notizia che Forza Italia avrebbe appoggiato Del Gaudio e non Zinzi. Qualche giornaletto jukebox si è prestato. Ma anche in questa occasione, il disegno, che tutto sommato non scandalizza visto che la politica è stata sempre anche questo, ha continuato a ignorare un elemento granitico che noi andiamo ripetendo da un anno: i partiti del centrodestra hanno deciso le candidature a Roma. Così era nelle previsioni, che noi non a caso formulavamo un anno fa, così è stato. Ciò ha ridotto ad un ruolo meramente formale gli organismi politici regionali, il cui peso specifico è stato ulteriormente ridotto dalla poca autorevolezza delle leadership.

Grant avrebbe dovuto, dunque, bloccare  la candidatura di Zinzi negli organismi nazionali della Lega, dove però quest’ultimo ha dimostrato di avere molti amici e, per giunta, influenti. Peraltro sarebbe stato complicatissimo per Grant lavorare su un veto di fronte a un consigliere regionale che accetta di mettersi in gioco, ad un anno dalla sua elezione, come competitor del centrosinistra al Comune di Caserta.

E allora, come si sul dire, hanno cominciato a girare torno torno, ritenendo, in maniera errata che se non si poteva più far leva sulla Lega, l’aiuto sarebbe potuto arrivare da quelli che nel centrodestra Zinzi ce l’hanno sullo stomaco o che da Zinzi vedono minacciate le loro piccole o grandi rendite di posizione. Un gruppetto abbastanza numeroso, quand’anche poco influente di cui hanno fatto parte e fanno parte ancora due importanti esponenti regionali di Fratelli d’Italia, cioè i salernitani Edmondo Cirielli e Iannone, una coincidenza di interessi che pur partendo da presupposti, da motivazioni differenti si voleva far diventare sufficiente per rimettere in discussione la partita o, quantomeno, come è successo nelle ultime 48 ore, per cercare di indebolire il più possibile la candidatura di Zinzi, privandola di una delle tre gambe della coalizione. Un lavorio sottotraccia, ma poi neppure più di tanto, agevolato dalla persistenza di una mancata ufficializzazione della candidatura.

L’ultima carta, quella di Forza Italia, giocata sull’asse di collegamento tra Giggino ‘a purpetta e Maurizio Gasparri, vice presidente del Senato e responsabile degli Enti locali, è franata, visto e considerato che, soprattutto all’indomani dell’incontro tra Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni, a cui è seguita la trasferta di quest’ultima a Milano per ufficializzare e abbracciare la candidatura di Bernardo sarebbe stato impossibile tenere il cav all’oscuro della vicenda di Caserta. E siccome 24 ore fa, la spinta dei citati settori di Fratelli d’Italia – cioè dei salernitani che per i loro interessi politici puntano a indebolire Caserta, con l’ausilio di Cesaro e De Siano, con Valentino Grant a sorvegliare dall’esterno – sembrava aver raggiunto l’obiettivo di un indebolimento di Zinzi, visto e considerato che, non a caso, i due coordinatori regionali Iannone e Grant erano pronti e anche piuttosto febbrilmente determinati a ufficializzare il loro appoggio a Zinzi e, implicitamente, la rottura (?) con Forza Italia che sarebbe andata verso Del Gaudio.

I livelli nazionali che hanno come interlocutori privilegiati la senatrice Giovanna Petrenga per Fdi e per la Lega lo stesso Zinzi, protetto dalla investitura direttamente fattagli da Salvini, si sono mossi. A quel punto Gasparri, Cesaro, Cirielli, Grant, Iannone e compagnia hanno dovuto cedere dopo aver tentato per mesi di evitare la candidatura di Zinzi ancor più che di propiziare quella di Del Gaudio, che è stato sostanzialmente usato non “per” bensì “contro”. Se Gasparri avesse ancora retto il gioco a questo gruppo, Salvini e forse anche la Meloni avrebbero chiamato direttamente Arcore e Berlusconi sarebbe stato informato di trame che in tutta evidenza non conosce, e che avrebbe fermato, sicuramente, proprio in conseguenza degli esiti dell’incontro avuto con la Meloni qualche giorno fa.

Spiegarlo a questi qua che non volevano Zinzi è stato inutile perché come al solito, l’hanno buttata sulle solite cazzate, su presunte simpatie o antipatie di questo giornale, quando esisteva una logica del ragionamento, una ragion politica, che stante certe premesse, non poteva non condurre all’epilogo di questa sera.